1989. Cambio tra la quarta e la quinta ora. Classe IV C.
Sharon e Giada mi si avvicinano con fare cospiratorio
- Andre, martedì c'è il compito di inglese...
- Si lo so - (che palle, ancora con 'sta storia, penso io.)
- Dovresti vedere se riesci a farlo spostare....
- No, dai, tutte le volte....
- Si, dai, provaci, se ci vai tu ti dice di si... - le due mi fanno gli occhietti supplicanti
- Ma ora arriva la prof di mate... - tento, senza alcuna speranza
- No, ma glie lo diciamo noi che sei dalla Franza
Vabbè, vado. L'orario in corridoio mi dice che la prof in questione è in seconda. Busso, e apro la porta quel tanto che basta per infilarci dentro la testa.
- Ah ehm, salve prof! - esordisco con tono squillante.
Lei non alza nemmeno gli occhi dal registro. Dal silenzio attonito della classe indovino che sta scorrendo i nomi dell'elenco per sentire qualcuno. Faceva sempre così. Entrava in classe e iniziava a dire "sentiamo" ancora prima di sedersi alla cattedra e togliersi il cappotto. Il risultato erano una ventina di amebe mezzo sciolte sotto il banco, tutte intente ad allacciarsi le scarpe o a sgranare improbabili rosari.
- Non se ne parla nemmeno. - mi dice seria seria.
Ridacchio. - OK prof, ci ho provato...
- Grazie, Andretta è un piacere lavorare con te.
Richiudo la porta e torno in classe, ancora sghignazzando tra me e me.
UN MESE DOPO
Sharon e Giada mi si avvicinano con fare cospiratorio
- Andre, martedì c'è il compito di inglese...
- Si lo so
- Dovresti vedere se riesci a farlo spostare....
- No, dai, tutte le volte....
- Si, dai, provaci, se ci vai tu ti dice di si...
- Cosa ve lo fa pensare? E poi ora arriva la prof di mate...
- No, ma glie lo diciamo noi che sei dalla Franza
Mpf. Che palle, 'sta pantomima ogni volta che c'è il compito in classe di inglese. Vabbè, riproviamoci. Torno nella stessa seconda. Ribusso, riapro, riinfilo la testa
- Prof, buongiorno! - sempre voce squillante, grande sorriso.
- Oh, Andretta, ti stavo aspettando....
- Ehm, si, immagino... dunque?
- La risposta è la stessa dell'ultima volta...
Ma svatolta non posso tornare in classe con un niente di fatto. Apro del tutto la porta ed entro. I pivelli di seconda mi guardano perplessi. Come oso?
- No prof per piacere. Non mi dica ancora di no...
- Senti, non è che tutte le volte potete chiedermi di rinviare il compito, insomma, devo valutarvi.. poi arriva la fine dell'anno e non ho abbastanza voti sul registro...
- Prof la prego. Le compagne stavolta mi si mangiano viva. Un giorno, dai, che le costa?
I pivelli sgranano gli occhi. Chi è questa temeraria che si permette di parlare a QUESTA prof severa ed anziana in quel modo, con quella confidenza????
Lei sbuffa, ma si vede che è divertita. Apre il registro di quarta. Sorrido, la battaglia è vicina ad essere vinta. Faccio un paio di passi verso la cattedra e mi porto alle spalle della prof. Allungo un ditino, come casualmente, per indicarle il giorno....
- Va bene, allora mercoledì. Ma, Andretta... - mi guarda severa, ma io lo so che fa solo finta - ...proprio perchè sei tu!!!
Sorrido. - Lo so, prof. E' per questo che spediscono sempre me... Grazie, eh?? Grazie mille, sul serio, mi ha salvato la vita!!
Lei sorride a sua volta e mi fa l'occhiolino. Con la coda dell'occhio vedo due o tre pivelli che, schiuma alla bocca, cascano per terra in preda alle convulsioni. Questa prof che distribuisce 4 come patatine fritte, nella cui classe non vola mai una mosca, e se per caso ci fosse una mosca vera volerebbe in silenzio.... fare l'occhiolino ad uno studente??? In fondo li capisco, poveri pivelli. Anche io ho avuto una reazione simile una volta, in prima, quando una ex allieva è venuta a trovarla e - sotto 22 paia d'occhi costernati - le due si sono prese sottobraccio e si sono esibite in una perfetta imitazione di Stallio ed Ollio. Allora non capivo, ma ora si.
Esco dalla classe col mio trofeo, un inutilissimo giorno di proroga x il compito in classe, e mi domando come io abbia mai potuto avere timore o soggezione di questa donna gentile.
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Oggi saluto la professoressa Corinna Franzini, che prematuramente ed improvvisamente, sabato pomeriggio ci ha lasciati per proseguire il suo viaggio senza l'inutile fardello del corpo col quale mi ha insegnato l' inglese per 5 anni. Se la mia anima impaziente non deve attendere mesi e mesi che i suoi libri preferiti vengano tradotti, è tutto indubbiamente merito del suo lavoro.
Prof, faccia buon viaggio.