venerdì 29 maggio 2009

PER LE AMANTI DEI RAGAZZI DISNEY...

 


Non so, voi che cartoni guardavate??


No, perchè io mica li ho mai visti, così!


 



John Smith




Febo




Tarzan




Kocoum




Alladin


Ce ne sono anche altri... se volete..............


 

mercoledì 27 maggio 2009

LA VITA CON UN RAZIONALE.....


 


Quando  decidi di rifare la cameretta, e il tuo razionale marito chiede al mobiliere un progetto x una cameretta con 3 letti... e tu hai 2 figli...... come la mettiamo con la razionalità???


Ah si, dura la vita del razionale.... ma più che altro dura la vita COL razionale..............



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venerdì 22 maggio 2009

SI VA BENE, SONO UN TANTINELLO IMPAZIENTE. SO, WHAT?

 


FIGHT BACK, YOU COWARD, FIGHT BACK!


Povero Severus.


 



 


 

CUORICINI ED ABITI DA SPOSA

Ieri pomeriggio tornando dal lavoro mi fermo in cortile a raccattare tutta la famiglianza, e vengo improvvisamente approcciata da una bambina. Due, a dire il vero. Una delle due, I., che conosco bene, teneva il viso nascosto tra le mani come se avesse fatto la peggior figuraccia della sua vita; l'altra, menava nelle mani una busta tutta ricoperta di cuoricini rossi. Questa seconda, che conosco meno, senza un filo di imbarazzo, mi dice "senti, lei vorrebbe che tu dessi questa a Riccardo..."


Oh santo cielo!


Prendo la busta e la guardo perplessa. Chiedo a I. se è proprio sicura sicura sicura, che poi quando è fatto è fatto e lei annuisce vigorosamente augurandosi, probabilmente, di essere presto inghiottita da una provvidenziale voragine. L'altra bambina si assicura scrupolosamente che io abbia capito chi è il mandante della lettera, e le due si dileguano.


Riccardo era ancora in palestra. Ciò detto,quanto tempo ci avrò messo secondo voi ad aprire attentamente la lettera e leggerla???????


Il messaggio si compone di tre fogli. Sul primo, la lettera vera e propria che dice che lei lo ama da tre anni (tre anni!!! ci rendiamo conto di quanti sono tre anni per una che ne ha 9 in tutto?????) e che spera che anche lui la ami. Sul secondo foglio c'è un disegno di loro due vestiti da sposi (!!!!!!!!!!!!!!) e sul terzo foglio i complimenti per quanto era stato bravo durante la recita scolastica.


Richiudo accuratamente e attendo il giovane rubacuori al varco.


Quello che mi ha stupito è stata la sua reazione. Sapevo che lui non ha alcun interesse nei confronti di questa bambina, e mi immaginavo una rapida occhiata ed una alzata di spalle, invece è rimasto molto colpito (anche se era già stato informato dalla solerte A. dei sentimenti di I. per lui.... massa di pettegoli!!) Ha letto in solitudine, ha lisciato molte volte la lettera con le mani come se fosse un prezioso dono, e poi l'ha nascosta "dove tu non la puoi trovare": Povero ingenuo :D


Gli ho chiesto cosa intendesse fare in proposito e lui ha risposto che "farà finta di niente", perchè si vergogna troppo. Ho cercato di convincerlo che fa veramente brutto ignorare una cosa del genere, ma ancora non ho fatto breccia.


Qui incomincia dunque il lungo e difficile lavoro per farne un uomo e non un dannato stronzo...

mercoledì 20 maggio 2009

IL MAESTRO RINNEGATO

Certe volte non so cosa pensare.


Io ho una passione per il signore qui di fianco, sempre avuta, fin dagli anni giovanili... universitari. Per lui, e per tutti quanti come lui hanno cercato di sondare le insondabili profondità della psiche umana e di cavarne qualcosa di intelleggibile. Riuscendoci.. si e no. Ma non è detto che tutti gli abissi debbano per forza essere esplorati.


Perciò ho sempre cavalcato l'onda. Lavorare su se stessi, essere autocoscienti, autoreferenziali, autodeterminati, trovare le energie dentro di se piuttosto che fuori, non lasciarsi influenzare, essere sempre se stessi nonostante tutto, conoscersi sempre e comunque, elaborare, scavare, capire ecc ecc ecc... il mio cavallo di battaglia. Le mie linee guida.


Però... però però però.


A volte mi trovo a pensare che considerare il "bastare a se stessi" (semplificando) come un obiettivo ed una meta, e lavorare su questo punto fortemente per migliorare la propria vita può portarti a risultati che non sono quelli sperati. Mi spiego? No, eh?


Ci provo.


L'autostima. Siamo tutti daccordo che è qualcosa che dipende da noi. Siamo noi che dobbiamo fare in modo che la nostra mente non remi contro... ma come raggiungiamo tale risultato? Andando avanti con le nostre scelte come panzer prescindendo da tutto (perchè, diamine, siamo autodeterminati!)? L'idea che abbiamo di noi stessi si forma grazie agli specchi sul petto di chi ci sta attorno. E' utopia pensare che quel che gli altri pensano di noi non ci influenzi. Prendete una persona qualuque, e ripetetegli ogni giorno che è un coglione (esagero, qui, vale anche con giudizi ben meno pesanti e più sottilmente comunicati...). Poi quando comincia a sentirsi insicuro, ditegli che la sua autostima non dipende da voi ma da lui e che deve lavorarci!


Posso io, in coscienza, lavorare su me stessa fino a raggiungere un grado di sicurezza tale da poter pensare che il mio prossimo è un coglione, e poi lavarmi le mani dell'impatto che questo ha su di lui (un "lui" ipotetico, è solo per non dire sempre "questa persona"), perchè se è insicuro son fatti suoi, deve lavorarci, e non posso mica preoccuparmi io della sua autostima? Beh. Tempo fa avrei risposto di si. Avrei detto che qualunque cosa io possa dire, lui non ne sarà scalfito se ha fatto un buon lavoro su se stesso.


Oggi, sono su posizioni più morbide.


Altro esempio, le scelte. Le scelte che ognuno fa nella sua vita, grandi o piccole. Le scelte sono personali, ognuno le fa per se stesso e ne porta il peso - greve o leggero che sia. Però le scelte che facciamo non prescindono dalla "comunità umana" che ci circonda. Per esempio, se mio marito mi dice che gli piaccio coi capelli corti, e io decido di tagliarmeli, non è che la scelta sia di qualcun altro, è mia. E non è nemmeno che mi sia stata imposta. Però è influenzata, condizionata (sono termini che non uso in accezione negativa) dal parere che mio marito mi ha dato. Dunque, non si potrà dire poi che lui non c'entra niente con la mia scelta. Si potrà dire che non ero obbligata... ma non che non ne ha avuto parte.


Dunque, diversamente da quanto i miei anni giovanili mi avevano portato a pensare, oggi mi sento piuttosto critica nei confronti di chi usa questo tipo di risposte. "Non dipende da me", "non devi farlo per me"... a volte mi sembra che siano modi per togliersi una responsabilità dalle spalle, per non ammettere che tutto quello che facciamo ha un impatto, e magari anche grosso, sulla vita di chi sta con noi. Di più, che le cose che a noi sembrano piccole possano avere un impatto enorme, inaspettato.


Come le increspature di un sasso gettato in acqua.


E poi, cosa significa "non devi farlo per me"?? Certo, le cose in ultima analisi le si fanno sempre per se stessi. Ma un uomo che si tiene in forma in palestra, non lo fa forse per piacere a qualcuno, oltre che a se stesso? Una donna che si trucca, non lo fa forse per il medesimo motivo? Un bambino che si impegna a scuola, non lo fa per rendere fieri i suoi genitori, oltre che per imparare e sentirsi "a posto con se stesso"?


E la domanda fondamentale è: cosa c'è di male in questo?? Dobbiamo forse vergognarci di fare le cose per far piacere a qualcuno? a un marito, a un compagno?  Dobbiamo vergognarci di prendere decisioni ogni giorno badando a quello che desidera qualcun altro, oltre che noi stessi? NO! CERTO CHE NO! Io non me ne vergogno. Una volta l'avrei fatto. Oggi non più. Anzi, sono convinta che proprio questo sia il senso di fare le cose.


E dunque, non dobbiamo dispiacerci, quando dopo i nostri sforzi, ci sentiamo rispondere "dipende solo da te, non da me"??


Tutti noi dovremmo prestare attenzione a questo aspetto, poichè viviamo qui, ora, in mezzo alle persone, non ingrottati sulla cima dell'Himalaya. E nemmeno dentro un manuale di psicologia generale.


Credo proprio che il vecchio Sigmund non sarebbe affatto contento di me.


 


 


 

martedì 19 maggio 2009

MA CHI, IO?

Oggi mi è stato detto che sono una aliena...


Stavo parlando con un collega (il cui soprannome  è ET.....) a proposito di una persona un po' strana che lavora qui con noi, e io scherzando ho detto che questa persona sembra un po' marziana...


E lui "si, già tu sei di un altro pianeta, lei poi...... "


Ma come? Marziana, io????????


Maddai!

lunedì 18 maggio 2009

CARROZZE SEPARATE

Venerdì sera dovevo comprare un biglietto della metropolitana. Siccome ero di corsa e alla biglietteria c'era un delirio, sono andata alle macchinette automatiche.


Non le avevo mai usate, da quando i biglietti sono cambiati, così al mio turno, mi avvicino e comincio a leggere. Una mano nera appare nel mio campo visivo e schiaccia il bottone giusto. "Devi schiacciare qui" mi dice la faccia collegata alla mano. Un giovanotto dall'aspetto senegalese sorridente e gentile. "Ah, grazie" dico io, e continuo a leggere.


Lui: "dove devi andare"? gli spiego, e lui mi dice che devo prendere un biglietto cumulativo. E io "no, non cumulativo, interurbano... ecco, guarda, è questo, da 1.55. E' quello che pago di solito"  Lui insiste che no, che è il biglietto sbagliato e che non sarei riuscita a passare dai tornelli.


Io, siccome sono testarda e preferisco sbagliare da sola che far giusto con un aiuto, prendo il biglietto che ho deciso e vado a timbrare. Come previsto, niente. Il tornello me lo sputa fuori dicendo che non va bene. Mi avvicino al controllore e chiedo spiegazioni. Lui dice che se non passa, vuol dire che è sbagliato. Gli dico, "ma no, è quello da 1.55, lo prendo sempre.... ecco guardi..." e tiro fuori il biglietto che avevo usato la mattina. Glie li passo tutti e due, quello li guarda un momento e mi fa:


"Signora, lei non sa leggere"


Giuro, proprio così, "lei non sa leggere". Mi ridà i biglietti e in effetti, tra le scritte e i simboli presenti, vedo che sul quello del mattino c'è la dicitura "U+1/2" mentre su quello che ho in mano c'è scritto "1 + 1/2"


"Ahhh.. "dico io... "vedo. ma costa uguale....."


E il controllore, di nuovo


"Prima di insistere, impari a leggere"


Non ci potevo credere. 'sto imbecille lavacessi! Lo insulto come merita, gli consiglio un bel corso di buone maniere, e torno verso le macchinette. E chi ti trovo?? Il mio amico senegalese che mi presidia una macchinetta libera (avrà sghignazzato vedendo il mio alterco con il controllore!!) che mi dice "ecco, vedi? quello cumulativo dovevi prendere........." e con rapidi gesti, mi schiaccia tutti i pulsanti e mi fa apparire il biglietto giusto. E poi mi dice "Non buttare quello, eh? qui non funziona, ma fuori Milano lo puoi usare"


Gli sorrido e ringrazio più e più volte. Considero brevemente l'idea di dargli dei soldi, ma sembra quasi un insulto... come se la gentilezza si potesse comprare.


Vado ai tornelli e il biglietto nuovo, ovviamente, funziona.


Alla luce di quanto successo, informo tutti coloro ai quali potesse mai interessare che se mai verrà approvata la legge che separa le carrozze della metro di milano in base alla nazionalità o alla città di provenienza, io viaggerò sulla carrozza degli stranieri.


Inoltre, propongo che venga approvata urgentemente una legge che obbliga i controllori come quello con cui ho parlato a viaggiare separati da tutti gli altri viaggiatori - di qualunque  nazionalità - perchè gli stronzi puzzano.

venerdì 15 maggio 2009

QUESTA MI PIACE PROPRIO!!

 


Non giurare con leggerezza!


Quando giuri, levi al cielo parole


che qualche Dio si annota


e di cui, prima o poi, ti chiede conto.


 


 

mercoledì 13 maggio 2009

MAMMA X DUE GIORNI

Complice un viaggio all'estero dei miei genitori, mi son concessa due giorni due di ferie, per stare a casa col Ninnolino che altrimenti dovevo lasciarlo in mezzo ad una strada. Il Genio Grande è ad una fiera in Germania.


Devo dire che la vita con un bambino affascinato dallo scarico del cesso non finisce mai di stupirti (stavo per dire "non cessa" ma mi sono trattenuta). Non ci siamo negati niente: passeggiate, parco, pisolini, cibo-schifezze, insomma, tutto quel che ci vuole per passare un paio di giorni divertenti.


Al parco è uno spasso. Quando capisci che la tua prima priorità sono le scarpe comode (corre fortissimo!), sei a cavallo. 15 piani di scale (lo scivolo su e giu su e giù) in 15 minuti secchi. Roba da record olimpico. Fila come un razzo giù dalla discesa (al diavolo quei bambini di 5 anni che vengon giù con la manina...) e si schianta inesorabilmente con le chiappe per terra ridendo come una mini-iena molto ma molto felice. Splendido, direte voi. Si, se non ha prodotto scorie nel frattempo. Se invece le ha prodotte, a furia di botte sul patello torni a casa e le scorie glie le trovi sul collo, glie le trovi.....   come ho detto, non ci siam fatti mancare niente.


In cortile, tutti i passeri/piccioni/merli sono suoi. Li rincorre urlando e battendo le mani, quelle povere bestie non saranno mai più le stesse dopo essere incocciate in cotanto terrore. Lui in compenso è deliziato, piccolo bastardello in erba che altro non è. Dopo i 15 piani del mattino, un pomeriggio in cortile fanno almeno almeno una decina di chilometri di corsa. Poi mangia come un lupo... e vorrei vedere, vorrei.


Mettiamoci anche le arrampicate in cameretta, ed il quadro è completo.


Sul fronte Piccolo Genio, abbiamo da segnalare una recita scolastica, avvenuta ieri, per la quale il suddetto doveva tingere i capelli di rosso. Con le bombolette, quelle di carnevale. Secondo voi, quante bombolette di carnevale esistono AL MONDO nel mese di maggio???? Ricerca lunga e difficile, e giovane attore sempre più depresso.... ma alla fine fortunatamente abbiamo incontrato un cartolaio gentile che è sceso in cantina a controllare... ed ha trovato il fatidico spray. Pettinato come Ficarra e rosso come la Fenice, devo dire che faceva il suo effetto, quel ragazzino. Credo che la cute della testa abbia subito danni permanenti, ma tant'è... faremo crescere i capelli.


Entrambe le sere, il PG ha chiesto di poter vedere la tv un po' più a lungo del solito, visto che eravamo soli (non so bene come c'entri una cosa con l'altra ma per la mia salute psichica non indago mai troppo a fondo nei processi mentali del mio figlio grande). Entrambe le sere alle 21 spaccate ronfava sul divano con la bocca aperta e la bolla al naso. Ieri, in particolare, dopo la recita e l'allenamento di judo era veramente steso, ma sapete com'è, mi spezzo ma non mi piego.


Quando capita e ho il Genio Grande a portata di mano, il problema non si pone perchè lo prende su e lo porta a letto. Io non riesco, quindi lo devo svegliare. Parole mooolto ma molto grosse. Lo sbatacchio per circa 15 minuti, al fine di ottenere un lieve sollevamento di una delle due palpebre. Quando lo spiraglio si apre gli dico "dai che andiamo a letto". Lo trascino letteralmente giù dal divano e lo metto fisicamente in piedi, poi tenendolo per mano e facendogli evitare gli stipiti, lo porto in bagno. Qui, lui normalmente staziona per circa 45 secondi immobile e ad occhi chiusi davanti alla tazza apparentemente senza un indizio su cosa ci debba fare. Allora di norma suggerisco "fai pipì, amore" e lui arriva a tirarsi giù la patta, ma cerca di farla senza estrarre l'apposito attrezzo.  Devo dargli istruzioni molto precise, altrimenti se la fa sulle ciabatte :-)  Dopo questa operazione, strascicando i piedi e con gli occhi chiusi, si lascia trascinare nel lettone (quando il genio grande non c'è, i topi ballano...) sul quale si accascia tipo masso da 3 tonnellate che cada da 2000 metri durante una seria frana. Dorme prima di toccare il cuscino. Il bello è cercare di sollevarlo per ficcarlo sotto le coperte.... praticamente un'ernia sicura.


Stasera il Genio Grande torna e la vita riprenderà il suo corso normale. Peccato :-D



 

giovedì 7 maggio 2009

NULLA E' COME SEMBRA. L'AMORE SBAGLIATO DI CINDY


Cindy attendeva nella camera nuziale, come ogni sera, che il Principe, suo marito, facesse ritorno. Guardandosi allo specchio doveva ammettere che era stufa di aspettare.

 

Si era stufata quasi subito, in realtà.

 

Lei ed Edoardo si erano sposati dopo essersi visti praticamente una sola volta. Certo, in quell’unico incontro, quella magica sera, era stato tutto meravigliosamente perfetto. Il salone, le dame riccamente vestite, l’atmosfera gioiosa…. La musica, la danza, ed il suo splendido cavaliere, bello da non credere e gentile da far girare la testa… tutto talmente perfetto da farle dimenticare il tempo che passava, le promesse fatte. Quando aveva scoperto, solo il giorno successivo, che lei, proprio lei, era la sposa che lui aveva scelto era stata la realizzazione di tutti i suoi sogni più segreti. E dopotutto, nei sogni non parlano forse i nostri più profondi desideri?

 

Dopo la vita triste che aveva condotto fino a quel momento, non c’era certo da stupirsi che avesse abbracciato l’idea di abbandonare la casa paterna e di buttarsi nella nuova vita con tutto il cuore e con tutta l’anima. Non aveva mai conosciuto la sua mamma, e la sua casa, un tempo ricca di amore e gioia, era diventata un posto decadente e triste dopo la prematura morte del padre. La sua nuova madre e le sorelle che essa aveva portato con se’ avevano scioccamente sperperato il patrimonio che suo padre aveva costruito per lei, infarcite com’erano di progetti di grandezza e magnificenza. Erano le sue sorelle, ad essere destinate ad un grande matrimonio. Erano loro che avrebbero dovuto sposare un nobile e riportare la famiglia agli antichi fasti. La loro madre le aveva istruite fin dall’infanzia nel canto, nel portamento, nella conversazione e nell’arte di sedurre sottilmente facendo moine e mossette, ma quelle due – Cindy sorrideva malignamente tra se ripensandoci – mancavano completamente di quella grazia naturale e di quella gentilezza che avrebbero attratto un buon partito (o anche uno cattivo, a questo punto) anche senza tutte le materne istruzioni.

 

Invece, erano rimaste zitelle ed era stata lei a fare il grande passo. Lei, piccola e delicata come un bucaneve all’apparenza, ma in realtà forte per la vita che aveva dovuto sostenere dopo che tutta la servitù di casa era stata licenziata a causa del rovescio di fortuna.

 

E così, Edoardo l’aveva scelta, dopo averla vista per pochi minuti. Dopo un solo walzer. Certo, bisogna ammettere che Cindy aveva un po’ barato, quella sera. Il suo vestito, le sue scarpine, i gioielli che indossava, tutto era frutto di una sapiente mescolanza e di un’arte antica e potente. Ma lei pensava di meritarsi un po’ di serenità e di amore, dopotutto.

 

E, se vogliamo essere sinceri. I primi tempi della vita a Palazzo erano stati meravigliosi. Il Re gongolava visibilmente, Edoardo era pieno di attenzioni, la servitù la onorava come una principessa. Le giornate passavano tra cavalcate, feste danzanti ed eleganti thé con le dame di corte, che adoravano la nuova giovane sposa del Principe e bramavano il momento in cui avesse dato un erede al regno. Era più di quanto avesse mai sperato nella sua breve ma difficile vita.

 

Ma il sogno, purtroppo, era svanito presto. Edoardo aveva cominciato inesplicabilmente ad allontanarsi da lei. Poco per volta, lentamente… ma inesorabilmente. Una battuta di caccia, un viaggio diplomatico, un affare all’estero. Certo, gli impegni dell’erede al trono erano pressanti, ma Cindy aveva cominciato a pensare che lui le stesse lontano di proposito. Oh, quando c’era, era lo stesso di sempre. Amorevole e premuroso. Solo che non c’era quasi mai. “Passa più tempo con il suo consigliere che con me” pensava con stizza.

 

Ed infatti anche ora, guardando dalla grande finestra ovest della camera che dividevano, poteva scorgerlo nel punto più remoto del giardino, mollemente appoggiato alla balaustra che dava sul lago, mentre parlava animatamente con Rodrigo. Invece di tornare a casa. Invece di adoperarsi perché la discendenza reale fosse assicurata. Quello, era un altro punto dolente. Di questo passo, non avrebbero mai avuto un figlio.

 

 

* * *

 

La serata era magnifica. Il sole calava lento dietro l’orizzonte tingendo di arancione il cielo e le poche nuvole che lo punteggiavano. Edoardo non si stancava mai di guardare lo spettacolo del tramonto. Il crepuscolo era sempre stata la parte della giornata che preferiva. Almeno, fin quando non aveva cominciato a significare che era ora di rientrare a palazzo ed assumere il suo ruolo di marito. Tra i tanti che aveva, era il più difficile.

 

- E’ ora che io torni da mia moglie - disse con un filo di tristezza nella voce

 

Rodrigo, suo consigliere ed amico, non rispose. Sapeva che Edoardo aveva ragione. Tuttavia non riusciva a sopportare la pena e l’angoscia che gli leggeva in volto. Rodrigo riusciva a considerarsi quasi fortunato, di tanto in tanto, ma vedere Edoardo sofferente era qualcosa cui non si sarebbe abituato nemmeno in cento anni.

 

-  Dovresti, si. E’ tardi. Scommetto che ci sta guardando dalla finestra degli appartamenti reali.

 

Edoardo si voltò istintivamente verso le finestre della camera nuziale, sorrise mestamente e si alzò. Passò accanto a Rodrigo mentre con passo malcerto si dirigeva verso il palazzo, e gli sfiorò la spalla con la mano, impercettibilmente. Colto da un impulso improvviso, Rodrigo lo afferrò per il braccio.

 

-  Edoardo, non posso vederti in questo stato. Basta, non si può andare avanti così.

 

Edoardo ebbe un moto di stizza e si liberò violentemente della stretta. Un gruppo di passeri, spaventati dal movimento repentino, si librò in volo facendo frusciare le fronde della quercia sotto la quale Rodrigo si trovava seduto.

 

-  Smettila, d’accordo? Siamo in mezzo al giardino. Sai come la penso. Abbiamo già corso troppi rischi, troppe stupide azioni avventate. E’ un miracolo che non siamo sulla bocca di tutti. Non voglio fare di nuovo questo discorso, mi hai capito bene? – la voce di Edoardo era rude. Ma poi aggiunse, con più dolcezza – Non voglio litigare di nuovo con te.

 

Rodrigo si scostò, lo sguardo basso.

 

- Come desideri, mio Principe – rispose.

 

Edoardo rimase colpito dalla nota di rassegnazione che colse nella voce di Rodrigo. Lo conosceva meglio di chiunque altro. Anzi, entrambi si conoscevano l’un l’altro meglio di chiunque altro. Erano stati amici da bambini, avevano giocato insieme prima, cavalcato insieme poi. Erano stati inseparabili. I due baldi cavalieri, li chiamavano le balie e le serve di palazzo, che non mancavano mai di notare quanto fosse bello l’uno e quanto sembrasse triste l’altro. Rodrigo era sempre stato il più malinconico dei due, fin da piccolo. Forse perché aveva raggiunto la piena consapevolezza di se prima del suo compagno, ed aveva capito, fin da subito, fin da bambino, che questo avrebbe portato ad entrambi solo sofferenza. Aveva un animo gentile e sensibile, poetico, ed in un mondo dove gli uomini non piangono, molte volte si era dovuto nascondere per non disonorare suo padre – il generale dell’esercito reale - con delle lacrime improvvise. Nessuno l’aveva mai scoperto: era maestro di camuffamento, e se decideva di non farsi trovare, nessuno lo avrebbe trovato. Aveva sempre vissuto così, nascondendosi. Fino alla volta in cui Edoardo, avevano entrambi 15 anni, l’aveva seguito e scorto.

 

Allora, non avevano più potuto esserci segreti tra loro. La consapevolezza di uno era diventata quella dell’altro, e le lacrime di uno avevano bagnato il viso dell’altro, che pure aveva gli occhi asciutti. Avevano continuato ad essere inseparabili, benché una volta diventati adulti avessero dovuto trovare un motivo plausibile per esserlo. E così Rodrigo era diventato il Primo Consigliere del Principe. Una scusa perfetta.

 

Edoardo sapeva quanto costasse a Rodrigo la situazione che si era creata dopo il suo matrimonio con Cindy. Era stato, brevemente, quasi felice con lei. Non che l’amasse, chiaramente, ma la sua compagnia era piacevole, la conversazione brillante, e la vita di palazzo aveva avuto una svolta mondana, nei primi mesi dopo il matrimonio. Questo, unito alla necessità di procurarsi una discendenza, aveva allontanato temporaneamente Edoardo da Rodrigo in un modo che Rodrigo aveva accettato in silenzio, consapevole ancora una volta del suo ruolo e del suo posto nel mondo.

 

Per questo, gli parlò con più gentilezza.

 

-  Rodrigo, cosa vuoi che faccia? Di nuovo, cosa vuoi che faccia?

 

L’espressione di Rodrigo era dolce, ma il suo tono duro, deciso.

 

- Diglielo. Edoardo, diglielo, e che sia finita. Se dobbiamo andar via, andremo. Ma ti prego, ti prego, basta!

 

Edoardo tacque. Quante volte aveva pensato di farlo! Ogni giorno, si era figurato la situazione, aveva ricercato il momento giusto, aveva persino pensato alle parole, alle frasi, più adatte perché lei comprendesse. Parlare con il Re non era neppure lontanamente proponibile, però forse Cindy… ma detestava l’idea di farle del male. Sapeva quanto aveva già sofferto.

 

-  Non posso. Sai che non posso. Le mie responsabilità non me lo consentono. Senza contare che ucciderei mio padre.

 

Rodrigo sorrise. Come aveva fatto molte altre volte nel corso della loro lunga amicizia, abbozzò, quasi senza lottare.

 

- Lo so - disse – lo so da sempre, fin da bambini. Il regno, tuo padre, l’amore del popolo… tutto viene prima, sempre prima di me.

 

Edoardo rimase stupito da quella frase. Ma poteva capire il punto di vista di Rodrigo. Tuttavia rispose:

 

- Non è così. Non di te. Queste cose vengono prima di ME.

 

* * *

  

Cindy stava alla finestra. Aveva guardato i due parlare, ed il loro dialogo le era sembrato stranamente accorato. Improvvisamente, i loro sguardi, la postura, il modo in cui si voltavano uno verso l’altro parlando, le parvero avere un loro nascosto significato. Ancora di più, le sembrava importante il modo in cui non si guardavano, o non si voltavano l’uno verso l’altro ma piuttosto nella direzione opposta, come per allontanarsi, ma senza riuscire a farlo. Un significato che, tutto d’un tratto le sembrava terribilmente semplice. Quasi ovvio. Si chiedeva come avesse fatto a non capire. Le battute di caccia, i viaggi, il tempo passato insieme… Doveva essere stata cieca, per non vedere quello che aveva davanti agli occhi.

 

Balzò via dalla finestra, come se bruciasse. Era disorientata e confusa. Aveva percepito la verità che si celava dietro le apparenze, e la stanza aveva cominciato a vorticare attorno a lei, minacciando di farla cadere sul pavimento. Chiuse gli occhi tentando di riprendere il controllo. Si chiese come si sarebbe dovuta sentire. Offesa, umiliata… tradita?

 

La verità era che si sentiva sollevata. Sollevata nel comprendere, finalmente, che la ragione della freddezza di suo marito nei suoi confronti, in fondo, non dipendeva da lei. Che non ne era la causa. Che c’erano ben altri motivi, motivi con i quali lei non aveva nulla a che fare. Si era tormentata notti e notti domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lei, perché Edoardo dividesse così raramente il talamo nuziale. Si era chiesta se lui la trovasse brutta, bisbetica, poco desiderabile.

 

Cindy era una ragazza molto giovane, dopotutto. Non aveva la superbia delle sue sorellastre ne l’ambizione della sua matrigna, ma sentirsi attraente faceva parte dei suoi desideri come di quelli di qualunque altra giovane donna. Vedere che suo marito, il suo bellissimo e perfetto marito non la desiderava, le aveva procurato un dolore profondo… ma, si rendeva conto ora, non era il cuore spezzato che doleva, piuttosto l’orgoglio ferito. Aveva amato Edoardo più per quello che lui rappresentava che per se stesso. Un deplorevole comportamento… che tuttavia ora le concedeva di pensare ad una soluzione piuttosto ardita.

 

Era tutto considerato un gran sollievo, invece che una pena, rendersi conto di come stavano realmente le cose.

 

Si guardò allo specchio e sorrise a se stessa.

Aveva subito per anni i desideri di suo padre, da bambina, della matrigna e delle sorellastre da ragazza, e ora, da donna non sarebbe rimasta in balia di un uomo che non poteva amarla.

 

Avrebbe preso in mano la situazione. Era stupita di se stessa, della sua decisione e della rapidità con cui l’aveva presa.

 

Quando Edoardo entrò nella camera, stava ancora sorridendo.

 

- Mi sembri di ottimo umore, stasera, moglie mia – disse Edoardo sforzandosi di apparire allegro.

- Lo sono, in effetti, mio caro. – disse lei – Questa sera, guardando fuori dalla finestra verso il giardino, alcuni pezzi del mosaico della mia vita hanno trovato improvvisamente il loro posto.

 

Guardando verso il giardino. Edoardo ebbe un moto di terrore. Cosa aveva visto? Era possibile che avesse intuito?

 

- Me ne rallegro… - disse, prudente.

- Devi, perché riguarda anche la tua vita. – Cindy era sempre più sorridente e si sentiva sempre più audace – Ma prima vorrei farti una domanda. E’ una domanda molto importante, dunque ti prego di pensarci attentamente. Non credi che tra marito e moglie non dovrebbero esserci segreti?

 

Edoardo era costernato. Temeva che Cindy avesse capito più di quanto fosse prudente che capisse, e tuttavia non comprendeva appieno dove volesse arrivare con questo discorso, che prometteva di essere piuttosto complicato. La guardò ansiosamente, in attesa che lei chiarisse.

 

- Io non sono stata una buona compagna, per te, Edoardo.- proseguì Cindy - Credimi, mi dispiace infinitamente. Ho fatto di tutto per essere all’altezza del mio ruolo, ma purtroppo stasera devo confessarti di averti nascosto un segreto.

 

Edoardo era sempre più perplesso, e aveva un’idea sempre meno chiara di quello che stava succedendo. Allora non era il suo segreto che Cindy aveva in qualche modo percepito? Era un segreto d’altra natura, un segreto che riguardava lei? Che tipo di segreti poteva celare la giovane principessa, che era costantemente vegliata da schiere di servitrici e guardie di palazzo?

 

-  Cindy, mia carissima Cindy, non c’è cosa che tu non possa dirmi o che io non possa perdonarti

- Lo so. Tu sei buono e tollerante con me. Per questo ho deciso, pochi minuti fa, proprio mentre tu parlavi con Rodrigo – e qui, Cindy si concesse una breve pausa, sperando che risultasse d’effetto – che non posso più nasconderlo. Edoardo, io sono innamorata di un altro uomo.

 

Un fulmine a ciel sereno. Edoardo non poteva credere a quello che stava succedendo li, tra le pareti della sua propria camera da letto. In meno di mezzo minuto, tutta la sua vita aveva subito un cambio di direzione imprevisto quanto repentino e totale. Cindy innamorata di un altro? Come poteva essere?

Il suo sguardo era di ghiaccio. Ma lei sapeva che anche per lui il sollievo era molto superiore al dolore.

 

- Ma… cosa significa? Come? Chi…?

- Mio caro marito, questo non ha molta importanza, non credi? Oh, mi dispiace, mi dispiace. Ma credimi, non è colpa tua. Tu sei stato un marito premuroso ed affettuoso… e so che… so che sei stato anche un marito fedele, per quanto hai potuto. Ci siamo affrettati a sposarci, ed ognuno di noi due aveva dei validi motivi per farlo, ma non credo di sbagliare se dico che nemmeno per te, questi motivi comprendevano l’amore nei miei confronti.

- Cosa dici? Come ti viene in mente che io…. – Edoardo era talmente abituato alla necessità di nascondersi, che recitò la sua parte istintivamente.

- No, Edoardo, no. Ti ricordi? La domanda che ti ho fatto? Non sarebbe infinitamente meglio se tra noi due non ci fossero più segreti? Mai più? Di nessun genere?

 

Edoardo restò un momento in silenzio. Era forse questa l’occasione che aspettava? Era giunto il momento di fare quello che Rodrigo gli chiedeva ormai da molti anni? Rivelare finalmente la verità ed essere libero? Cindy lo stava incitando a farlo? Quanto sapeva? Quanto aveva capito? Edoardo decise in un attimo… ma non ebbe il coraggio di andare fino in fondo.

 

-  Quello che dici è vero, Cindy. Mi duole ammetterlo, ma è così.


Non aggiunse altro. Cindy contava proprio su questo. Era arrivata al punto che desiderava. La parte difficile veniva adesso.

 

- Bene – disse, ed Edoardo si chiese come facesse una donna il cui marito le aveva appena confessato di non amarla ad apparire tanto serena – ti ringrazio per la tua sincerità. So quanto ti sia costato ammetterlo. Sono molto lieta che abbiamo finalmente avuto modo di chiarire questa spiacevole situazione. Più che lieta. Ne sono felice. Ad essere sincera, sono talmente euforica, mio caro Edoardo, penso che uscirò, questa notte. Andrò via dal palazzo, forse andrò a trovare le mie sorelle nella mia vecchia casa. Soltanto per una notte.

-  Ma, Cindy – rispose Edoardo perplesso – a quest’ora, così, improvvisamente… ah, capisco. Vuoi andare da lui? Dal tuo innamorato?

-  No, no mio caro. Non sono tanto avventata. Tuttavia ho bisogno di allontanarmi per un po’. Non ti nascondo però che mi rincresce di lasciarti solo così tutto d’un tratto, dopo una tale difficile conversazione. Quindi avrei pensato… - e qui lo sguardo di Cindy si accese, e il suo tono si abbassò mentre lo guardava intensamente – che forse potresti chiedere a Rodrigo di restare con te, per questa notte.

 

Edoardo era senza parole. Cindy andava via e gli proponeva di cercare la compagnia di Rodrigo? Cindy che aveva guardato dalla finestra e li aveva visti discutere solo pochi minuti prima? Cindy, che con quello sguardo, ora sembrava voler dire più di quanto le sue labbra pronunciassero?

 

Edoardo improvvisamente capì. Cindy sapeva. Li aveva visti parlare, forse aveva sentito qualche parola arrivare dal giardino, ed aveva capito. Conosceva il suo segreto. Il loro segreto. Il segreto del Principe e del suo Consigliere. Il segreto inconfessabile che lo aveva tenuto sveglio, notte dopo notte, nel timore di venir smascherato e nel dolore di non poter scegliere la vita che voleva condurre. In un momento, tutto era rivelato. Ma forse, per quanto incredibile apparisse, non tutto era perduto.

 

-  Non essere spaventato, Edoardo. – Cindy parlava con gentilezza, e con un sorriso quasi materno, come di chi avesse scoperto un bambino a rubare nella dispensa, ma non intendesse punirlo - So che ora lo sei, e lo capisco. Ma provvederò ad uscire senza essere vista, per evitare le chiacchiere. E mi assicurerò che questa ala del palazzo resti immersa nel più assoluto riserbo, da ora in avanti. Nessuno – Cindy sembrava faticare a scegliere le parole – nessuno potrà sapere chi dorme in questa stanza, né quando. Mi comprendi, mio caro marito, mio dolce Principe?

 

Cindy non credeva alle sue stesse parole, all’audace soluzione che aveva ideato nei soli pochi minuti che ad Edoardo erano occorsi per salire attraverso il giardino fino agli appartamenti reali. Nemmeno mentre udiva se stessa pronunciarle, poteva credere di essere proprio lei, a parlare. Per parte sua, Edoardo era talmente sconvolto da apparire quasi paralizzato, come congelato, sospeso nell’istante in cui aveva compreso quel che Cindy gli stava proponendo. Un istante che gli appariva eterno.

 

- Cindy…

- Sssh, marito mio, sssh. Non c’è bisogno di aggiungere nulla. La nostra vita continuerà come sempre. Solo che invece di avere segreti tra noi, ne condivideremo uno. Uno molto importante. Non credi anche tu che sia la migliore soluzione, tutto considerato?

 

Edoardo credeva di si. Stentava ancora a crederci, ma lo credeva con tutto il cuore, lo credeva con tutta la passione con la quale, ora, avrebbe bussato alla porta del suo consigliere e gli avrebbe spiegato quali straordinari cambiamenti si erano prodotti nel giro di pochi, brevi minuti.

 

- Cindy, io non avrei mai creduto… nessun uomo… nessun uomo ha mai avuto fortuna maggiore di me nella scelta della propria moglie – disse Edoardo con voce spezzata.

 

Cindy sorrise, lo baciò sulla guancia ed uscì dalla stanza con uno svolazzo di seta, con un sorriso sulle labbra e con il cuore considerevolmente più leggero di quel che fosse soltanto un ora prima.

 

Percorse quasi correndo il corridoio, la scalinata, l’atrio del palazzo dando velocemente istruzioni alla servitù perché non disturbassero il Principe per nessuna ragione.

 

Volava, più che camminare, mentre si apprestava ad attraversare i cancelli che l’avrebbero portata definitivamente fuori dal palazzo, pur senza sapere al momento dove sarebbe andata. Si, tutto sommato, forse avrebbe fatto visita alla sua casa paterna. Un letto per lei, per una notte, ci sarebbe certamente stato. Forse avrebbe persino chiesto di dormire nella soffitta, come da bambina, circondata dai topolini bianchi che solevano farle compagnia quando era troppo triste per piangere e troppo stanca per dormire.

 

L’altro uomo era una scusa, naturalmente. E a dire il vero nemmeno troppo credibile. Cindy l’aveva semplicemente inventato, perché non desiderava che lui si sentisse colpevole o si vergognasse di se stesso. Le era sembrato il modo più semplice, anche se la loro nuova vita senza segreti era cominciata con una piccola bugia. Inoltre, desiderava ardentemente quella libertà che aveva intravisto per se stessa, nel momento in cui aveva capito il senso di quel che stava guardando in giardino. Edoardo era stato troppo sorpreso per soffermarsi a riflettere. Forse lo avrebbe fatto domani, o il giorno dopo, ma ormai ciò che andava detto era stato detto, e non si tornava indietro. Cindy non era innamorata di nessuno. Non ancora. Ma lo sarebbe stata, oh si. Lo sarebbe stata presto. E il regno avrebbe avuto un erede, anche se non necessariamente di sangue reale. La sua vita, per quanto si fosse infinitamente complicata, le sembrava ora quanto mai attraente, quanto mai ricca di promesse.

 

Mentre si apprestava ad uscire, il grande orologio della torre suonò l’ora del cambio della guardia. Cindy si fermò per lasciare passare la guarnigione che andava a dare il cambio a quella che aveva vegliato fino a quel momento. Era sempre stata affascinata dagli uomini in uniforme, ed anche la sua fascinazione per Edoardo la sera del ballo era in parte dovuta all’elegantissima alta uniforme che lui indossava per l’occaisone. Nel passare, si accorse che uno dei soldati che smontavano, uno tra i più giovani, voltava impercettibilmente il viso per guardarla con ammirazione, senza riuscire a trattenere un sorriso.

 

Cindy si voltò, e gli sorrise a sua volta.

martedì 5 maggio 2009

HANDLE WITH CARE

L'Ale ha due occhioni grandi grandi spalancati che sembra che vedano tutto per la prima volta. Ha un viso chiaro e aperto, capelli domati, mani lunghe e sguardo attento.


Ti si avvicina di soppiatto e ti sorprende con un  bel sorriso franco, schietto, che nasconde un po' di timidezza e l'aria di chi si è fiondata dal letto come un bussolotto proprio appena in tempo per non far tardi :D


L'Ale ha tutta l'aria di una che, al Disney Store, comprerebbe anche la cassiera. Come non capirla, del resto. Tende la mano al Piccolo Genio il quale le risponde compunto. Miracolosamente.


L'Ale anche se non ti ha mai visto, ti porta un regalino, semplicemente perchè è una pesona genitile e delicata, e poi lo sa, quanto ti piace.....  L'Ale ha una copia per se della stessa cosa che ti ha regalato, ed ora anche lei è perduta per sempre............. :D  Benvenuta nel Clan, mia cara. Gradisci dell' orso selvatico?


L'Ale deve essere maneggiata con cura. Si vede ad occhio.


Topola, bisogna bissare presto.

lunedì 4 maggio 2009

SU "CERTA" LETTERATURA

Io non capisco perchè, quando vai in libreria e ne esci con un titolo "d'amore" ti guardano tutti strano.


Simil-intellettuali a frotte che agrottano le sopracciglia, e il fumetto sulla loro testa dice "donnetta". Donnetta perchè naturalmente nessun uomo, vero macho colto ed intelligente, leggerebbe mai certa robaccia


Come se l'amore fosse cosa da persone da poco.


Centinaia di splendidi libri sono stati scritti sull'argomento. Certo non cose da donnicciole.


Fosca? Malombra? I dolori del giovane Werther? Orgoglio e Pregiudizio? Ragione e Sentimento? Mai sentiti questi titoli? Persino Le ultime lettere di Jacopo Ortis, benchè copiato par paro, ce lo propinano a scuola come esempio della letteratura di quell'altro secolo.


Anche titoli molto più insospettabili. Dracula, di Bram Stoker, non prende forse l'avvio dal dolore del Conte x la perdita della sua amata? Frankenstein? Non c'era magari qualcosa a proposito di far rivivere la fidanzata del dottore, nonchè il suo fratellino? Persino il misoginissimo Tolkien, fa muovere uno dei suoi personaggi principali con l'unico scopo di ottemperare ai dettami del padre della sua amata, onde poterla sposare, nonostante le insormontabili differenze tra i due.


Ma mica è finita. Ulisse, non sopporta tutto quel che sopporta x 10 lunghi anni allo scopo di tornare da Penelope? E lei, cosa sopporta per lui, ce lo vogliamo ricordare?? Ma poi, vogliamo citare, che so, soltanto Shakespeare? Lasiamo stare l'evidente storia degli sfortunati amanti veronesi, ma dico, Molto rumore per nulla non l'ha letto nessuno? E il Sogno di una notte di Mezza Estate, non comincia da una bega tra innamorati (il re e la regina delle fate), per poi estendere gli equivoci a diverse altre stranamente assortite coppie??


Sant'iddio, persino in Harry Potter, tutto prende il via da un amore impossibile e dalla vendetta di "lui" per l'uccisione intempestiva di "lei" (e del di-lei-marito, appunto, l'amore era impossibile....)


Ce n'è per tutti i gusti. E non solo in letteratura. Vogliamo parlare dell'Aida? Vogliamo discutere di Klimt?


Questi solo quelli che mi vengono in mente così, al volo, in ufficio durante la pausa pranzo.


Dunque, miei cari benpensanti finti intellettuali ignoranti e beceri: tenetevi i vostri sguardi di sufficienza. Io leggo 50 libri l'anno, minimo, e non mi fate nessuna impressione.


Toh mo'!