venerdì 28 aprile 2006

ANTENNE DRITTE!!

Quando impari a considerare l'ansia non solo una patologia molti tasselli vanno al loro posto.
Siamo una società di dottori, tutti quanti, tutti abbiamo una pillola per ogni occasione.
Un bel bicchierone d'acqua (a stomaco pieno, mi raccomando) et voilà, problema risolto.
Assopiamo i nostri istinti con la chimica e ci definiamo sani.
Bella bazza!
I nostri progenitori dei tempi andati (ma molto andati) ponevano gli individui più ansiosi a sentinella di tutto il villaggio.
Perchè senza lauree ne aspirine - al massimo un po' di corteccia di salice - sapevano che queste persone avevano percezioni del tutto particolari e utilissime per la sopravvivenza del gruppo. Fiutavano il pericolo prima degli altri.
Oggi, ci addormentiamo cullati dal dio valium mentre a 10 km da noi un terremoto agita la terra e non cogliamo alcuna relazione tra i due eventi. E tanti cari saluti alla percezione.
Pare che si chiami sviluppo.
Mah.

venerdì 21 aprile 2006

E' la creduloneria della gente che mi da sui nervi


mi fa impazzire


figlia della più bieca ignoranza, figlia della pigrizia di lavorare per crearsi un'opinione propria.


Più facile ascoltare il pulpito (qualunque pulpito, politico come religioso) e continuare a rincoglionirsi davanti ai real tv show...


Perchè, diamine, avere una propria opinione comporta di doverne rispondere... comporta di esserne responsabili.


Troppa fatica.


Passatemi il telecomando please.

giovedì 20 aprile 2006

Ti guardi in giro, e scopri che il mondo di possibilità che avevi davanti solo qualche anno fa ora è molto cambiato.


Non è sparito, solo diverso.


Scegliere è sempre un'operazione chirurgica. Qualcosa trattieni, qualcosa elimini.


La natura umana è bizzarra, il rimpianto è sempre dietro l'angolo.


Personalmente non cedo a questo giochino perverso, il rimpianto non fa per me.


Oh, non è sempre stato così. Ma ora si, ora che conosco me stessa.


Viaggio affascinante.


Mi domando come sia per gli altri, quando guardano dietro e vedono le cose cui hanno rinunciato. Mi domando se e quanto pesa.


Come quando guardi un negozio di abiti da sposa. Ti piacciono, ma li guardi con occhi diversi ora che ne hai indossato uno.


Ora che sai che il problema non ti riguarda più. E' una strana sensazione, come guardare la vita con occhi in prestito.


Per una che, come me, nell'intimo ha sempre 16 anni.

venerdì 14 aprile 2006

A tribute


My time on Earth 
Each breath I breathe
Is one more chance to share my love
With those around me
We come and go
Like shooting stars
The truth be known,
that's all we are

So my time on Earth
On fate depends
But all that happens
In the space we're meant to live
Depends on me
And choices I face
For better or worse
They're mine to make

SULLA SCIENZA

UNA CASA QUALUNQUE

UNA GIOVANE (ehm) COPPIA QUALUNQUE

UN GIORNO VICINO ALLA FESTA DI PASQUA, PRINCIPIO DEL XXI SECOLO.

INTERNO, SERA.

 

Lei: che fai, non vieni a letto?

Lui: sto guardando un programma interessante

Lei: mmh Ok di che si tratta?

Lui: ecco, c’è questo medico inglese, vedi, che sta facendo degli studi. Una nuova scienza, si chiama epigenetica. Praticamente postula che alcune molecole del corpo siano in grado di mantenere una certa memoria e che questa possa essere tramandata, per esempio alle generazioni future. Sta compiendo studi su persone che dopo un trapianto di organi sviluppano tratti della personalità o gusti che appartenevano al donatore.

Lei: mmh. Interessante. Quindi?

Lui: beh, quindi… quindi sembra che il corpo abbia memoria.

Lei. Ahhh. E avevamo bisogno di uno scienziato inglese con camice e provette per dirci quello che, tipo, gli indiani d’america probabilmente sapevano perfettamente già 5000 anni fa?

Lui: beh, ma non era possibile provarlo scientificamente

Lei: e allora?

Lui: beh un controllo ci vuole!

Lei: ah si? E perché? Se io ho il mal di testa non è che posso provarlo scientificamente. Allora significa che non ce l’ho?

Silenzio.

Lui: Beh, ma il metodo scientifico…

Lei: il metodo scientifico è sopravvalutato. Le cose esistono anche al di la della scienza o della loro possibilità di essere riprodotte. L’esperienza personale conta, ed è vera e viva. La civiltà si è evoluta per tornare a scoprire cose che la specie umana ha sempre saputo, prima che il tuo metodoo scientifico cominciasse a dire cosa è vero e cosa no. Prima che ci si presentasse davanti il bivio, e l’Umanità sciegliesse razionalità piuttosto che istinto.

Lui: dipende in cosa credi. Non saremo mai d’accordo su questo punto

Lei: lo so. Ma ti amo lo stesso. E ti perdono :-)

mercoledì 12 aprile 2006

PETER E WENDY - SULL'AMORE


La Notte era perfetta.

Il cielo era di un blu profondo, punteggiato da milioni di minuscole stelle.

Un mondo di fate danzava leggera e luminosa attorno agli alberi, attorno ai piccoli fiori con la corolla chiusa per il riposo notturno.

La luna nel suo argenteo splendore dominava su tutto.

Peter la guardava con occhi di fuoco, appassionati e profondi, gli occhi non di un bambino ma di un uomo.

Erano vicini, uniti in una danza che andava oltre la musica del popolo dei boschi. Era una musica che solo loro sentivano.

La polvere di fata li faceva librare alti ed eterei attorno alla cima degli alberi secolari carichi di magnolie profumate e di lucciole.


Wendy sapeva che quello era il momento del suo bacio segreto, quello che stava nascosto fin dalla sua nascita vicino alla piega del suo collo, in attesa di venire scoperto.


Era tutto perfetto.

Fino a che…….

- Wendy… tutto questo… voglio dire, tu ed io… è tutto “facciamo finta”, vero?

- Oh…. Si… - rispose Wendy perdendo in un attimo tutti i suoi pensieri felici che la facevano volare. – Naturalmente, tutto “facciamo finta”.

Scese lentamente fino a terra, Peter la seguiva incerto su quello che fosse successo.

- Peter… perché? Perché vuoi rovinare tutto? Perché deve essere sempre tutto facciamo finta?? – gli occhi le brillavano.

Lui la guardò come se la vedesse per la prima volta.

- Non posso amarti sul serio, Wendy. Mi farebbe crescere. Io non voglio crescere.

 

Wendy e tutte le Donne che si sono trovate in una simile situazione sanno cosa significano queste parole. Sanno che Peter è l’unico che le dice apertamente, ma non certo l’unico che le pensa. Non certo l’unico che le agisce.

 

Tante persone tengono il proprio tesoro segreto, rinchiuso in una impenetrabile gabbia di cemento e acciaio, da dove non può uscire. Essi anelano l’amore, ma non lo riconoscono quando lo trovano. Ne hanno abbastanza coraggio da raccogliere la sfida. Per paura, per pigrizia o abitudine, preferiscono rimanere trincerati dentro la loro dorata solitudine, dove possono continuare a desiderare e a soffrire (oh, nobile sofferenza) senza mettere in gioco il proprio nucleo più profondo. Senza rischi, con mille (in)valide scuse che raccontano prima di tutto a se stessi. Vivere nell’illusione di essere nobili e sfortunati, quando invece sono solo deboli e sciocchi.

 

Peter rinuncerà alla sua unica occasione di amare.

Quando capirà che Wendy sarebbe andata avanti comunque con la sua vita senza di lui, perderà i suoi pensieri felici, e sarà ad un passo dall’essere ucciso dal suo mortale nemico, Uncino, il Tempo-Che-Passa. Solo Lei, la giovane Donna che nonostante tutto lo ama riuscirà a infondergli di nuovo coraggio e voglia di vivere (tanto è il potere dell’Amore!), solo con un bacio, solo trasmettendogli la consapevolezza di essere amato, pur non potendo restare con lui.

E Peter la lascia andare, pago di quell’unico bacio ricevuto, per una vita di spensierati giochi e divertenti guerre, una vita da eterno bambino.


Si tratterrà a lungo dietro le finestre di casa di Wendy, a spiare quella felicità cui non potrà mai, per sua stessa scelta, partecipare pienamente.

Per altruismo, diranno alcuni. Per continuare a occuparsi di tutti i bimbi sperduti.

Abnegazione, rinuncia. Nobiltà d’animo. Rigore morale....

No.

Per paura. Per la paura di amare ed essere amato, per la tranquillità di una vita senza rischi. Per mantenere il proprio tesoro sepolto al sicuro, dove nessuno potrà mai scalfirlo… ma dove avvizzisce ogni giorno di più fino a che non ci sarà più alcun tesoro, ma solo rancore e malanimo.

 

Quanti uomini stanno guardando da dietro una finestra in questo momento, senza bussare?


 

martedì 4 aprile 2006

Fine del quarto secolo dC – secondo il calendario gregoriano

Una biblioteca nella città egiziana di Alessandria

Un giovane cristiano e il suo maestro 

 

 

- a cosa stai lavorando mio giovane amico?

- sto traducendo il vangelo del maestro marco, signore. Mi domandavo… se posso avere il tuo aiuto.

- Sei in difficoltà? Dimmi pure. Ho qualche minuto.

- ecco, maestro, si tratta di questo termine. Hierodulae. La donna che ha unto il capo del Signore prima dell’ingresso in Gerusalemme, colei che viene detta Miriam della città di Magdala. Il testo greco usa questa parola, e non so come renderne il senso in latino.

- scrivi prostituta.

- prostituta, maestro?

- che altro era quella donna?

- Ma… maestro… alcuni testi la definiscono la compagna del Signore…. Come possiamo definirla una qualunque meretrice?

- Eresia mio troppo giovane amico. Eresia. Non ripetere mai più tali parole. Il Signore Gesù aveva ben altro di cui preoccuparsi che non giacersi con donne!!

- Non capisco, maestro, perdonami. Il termine greco non indica una donna sacra, quasi una sacerdotessa? Essa non era forse parte del seguito di Gesù Nostro Signore fin dai primi giorni? Egli non l’amava forse sopra tutti gli apostoli? Alcuni dicono, ho sentito, che gli ha dato una figlia. Perché noi la odiamo? Odiamo forse la verità?

- La Verità? Cos’è la verità mio giovane allievo? La verità non è per tutti gli occhi ne per tutte le orecchie. Coloro che propugnano questa verità sono eretici e vanno combattuti con ogni mezzo. Anche qualora vi fosse un barlume di vero nelle loro parole, la loro stessa natura ci obbliga a contrastarli, poiché non vi è salvezza al di fuori delle sante parole degli apostoli, che sono giustamente succeduti al Messia.

- Dobbiamo dunque noi smentirli sempre e comunque, anche con la menzogna?

- Noi dobbiamo sempre confutare l’eresia, con ogni mezzo e ad ogni costo.

- Ho capito, maestro.Cosa scriverò dunque in luogo di hierodulae?

- Scrivi peccatrice. Tutti capiranno che razza di puttana fosse.