Io non sono una donna paziente.
Prutroppo non rientra tra le mie scarse virtù.
Diciamo piuttosto che sono come i giapponesi... mi da fastidio persino attendere che il pesce cuocia... (citazione cinematografica tutt'altro che "colta"!!)
Tuttavia devo esercitare questa difficile arte, e devo esercitarla bene.
Ho già ammesso, con chi di dovere, di essere stata egocentrica, e la mia mancanza di pazienza - chiamiamola pure insofferenza nei casi più eclatanti - si riconnette a questo aspetto poco simpatico del mio carattere. Ci sto lavorando. Sul serio.
A volte cammino come sulla lama di un rasoio. Vedo atteggiamenti, valuto situazioni... mi dico - Attenta! Non ricaderci! - ed il più delle volte riesco ad abbozzare. Penso a quel che c'è in gioco, e considero che ne valga davvero la pena.
Un altro problema è che ad un certo punto lungo il cammino ho cominciato a diventare pudica coi miei sentimenti. Questo credo abbia a che fare con un po' di insicurezza residua che vuoi per un motivo o per l'altro ancora mi porto dietro. Se vogliamo essere sinceri brutalmente, magari è anche qualcosa di più di "un po'". E così, abbozzando, non riesco a spiegare se non a me stessa e a queste pagine (e peraltro in modo criptico, mi rendo conto), perchè a volte mi faccia soffrire.
C'è da dire che qualche volta mi piacerebbe anche essere rassicurata, anche sulle cose banali, magari con qualcosa di diverso da un motto ironico.
Ci sono giorni in cui mi dico che certe cose non andrebbero spiegate, andrebbero capite senza bisogno di parlare. A pelle. Sovente mi fa arrabbiare che questo non avvenga, perchè penso che le cose dovrebbero veramente andare in questo modo, tra persone che si amano. La mia sedicenne interiore che si nutre di romanticherie è molto daccordo con questo punto. La trentasettenne esterna invece mi ripete che sono troppo egocentrica. Che stronza!
Mi dico che a volte ci sono cose più importanti di "me stessa" da considerare. Che ci sono difficoltà che vanno affrontate con maturità, evitando di appesantirle ancora di più con problemi inesistenti o aspettative che si realizzano solo nei libri del romanticismo tedesco.
E abbozzo. Lo faccio col cuore, davvero, con convinzione. Ma mi spaventa. Mi spaventa perchè ho paura che prima o poi abbozzare per "un bene superiore" non mi basterà più. E che quando questo avverrà, forse sarò arrabbiata per averlo fatto. E che la mia rabbia possa trascinarmi con se dentro un vortice di recriminazioni dal quale è difficile uscire intatti.
Certi momenti devo mordermi la lingua... perchè il mio istinto, la mia natura polemica, mi porta a non accettare di tacere e lasciar perdere. Sono cresciuta con persone che cercavano (senza successo) di insegnarmi l'umiltà. Ma io non sono umile. Non mi sento umile, non mi piace lasciar correre. Però contemporaneamente sono insicura su certi aspetti, il che fa a cazzotti con la mancanza di umiltà. E finisco per sembrare una vittima. Altra cosa che non sono.
Odio mostrarmi debole. Però mi rendo conto che in certe circostanze lo sono, e che non sempre è giusto spronare alla carica le persone nei momenti di difficoltà. A volte bisognerebbe semplicemente sedersi accanto a loro e dire "ok, tranquilla, sono qui". Mi piacerebbe una volta essere capita,capita davvero, invece che essere sempre quella che capisce (o che ci prova, davvero con tutta se stessa).
Certo, sono madre, fa parte del pacchetto.
Ma non sono solo madre. sono anche una donna, una moglie, una persona che prescinde dai suoi ruoli e che ha un nucleo, un essenza, un'anima, chiamiamola in qualunque modo, che va protetta, nutrita.
Dicevamo una volta con una amica, che crescere significa diventare madri di noi stesse. Quindi dovrei essere in grado di proteggermi e nutrirmi da sola, senza ammorbare il mio prossimo coi miei bisogni, specie se ci sono anche altri bisogni, non miei, da considerare e tenere presente.
Bene, allora singifica che il mio cammino non è ancora giunto ad un punto di svolta. Perchè sono debole, a volte, e ho bisogno di essere rassicurata.