martedì 31 maggio 2011

DANNI COLLATERALI.

A. è una donna qualunque.
Non nel senso che è una persona da poco, ma è una donna come tante.
Ha una quarantina d'anni, marito, figli, lavoro, casa.
Si barcamena tra tutto come meglio può, come tutte noi, detesta i lavori di casa ma li fa lo stesso, come tutte noi, fa la spesa grossa una volta la settimana come tutte noi e come tutte noi ogni tanto ha il  frigorifero che piange in turco per quanto è vuoto e desolato. Litiga col marito, come tutte noi, sgrida la pargolanza, come tutte noi.  Non volendo far mancare nulla a nessuno, cerca di suddividere il tempo come meglio può, come tutte noi. Si commuove davanti ad un film romantico, come tutte noi, ma non disdegna un divertimento anche più movimentato ed avventuroso. Le piacciono il gelato e le fragole. Ha i suoi pregi come li abbiamo tutti, ha i suoi difetti come li abbiamo tutti. Ha le sue insicurezze e i suoi punti di forza. Come chiunque di noi.

Fin qui, la descrizione potrebbe essere la mia. Pari pari.
Quante di voi vi si rispecchiano?? A parte l'età e i gusti sul cibo, penso che sia la descrizione di tutte le donne che conosco.

Cosa rende differente A.?

Che A. sta soccombendo. Alla routine, alla fatica, alla tristezza.
Non riesce più ad affrontare le cose con serenità, tutto le sembra foriero di gravi conseguenze, piange per ogni cosa. E' sempre in ansia per il suo matrimonio, perchè si è convinta (con qualche ragione, ma non con tutte le ragioni) che suo marito - che io conosco da molti anni -  abbia una storia.

La gelosia la logora. Le sue rotelle viaggiano alla velocità della luce, alla ricerca di indizi o prove che - a mio parere - in realtà non vuole assolutamente avere. Del resto, chi lo vorrebbe?

Per essere onesta, dovrei parlare anche del marito. Non è certo il diavolo, anzi. E' un ragazzo come tanti, anche lui. Buon padre, concentrato sul lavoro, stressato dalla routine, come tutti. Un po' egocentrico come tutti i mariti che conosco. Come tutti gli uomini, volevo dire. Sembra che non sappia che pesci pigliare, con lei. Non la sa aiutare, forse non la sa vedere perchè il sentire di lei è così diverso da quello di lui. Non si rende conto fino in fondo, forse questo è il suo difetto.

Conosco bene la situazione di lei, meno quella di lui perchè - di nuovo, come tanti uomini se non tutti - nonostante l'amicizia non è uno che si apre volentieri. Non lo giudico. Però non lo capisco. A volte basterebbe così poco.

A. è sull'orlo di una crisi di nervi. Non in senso tradizionale, perchè apparentemente lei è quella di sempre, allegra, grintosa, disponibile. Non sclera, non urla, non minaccia. Ma dentro, ha roba che non voglio nemmeno immaginare. Questa ipotetica altra donna è un chiodo fisso che minaccia di far cadere tutte le palline da giocoleria che finora hanno roteato con ritmo forsennato e perfetto sopra la testa di A.

Lei teme che il marito una sera torni a casa e la lasci.
Già conosce anche le precise parole con cui lo farà.

Io, francamente, temo il contrario.
Nonostante l'impegno, l'amore, la convinzione, la devozione e la fedeltà che ci mette, per quanto tempo potrà resistere lei senza gettare la spugna?

La cosa, francamente, mi terrorizza.
Perchè A. è una donna come tante.
Perchè A. è tutte noi.



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