martedì 13 marzo 2007

I FIGLI IMPERFETTI


Sono rimasta colpitissima dalla notizia di cronaca di qualche giorno fa, relativa ad un bimbo abortito per una sospetta grave malformazione che una volta fuori dal corpo della madre si è rivelato sano e vitale. Troppo poco perchè alla 23ima settimana di gestazione, potesse sopravvivere alla vita extrauterina.


 


La notizia diceva che la malformazione che ha fatto scattare la decisione di aborto terapeutico era solo sospetta, e che la madre (io di solito scrivo questa parola con la M maiuscola) non ha voluto sottoporsi ad ulteriori accettamenti, ma ha deciso di eliminare il possibile problema immediatamente.


 


Io non voglio entrare nel merito della singola decisione di questa donna (altra parola che mi capita di scrivere con la lettera grande), perchè naturalmente non mi sogno nemmeno di pensare che i giornali abbiano riportato la storia intera e con tutti i suoi particolari.


 


Ma mi sovviene una riflessione amara, che già da tempo mi frulla ogni tanto nella mente, fin da quando, all'inizio della mia altra gravidanza (ehi, lo sapete tutti che ho un figlio di quasi 7 anni???) ho cominciato a frequentare un famoso forum di genitori.


 


Sembra che gli adulti di oggi siano sempre meno "adatti" a fare i genitori. Non trovo un temine migliore. Sembra che si faccia fatica ad incastrare un figlio nella nostra vita confusionaria e convulsa e che, ancora più di questo, non si sia più disposti a fare sacrifici o a rinunciare a nulla. Pretendiamo tutto senza rinunciare a niente, in base - mi viene da dire - a quello stesso assunto che porta un adolescente ad accoltellare la sua fidanzatina nel cortile della scuola nel momento in cui, a 15 anni, riceve il primo no della sua vita, e non sa gestirlo.


 


Lo stesso per mamme e papà... figli si, ma non si rinuncia a niente. tutto deve avvenire nel modo più indolore, più asettico possibile, senza scossoni. Deve dormire, altrimenti lo si impasticca. Deve mangiare, altrimenti lo si impasticca. Non deve piangere troppo, altrimenti lo si impasticca. Perchè gli adulti hanno la loro vita da mandare avanti, persone da vedere, corsi da frequentare, e una inezia come un figliolo che piange la notte non può sconvolgere tutti i programi.


 


E quindi via con le scorciatoie, con le cure mediche anche quando non necessarie (gli ultimi psicofarmaci per curare una malattia che non siamo nememno sicuri che esista sono stati autorizzati alla vendita in Italia da pochi giorni), via coi sonniferi a 15 gg di vita, via con qualunque cosa che ci consenta di mantenere stabile l'equilibrio della nostra vita come quando non avevamo nessun figlio.


 


Oppure, l'esatto opposto. Nel momento stesso in cui un figlio arriva, non si pensa ad altro, non si fa altro, non ci si occupa di altro che di lui. Si ribalta tutta la propria vita perchè non gli manchi niente, perchè non pianga, perchè non abbia mai nememno il tempo di desiderare qualcosa prima che noi glie lo forniamo di nostra iniziativa. Tutti tesi a non far mancare nulla, tutti protesi verso l'oggetto principe del nostro amore e della nostra attenzione... fino a sfinirci... fino a non poterne più...


 


Un figlio malato, in questo contesto? Impensabile. Inammissibile. Inaccettabile. Chi lo vorrebbe un giocattolo rotto? I giocattoli si comprano integri, e se sono rotti si rimandano indietro e ce ne si fa fornire uno funzionante. Non siamo più in grado di metterci in secondo piano, dobbiamo essere sempre noi gli egocentrici protagonisti, avere tutto quello che vogliamo, esattamente come lo vogliamo, nel momento stesso in cui lo vogliamo. E se i l bambino è Down, spiacente, ho tante cose da fare nella mia vita, non posso occuparmene.


 


Io nonso che tipo di madre sono, o come mi vedono dall'esterno. Io ho fatto e faccio del mio meglio, e mi sento anche piuttosto presuntuosa in argomento.


 


Si.


 


Perchè mi sono messa in discussione, e ho fatto quello che nessuna delle mamme che conosco ha mai fatto, e che considero indispensabile alla nascita di una madre. Ho letto tutto quello che potevo sulla pedagogia e la psicologia dell'età evolutiva. Ho studiato, ho imparato la teoria, me ne sono impadronita e l'ho padroneggiata.


 


E quando ho avuto davanti a me un figlio vero, un figlio in carne ed ossa, ho fatto l'unica cosa che mi è parsa sensata: ho preso tutta la mia teoria, e l'ho bruciata. E ho cominciato a confrontarmi con la realtà.


 


Scusate per lo sfogo, ne avevo bisogno.


 


A.

7 commenti:

  1. mi hai fatto venire i brividi per tutto quello che hai scritto... hai proprio ragione! non sono madre ma sono molto vicina alle problematiche che porta un figlio.... non ho parole!
    ciao
    xa

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  2. credo di non essere vicina alla maternità ( ;))) ) ma effettivamente hai ragione: essere genitori è difficile, i miei sono stati davvero bravi, e io so già che avrò difficoltà a rinunciare a tutte le mie libertà per qualcuno. Ma so anche che lo farò.

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  3. Tra i miei amici ho vari esempi "genitoriali" ...
    La mamma "figlio centrica" che ha deciso di vivere in funzione della piccola ...
    La mamma stressata perchè la bimba non fa la cacca da 3 giorni, o non finisce il latte ...
    La mamma tranquilla e rilassata e severa al punto giusto, alla quale spero un giorno di assomigliare ...

    Non so come sarò nel ruolo di mamma ... ma sicuramente non mi fermerei alla seconda ecografia per decidere sulla vita di mio Figlio !

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  4. nessuna delle mamme che conosci fa come te? siamo proprio messi male..!
    comunque sui forum si trova della gente assurda. mi hanno messo talmente tanta ansia che ho smesso di frequentarli, senza rimpianti di sorta, dopo tre giorni. addirittura c'era una che voleva ascoltare il battito alla sesta settimana col coso della pressione. un covo di pazze isteriche.

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  5. No, dai, ma che forum frequantavi???? :-O

    Io mi trovavo anche abbastanza bene a dire il vero, ho anche mantenuto una amicizia.

    PErò certe cose che leggevo mi facevano accaponare la pelle!

    :-D

    A.

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  6. Ah è bellissimo il tuo blog! io ho 27 anni, ero una di quelle che "madre io?? MAI!!". Eppure adesso ho cambiato idea. Sinceramente sono un filino terrorizzata...all'idea del mondaccio in cui un giorno alleverò mio figlio. Però ho sempre pensato, come dici tu, che tanta di quella teoria di cui si parla è assolutamente superflua. A fare la mamma si impara più che altro con la pratica e ascoltando le esperienze altrui, io credo...

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