giovedì 7 maggio 2009

NULLA E' COME SEMBRA. L'AMORE SBAGLIATO DI CINDY


Cindy attendeva nella camera nuziale, come ogni sera, che il Principe, suo marito, facesse ritorno. Guardandosi allo specchio doveva ammettere che era stufa di aspettare.

 

Si era stufata quasi subito, in realtà.

 

Lei ed Edoardo si erano sposati dopo essersi visti praticamente una sola volta. Certo, in quell’unico incontro, quella magica sera, era stato tutto meravigliosamente perfetto. Il salone, le dame riccamente vestite, l’atmosfera gioiosa…. La musica, la danza, ed il suo splendido cavaliere, bello da non credere e gentile da far girare la testa… tutto talmente perfetto da farle dimenticare il tempo che passava, le promesse fatte. Quando aveva scoperto, solo il giorno successivo, che lei, proprio lei, era la sposa che lui aveva scelto era stata la realizzazione di tutti i suoi sogni più segreti. E dopotutto, nei sogni non parlano forse i nostri più profondi desideri?

 

Dopo la vita triste che aveva condotto fino a quel momento, non c’era certo da stupirsi che avesse abbracciato l’idea di abbandonare la casa paterna e di buttarsi nella nuova vita con tutto il cuore e con tutta l’anima. Non aveva mai conosciuto la sua mamma, e la sua casa, un tempo ricca di amore e gioia, era diventata un posto decadente e triste dopo la prematura morte del padre. La sua nuova madre e le sorelle che essa aveva portato con se’ avevano scioccamente sperperato il patrimonio che suo padre aveva costruito per lei, infarcite com’erano di progetti di grandezza e magnificenza. Erano le sue sorelle, ad essere destinate ad un grande matrimonio. Erano loro che avrebbero dovuto sposare un nobile e riportare la famiglia agli antichi fasti. La loro madre le aveva istruite fin dall’infanzia nel canto, nel portamento, nella conversazione e nell’arte di sedurre sottilmente facendo moine e mossette, ma quelle due – Cindy sorrideva malignamente tra se ripensandoci – mancavano completamente di quella grazia naturale e di quella gentilezza che avrebbero attratto un buon partito (o anche uno cattivo, a questo punto) anche senza tutte le materne istruzioni.

 

Invece, erano rimaste zitelle ed era stata lei a fare il grande passo. Lei, piccola e delicata come un bucaneve all’apparenza, ma in realtà forte per la vita che aveva dovuto sostenere dopo che tutta la servitù di casa era stata licenziata a causa del rovescio di fortuna.

 

E così, Edoardo l’aveva scelta, dopo averla vista per pochi minuti. Dopo un solo walzer. Certo, bisogna ammettere che Cindy aveva un po’ barato, quella sera. Il suo vestito, le sue scarpine, i gioielli che indossava, tutto era frutto di una sapiente mescolanza e di un’arte antica e potente. Ma lei pensava di meritarsi un po’ di serenità e di amore, dopotutto.

 

E, se vogliamo essere sinceri. I primi tempi della vita a Palazzo erano stati meravigliosi. Il Re gongolava visibilmente, Edoardo era pieno di attenzioni, la servitù la onorava come una principessa. Le giornate passavano tra cavalcate, feste danzanti ed eleganti thé con le dame di corte, che adoravano la nuova giovane sposa del Principe e bramavano il momento in cui avesse dato un erede al regno. Era più di quanto avesse mai sperato nella sua breve ma difficile vita.

 

Ma il sogno, purtroppo, era svanito presto. Edoardo aveva cominciato inesplicabilmente ad allontanarsi da lei. Poco per volta, lentamente… ma inesorabilmente. Una battuta di caccia, un viaggio diplomatico, un affare all’estero. Certo, gli impegni dell’erede al trono erano pressanti, ma Cindy aveva cominciato a pensare che lui le stesse lontano di proposito. Oh, quando c’era, era lo stesso di sempre. Amorevole e premuroso. Solo che non c’era quasi mai. “Passa più tempo con il suo consigliere che con me” pensava con stizza.

 

Ed infatti anche ora, guardando dalla grande finestra ovest della camera che dividevano, poteva scorgerlo nel punto più remoto del giardino, mollemente appoggiato alla balaustra che dava sul lago, mentre parlava animatamente con Rodrigo. Invece di tornare a casa. Invece di adoperarsi perché la discendenza reale fosse assicurata. Quello, era un altro punto dolente. Di questo passo, non avrebbero mai avuto un figlio.

 

 

* * *

 

La serata era magnifica. Il sole calava lento dietro l’orizzonte tingendo di arancione il cielo e le poche nuvole che lo punteggiavano. Edoardo non si stancava mai di guardare lo spettacolo del tramonto. Il crepuscolo era sempre stata la parte della giornata che preferiva. Almeno, fin quando non aveva cominciato a significare che era ora di rientrare a palazzo ed assumere il suo ruolo di marito. Tra i tanti che aveva, era il più difficile.

 

- E’ ora che io torni da mia moglie - disse con un filo di tristezza nella voce

 

Rodrigo, suo consigliere ed amico, non rispose. Sapeva che Edoardo aveva ragione. Tuttavia non riusciva a sopportare la pena e l’angoscia che gli leggeva in volto. Rodrigo riusciva a considerarsi quasi fortunato, di tanto in tanto, ma vedere Edoardo sofferente era qualcosa cui non si sarebbe abituato nemmeno in cento anni.

 

-  Dovresti, si. E’ tardi. Scommetto che ci sta guardando dalla finestra degli appartamenti reali.

 

Edoardo si voltò istintivamente verso le finestre della camera nuziale, sorrise mestamente e si alzò. Passò accanto a Rodrigo mentre con passo malcerto si dirigeva verso il palazzo, e gli sfiorò la spalla con la mano, impercettibilmente. Colto da un impulso improvviso, Rodrigo lo afferrò per il braccio.

 

-  Edoardo, non posso vederti in questo stato. Basta, non si può andare avanti così.

 

Edoardo ebbe un moto di stizza e si liberò violentemente della stretta. Un gruppo di passeri, spaventati dal movimento repentino, si librò in volo facendo frusciare le fronde della quercia sotto la quale Rodrigo si trovava seduto.

 

-  Smettila, d’accordo? Siamo in mezzo al giardino. Sai come la penso. Abbiamo già corso troppi rischi, troppe stupide azioni avventate. E’ un miracolo che non siamo sulla bocca di tutti. Non voglio fare di nuovo questo discorso, mi hai capito bene? – la voce di Edoardo era rude. Ma poi aggiunse, con più dolcezza – Non voglio litigare di nuovo con te.

 

Rodrigo si scostò, lo sguardo basso.

 

- Come desideri, mio Principe – rispose.

 

Edoardo rimase colpito dalla nota di rassegnazione che colse nella voce di Rodrigo. Lo conosceva meglio di chiunque altro. Anzi, entrambi si conoscevano l’un l’altro meglio di chiunque altro. Erano stati amici da bambini, avevano giocato insieme prima, cavalcato insieme poi. Erano stati inseparabili. I due baldi cavalieri, li chiamavano le balie e le serve di palazzo, che non mancavano mai di notare quanto fosse bello l’uno e quanto sembrasse triste l’altro. Rodrigo era sempre stato il più malinconico dei due, fin da piccolo. Forse perché aveva raggiunto la piena consapevolezza di se prima del suo compagno, ed aveva capito, fin da subito, fin da bambino, che questo avrebbe portato ad entrambi solo sofferenza. Aveva un animo gentile e sensibile, poetico, ed in un mondo dove gli uomini non piangono, molte volte si era dovuto nascondere per non disonorare suo padre – il generale dell’esercito reale - con delle lacrime improvvise. Nessuno l’aveva mai scoperto: era maestro di camuffamento, e se decideva di non farsi trovare, nessuno lo avrebbe trovato. Aveva sempre vissuto così, nascondendosi. Fino alla volta in cui Edoardo, avevano entrambi 15 anni, l’aveva seguito e scorto.

 

Allora, non avevano più potuto esserci segreti tra loro. La consapevolezza di uno era diventata quella dell’altro, e le lacrime di uno avevano bagnato il viso dell’altro, che pure aveva gli occhi asciutti. Avevano continuato ad essere inseparabili, benché una volta diventati adulti avessero dovuto trovare un motivo plausibile per esserlo. E così Rodrigo era diventato il Primo Consigliere del Principe. Una scusa perfetta.

 

Edoardo sapeva quanto costasse a Rodrigo la situazione che si era creata dopo il suo matrimonio con Cindy. Era stato, brevemente, quasi felice con lei. Non che l’amasse, chiaramente, ma la sua compagnia era piacevole, la conversazione brillante, e la vita di palazzo aveva avuto una svolta mondana, nei primi mesi dopo il matrimonio. Questo, unito alla necessità di procurarsi una discendenza, aveva allontanato temporaneamente Edoardo da Rodrigo in un modo che Rodrigo aveva accettato in silenzio, consapevole ancora una volta del suo ruolo e del suo posto nel mondo.

 

Per questo, gli parlò con più gentilezza.

 

-  Rodrigo, cosa vuoi che faccia? Di nuovo, cosa vuoi che faccia?

 

L’espressione di Rodrigo era dolce, ma il suo tono duro, deciso.

 

- Diglielo. Edoardo, diglielo, e che sia finita. Se dobbiamo andar via, andremo. Ma ti prego, ti prego, basta!

 

Edoardo tacque. Quante volte aveva pensato di farlo! Ogni giorno, si era figurato la situazione, aveva ricercato il momento giusto, aveva persino pensato alle parole, alle frasi, più adatte perché lei comprendesse. Parlare con il Re non era neppure lontanamente proponibile, però forse Cindy… ma detestava l’idea di farle del male. Sapeva quanto aveva già sofferto.

 

-  Non posso. Sai che non posso. Le mie responsabilità non me lo consentono. Senza contare che ucciderei mio padre.

 

Rodrigo sorrise. Come aveva fatto molte altre volte nel corso della loro lunga amicizia, abbozzò, quasi senza lottare.

 

- Lo so - disse – lo so da sempre, fin da bambini. Il regno, tuo padre, l’amore del popolo… tutto viene prima, sempre prima di me.

 

Edoardo rimase stupito da quella frase. Ma poteva capire il punto di vista di Rodrigo. Tuttavia rispose:

 

- Non è così. Non di te. Queste cose vengono prima di ME.

 

* * *

  

Cindy stava alla finestra. Aveva guardato i due parlare, ed il loro dialogo le era sembrato stranamente accorato. Improvvisamente, i loro sguardi, la postura, il modo in cui si voltavano uno verso l’altro parlando, le parvero avere un loro nascosto significato. Ancora di più, le sembrava importante il modo in cui non si guardavano, o non si voltavano l’uno verso l’altro ma piuttosto nella direzione opposta, come per allontanarsi, ma senza riuscire a farlo. Un significato che, tutto d’un tratto le sembrava terribilmente semplice. Quasi ovvio. Si chiedeva come avesse fatto a non capire. Le battute di caccia, i viaggi, il tempo passato insieme… Doveva essere stata cieca, per non vedere quello che aveva davanti agli occhi.

 

Balzò via dalla finestra, come se bruciasse. Era disorientata e confusa. Aveva percepito la verità che si celava dietro le apparenze, e la stanza aveva cominciato a vorticare attorno a lei, minacciando di farla cadere sul pavimento. Chiuse gli occhi tentando di riprendere il controllo. Si chiese come si sarebbe dovuta sentire. Offesa, umiliata… tradita?

 

La verità era che si sentiva sollevata. Sollevata nel comprendere, finalmente, che la ragione della freddezza di suo marito nei suoi confronti, in fondo, non dipendeva da lei. Che non ne era la causa. Che c’erano ben altri motivi, motivi con i quali lei non aveva nulla a che fare. Si era tormentata notti e notti domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lei, perché Edoardo dividesse così raramente il talamo nuziale. Si era chiesta se lui la trovasse brutta, bisbetica, poco desiderabile.

 

Cindy era una ragazza molto giovane, dopotutto. Non aveva la superbia delle sue sorellastre ne l’ambizione della sua matrigna, ma sentirsi attraente faceva parte dei suoi desideri come di quelli di qualunque altra giovane donna. Vedere che suo marito, il suo bellissimo e perfetto marito non la desiderava, le aveva procurato un dolore profondo… ma, si rendeva conto ora, non era il cuore spezzato che doleva, piuttosto l’orgoglio ferito. Aveva amato Edoardo più per quello che lui rappresentava che per se stesso. Un deplorevole comportamento… che tuttavia ora le concedeva di pensare ad una soluzione piuttosto ardita.

 

Era tutto considerato un gran sollievo, invece che una pena, rendersi conto di come stavano realmente le cose.

 

Si guardò allo specchio e sorrise a se stessa.

Aveva subito per anni i desideri di suo padre, da bambina, della matrigna e delle sorellastre da ragazza, e ora, da donna non sarebbe rimasta in balia di un uomo che non poteva amarla.

 

Avrebbe preso in mano la situazione. Era stupita di se stessa, della sua decisione e della rapidità con cui l’aveva presa.

 

Quando Edoardo entrò nella camera, stava ancora sorridendo.

 

- Mi sembri di ottimo umore, stasera, moglie mia – disse Edoardo sforzandosi di apparire allegro.

- Lo sono, in effetti, mio caro. – disse lei – Questa sera, guardando fuori dalla finestra verso il giardino, alcuni pezzi del mosaico della mia vita hanno trovato improvvisamente il loro posto.

 

Guardando verso il giardino. Edoardo ebbe un moto di terrore. Cosa aveva visto? Era possibile che avesse intuito?

 

- Me ne rallegro… - disse, prudente.

- Devi, perché riguarda anche la tua vita. – Cindy era sempre più sorridente e si sentiva sempre più audace – Ma prima vorrei farti una domanda. E’ una domanda molto importante, dunque ti prego di pensarci attentamente. Non credi che tra marito e moglie non dovrebbero esserci segreti?

 

Edoardo era costernato. Temeva che Cindy avesse capito più di quanto fosse prudente che capisse, e tuttavia non comprendeva appieno dove volesse arrivare con questo discorso, che prometteva di essere piuttosto complicato. La guardò ansiosamente, in attesa che lei chiarisse.

 

- Io non sono stata una buona compagna, per te, Edoardo.- proseguì Cindy - Credimi, mi dispiace infinitamente. Ho fatto di tutto per essere all’altezza del mio ruolo, ma purtroppo stasera devo confessarti di averti nascosto un segreto.

 

Edoardo era sempre più perplesso, e aveva un’idea sempre meno chiara di quello che stava succedendo. Allora non era il suo segreto che Cindy aveva in qualche modo percepito? Era un segreto d’altra natura, un segreto che riguardava lei? Che tipo di segreti poteva celare la giovane principessa, che era costantemente vegliata da schiere di servitrici e guardie di palazzo?

 

-  Cindy, mia carissima Cindy, non c’è cosa che tu non possa dirmi o che io non possa perdonarti

- Lo so. Tu sei buono e tollerante con me. Per questo ho deciso, pochi minuti fa, proprio mentre tu parlavi con Rodrigo – e qui, Cindy si concesse una breve pausa, sperando che risultasse d’effetto – che non posso più nasconderlo. Edoardo, io sono innamorata di un altro uomo.

 

Un fulmine a ciel sereno. Edoardo non poteva credere a quello che stava succedendo li, tra le pareti della sua propria camera da letto. In meno di mezzo minuto, tutta la sua vita aveva subito un cambio di direzione imprevisto quanto repentino e totale. Cindy innamorata di un altro? Come poteva essere?

Il suo sguardo era di ghiaccio. Ma lei sapeva che anche per lui il sollievo era molto superiore al dolore.

 

- Ma… cosa significa? Come? Chi…?

- Mio caro marito, questo non ha molta importanza, non credi? Oh, mi dispiace, mi dispiace. Ma credimi, non è colpa tua. Tu sei stato un marito premuroso ed affettuoso… e so che… so che sei stato anche un marito fedele, per quanto hai potuto. Ci siamo affrettati a sposarci, ed ognuno di noi due aveva dei validi motivi per farlo, ma non credo di sbagliare se dico che nemmeno per te, questi motivi comprendevano l’amore nei miei confronti.

- Cosa dici? Come ti viene in mente che io…. – Edoardo era talmente abituato alla necessità di nascondersi, che recitò la sua parte istintivamente.

- No, Edoardo, no. Ti ricordi? La domanda che ti ho fatto? Non sarebbe infinitamente meglio se tra noi due non ci fossero più segreti? Mai più? Di nessun genere?

 

Edoardo restò un momento in silenzio. Era forse questa l’occasione che aspettava? Era giunto il momento di fare quello che Rodrigo gli chiedeva ormai da molti anni? Rivelare finalmente la verità ed essere libero? Cindy lo stava incitando a farlo? Quanto sapeva? Quanto aveva capito? Edoardo decise in un attimo… ma non ebbe il coraggio di andare fino in fondo.

 

-  Quello che dici è vero, Cindy. Mi duole ammetterlo, ma è così.


Non aggiunse altro. Cindy contava proprio su questo. Era arrivata al punto che desiderava. La parte difficile veniva adesso.

 

- Bene – disse, ed Edoardo si chiese come facesse una donna il cui marito le aveva appena confessato di non amarla ad apparire tanto serena – ti ringrazio per la tua sincerità. So quanto ti sia costato ammetterlo. Sono molto lieta che abbiamo finalmente avuto modo di chiarire questa spiacevole situazione. Più che lieta. Ne sono felice. Ad essere sincera, sono talmente euforica, mio caro Edoardo, penso che uscirò, questa notte. Andrò via dal palazzo, forse andrò a trovare le mie sorelle nella mia vecchia casa. Soltanto per una notte.

-  Ma, Cindy – rispose Edoardo perplesso – a quest’ora, così, improvvisamente… ah, capisco. Vuoi andare da lui? Dal tuo innamorato?

-  No, no mio caro. Non sono tanto avventata. Tuttavia ho bisogno di allontanarmi per un po’. Non ti nascondo però che mi rincresce di lasciarti solo così tutto d’un tratto, dopo una tale difficile conversazione. Quindi avrei pensato… - e qui lo sguardo di Cindy si accese, e il suo tono si abbassò mentre lo guardava intensamente – che forse potresti chiedere a Rodrigo di restare con te, per questa notte.

 

Edoardo era senza parole. Cindy andava via e gli proponeva di cercare la compagnia di Rodrigo? Cindy che aveva guardato dalla finestra e li aveva visti discutere solo pochi minuti prima? Cindy, che con quello sguardo, ora sembrava voler dire più di quanto le sue labbra pronunciassero?

 

Edoardo improvvisamente capì. Cindy sapeva. Li aveva visti parlare, forse aveva sentito qualche parola arrivare dal giardino, ed aveva capito. Conosceva il suo segreto. Il loro segreto. Il segreto del Principe e del suo Consigliere. Il segreto inconfessabile che lo aveva tenuto sveglio, notte dopo notte, nel timore di venir smascherato e nel dolore di non poter scegliere la vita che voleva condurre. In un momento, tutto era rivelato. Ma forse, per quanto incredibile apparisse, non tutto era perduto.

 

-  Non essere spaventato, Edoardo. – Cindy parlava con gentilezza, e con un sorriso quasi materno, come di chi avesse scoperto un bambino a rubare nella dispensa, ma non intendesse punirlo - So che ora lo sei, e lo capisco. Ma provvederò ad uscire senza essere vista, per evitare le chiacchiere. E mi assicurerò che questa ala del palazzo resti immersa nel più assoluto riserbo, da ora in avanti. Nessuno – Cindy sembrava faticare a scegliere le parole – nessuno potrà sapere chi dorme in questa stanza, né quando. Mi comprendi, mio caro marito, mio dolce Principe?

 

Cindy non credeva alle sue stesse parole, all’audace soluzione che aveva ideato nei soli pochi minuti che ad Edoardo erano occorsi per salire attraverso il giardino fino agli appartamenti reali. Nemmeno mentre udiva se stessa pronunciarle, poteva credere di essere proprio lei, a parlare. Per parte sua, Edoardo era talmente sconvolto da apparire quasi paralizzato, come congelato, sospeso nell’istante in cui aveva compreso quel che Cindy gli stava proponendo. Un istante che gli appariva eterno.

 

- Cindy…

- Sssh, marito mio, sssh. Non c’è bisogno di aggiungere nulla. La nostra vita continuerà come sempre. Solo che invece di avere segreti tra noi, ne condivideremo uno. Uno molto importante. Non credi anche tu che sia la migliore soluzione, tutto considerato?

 

Edoardo credeva di si. Stentava ancora a crederci, ma lo credeva con tutto il cuore, lo credeva con tutta la passione con la quale, ora, avrebbe bussato alla porta del suo consigliere e gli avrebbe spiegato quali straordinari cambiamenti si erano prodotti nel giro di pochi, brevi minuti.

 

- Cindy, io non avrei mai creduto… nessun uomo… nessun uomo ha mai avuto fortuna maggiore di me nella scelta della propria moglie – disse Edoardo con voce spezzata.

 

Cindy sorrise, lo baciò sulla guancia ed uscì dalla stanza con uno svolazzo di seta, con un sorriso sulle labbra e con il cuore considerevolmente più leggero di quel che fosse soltanto un ora prima.

 

Percorse quasi correndo il corridoio, la scalinata, l’atrio del palazzo dando velocemente istruzioni alla servitù perché non disturbassero il Principe per nessuna ragione.

 

Volava, più che camminare, mentre si apprestava ad attraversare i cancelli che l’avrebbero portata definitivamente fuori dal palazzo, pur senza sapere al momento dove sarebbe andata. Si, tutto sommato, forse avrebbe fatto visita alla sua casa paterna. Un letto per lei, per una notte, ci sarebbe certamente stato. Forse avrebbe persino chiesto di dormire nella soffitta, come da bambina, circondata dai topolini bianchi che solevano farle compagnia quando era troppo triste per piangere e troppo stanca per dormire.

 

L’altro uomo era una scusa, naturalmente. E a dire il vero nemmeno troppo credibile. Cindy l’aveva semplicemente inventato, perché non desiderava che lui si sentisse colpevole o si vergognasse di se stesso. Le era sembrato il modo più semplice, anche se la loro nuova vita senza segreti era cominciata con una piccola bugia. Inoltre, desiderava ardentemente quella libertà che aveva intravisto per se stessa, nel momento in cui aveva capito il senso di quel che stava guardando in giardino. Edoardo era stato troppo sorpreso per soffermarsi a riflettere. Forse lo avrebbe fatto domani, o il giorno dopo, ma ormai ciò che andava detto era stato detto, e non si tornava indietro. Cindy non era innamorata di nessuno. Non ancora. Ma lo sarebbe stata, oh si. Lo sarebbe stata presto. E il regno avrebbe avuto un erede, anche se non necessariamente di sangue reale. La sua vita, per quanto si fosse infinitamente complicata, le sembrava ora quanto mai attraente, quanto mai ricca di promesse.

 

Mentre si apprestava ad uscire, il grande orologio della torre suonò l’ora del cambio della guardia. Cindy si fermò per lasciare passare la guarnigione che andava a dare il cambio a quella che aveva vegliato fino a quel momento. Era sempre stata affascinata dagli uomini in uniforme, ed anche la sua fascinazione per Edoardo la sera del ballo era in parte dovuta all’elegantissima alta uniforme che lui indossava per l’occaisone. Nel passare, si accorse che uno dei soldati che smontavano, uno tra i più giovani, voltava impercettibilmente il viso per guardarla con ammirazione, senza riuscire a trattenere un sorriso.

 

Cindy si voltò, e gli sorrise a sua volta.

6 commenti:

  1. Carina, opera tua?:D questa Cenerentola è di più larghe vedute di quello che potrebbe sembrare nel cartone;) baci

    RispondiElimina
  2. si, mi piace rimaneggiare le favole :D
    la cenerentola del cartone è una lagna!

    RispondiElimina
  3. Bella questa cenerentola padrona della sua vita finalmente!!!

    RispondiElimina
  4. Bello!
    Io resto fedele alla tradizione, ma tu hai un modo meraviglioso di elaborare variazioni sul tema.

    RispondiElimina
  5. ai grimm gli sarebbe venuto un colpo!!!!!
    Bella cinderella in chiave puffola! Io in realtà ho sempre sospettato che i due avrebbero avuto qualche brutta sorpresa, dopo un fidanzamento così lampo! eh eh eh! sarà che io e il capucci dal 95 al 2004 ci abbiamo pensato proprio bene bene!!!!!! ma sai? qualche sorpresuccia c'è ancora adesso però!!!!!
    ps: ai figli meglio la classica per adesso eh???

    RispondiElimina
  6. Beh... direi di si. Al piccolo soprattutto. ;) Quanto al grande, trovo che una fiaba o una storia "ben raccontata" sia di grande aiuto se vogliamo parlare di argomenti difficili come la tolleranza, la diversità in generale, e anche l'omosessualità, che è ancora purtroppo fonte di scherno e risatine. Il PG è ricettivo, fa un sacco di domande e mi da un sacco di spunti!!!!!!!!!

    RispondiElimina