giovedì 19 aprile 2007

ANCORA BOWLING IN USA


Complice una giornata di riposo che mi sono presa ieri, complici tutti i tg cui ho assistito mollemente adagiata sul mio quasi ex divano, ora so tutto, ma proprio tutto, sulla strage avvenuta in America ad opera di uno studente (ovviamente immigrato) che ha fatto, il conto è di ieri, 32 vittime.


 


Che l'orrore puro si sia impadronito di me, non ho bisogno di sottolinearlo. Che gli USA siano un paese di guerrafondai dove possedere armi è uno status sociale pressochè obbligatorio, pure è superfluo dirlo, come pure non ci sono necessità di ricordare con quale e quanta facilità qualsiasi cittadino può procurarsi con poca spesa e praticamente nessun problema una pistola, un fucile o finanche una piccola mitraglietta (per ulteriori referenze, consiglio la visione di Bowling at Columbine, di Michael Moore. Ma non se seiete deboli di cuore).


 


Ma alla mente mi sorge un'altra considerazione, se avrete la bontà di seguirmi. E' pur vero che questo ragazzo, questo studente, aveva la possibilità di procurarsi facilmente armi, cosa che ha puntualmente fatto. Ma PRIMA della POSSIBILITA'  di procurarsi le armi, ha avuto il DESIDERIO di farlo, la PROPENSIONE a utilizzarle, il DELIRIO di causare morte e distruzione.


 


Perchè?


 


E' facile incolpare la legge che consente con troppa disinvoltura di possedere e maneggiare armi (non che io sia favorevole, intendiamoci). Ma domandiamoci perchè, a fronte di una tale legge, tante persone VOGLIANO DI FATTO possedere e maneggiare armi. Questa è la domanda a cui fondamentalmente bisogna dare risposta, perchè una volta capito questo, forse, e dico forse, si potrà  in qualche modo agire.


 


E' lo stesso tipo di faciloneria con la quale, al di qua dell'oceano, si dice che i casi di anoressia tra le adolescenti sono colpa del mass media che propongono modelli di donna super-magra; è lo stesso tipo di faciloneria con cui si incolpano le discoteche del fatto che i giovani si ubriachino e si schiantino per le strade.


 


L'anoressia è una malattia mentale, della la quale il desiderio di magrezza e la dieta sono solo SINTOMI e non cause. Le ubriacature compulsive dei giovani (di recente pubblicazione uno studio che parla di questo fenomeno a partire dagli 11 anni in Italia) non sono colpa delle discoteche e non si risolvono chiudendo i locali alle 2.


 


E' la società in se stessa che va indagata, è il tipo di modelli che proponiamo (noi "adulti") ai giovani, è la qualità dei valori che propugnamo con ogni atto, pensiero, parola o azione che andrebbero smontati, analizzati, e rimontati nel verso giusto. Chiudere le discoteche, dire che le ragazze muoiono anoressiche x colpa di Kate Moss e le sue sorelle è come dare un'aspirina per abbassare la febbre a un paziente con la polmonite. Elimini un sintomo, e pensi di aver curato la malattia. Peccato che dopo 2 settimane il paziente sia in coma.



Ma questo è difficile, perchè significa che siamo NOI, tutti noi, in quanto compagine sociale, a doverci mettere sulle spalle una parte della responsabilità di quanto accade. Noi genitori, noi insegnanti, noi educatori, NOI, in quanto esseri umani. Molto più facile invece scaricare su "LORO", i mass media, i giovani senza valori, le leggi ingiuste... senza considerare che se i giovani sono senza valori è perchè nessuno glie li ha insegnati, che le leggi sono fatte dai nostri rappresentanti, e che i mass media ci danno quello che noi vogliamo vedere e sapere.


 


Stesso discorso vale per la legge USA sulle armi: certo, sono la prima ad essere convinta del fatto che una maggiore difficoltà nel procurarsi strumenti di offesa tanto efficaci diminuirebbe il numero di morti ammazzati. Ma gli studenti di Columbine sarebbero ancora vivi oggi, se i killer non avessero avuto le armi a loro disposizione? E quelli di quest'ultima strage?


 


Forse.


 


O forse i carnefici avrebbero solo trovato un altro modo per compiere i loro deliri, perchè il problema non sono i mezzi, ma le intenzioni. Ed è su queste che bisogna ragionare.

2 commenti:

  1. In gran parte sono d'accordo con il tuo discorso, ma su certe cose si potrebbe stare a parlare per ore.

    E' vero che le intenzioni sono quelle che contano di più, ma a volte serve anche limitare i mezzi a disposizione per attuarle.

    Specialmente quando si tratta di ragazzi molto giovani, le cui azioni spesso non sono proporzionate alle loro motivazioni.

    Se poi vogliamo parlare degli USA in particolare e della loro necessità di possedere armi, credo che Michael Moore abbia colto nel segno....gli americani hanno paura e sono diffidenti.
    E nonostante io abbia a che fare con loro tutti i giorni, ancora non mi riesce di capire tutte queste paure da dove nascono.....

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  2. bel post, da sottoscrivere quasi in toto.
    anche se non sono tanto convinta che i media ci rifilino solo quello che vogliamo noi... o la massa, per così dire.


    però poi ho visto il post sotto, e mi si sono sciolti tutti i pensieri di teneressa!! :-D

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