martedì 21 novembre 2006

UNA GIORNATA DI SPORT VERO.

Beh dopo il mio ultimo pessimistico messaggio, stavolta ho voglia di raccontare qualcosa di bello.


Domenica c'è stata una gara di judo. Il mio cucciolo ha cominciato quest'arte l'anno scorso, è ancora cintura bianca ma a sentire il suo maestro, promette (è uno che non molla mai...). Era la sua prima esperienza di competizione "vera". Ha vinto, ma il punto non è questo.


L'arbitraggio degli incontri aveva carattere educativo, pertanto non ci sono stati episodi di competitività esasperata o di scorrettezze neanche tra i ragazzi più grandini con cinture più alte.


L'organizzazione è stata tale per cui tutti i bambini (erano + di 200) hanno fatto almeno 3 incontri; tutti sono stati premiati con una medaglia (grossa come un DVD!) e le medaglie erano tutte uguali, senza indicazioni se si riferivano a un primo a un secondo o a un terzo posto. Le società hanno ricevuto una coppa, ma non sulla base dei risultati delle gare, bensì sulla base del numero di iscritti alla competizione.


I maestri giravano per i tatami incoraggiando i loro atleti. I più piccoli (soprattutto) sono stati riempiti di applausi e complimenti anche quando hanno perso. Consigli sono stati dispensati a tutti durante i combattimenti e a nessuno è stato negato un "bravo" anche dopo una sconfitta.


Ho visto più di un maestro confortare e abbracciare un bambino scoraggiato dalla sconfitta, per rimandarlo sul tatami col sorriso per l'incontro successivo.


Tutti si sono divertiti e alla fine anche la schiera di "terzi posti a parimerito" era eccitata e felie e fiera della medaglia scintillante.


Ad un certo punto lo speaker ha annunciato "l'incontro clou della giornata". Nel silenzio generale sono scesi sul tatami centrale due bimbi di 3 anni, per mano, con un sorriso spalancato di quelli che da adulto ti provocherebbe la lussazione della mascella. Si sono esibiti in un "incontro" che era più che altro una danza, una serie di manine e piedini arrotolati non si sa dove fino all'inevitabile scroscio di applausi finale.


I bambini sono andati tutti via felici, anche se avevano perso; il giorno del primo allenamento successivo alla gara, il maestro ha complimentato tutti in palestra, e ha indicato ad ognuno dove era stato bravo e dove avrebbe potuto migliorare.


Una giornata di vero sport. Al punto che mio figlio - che è un ragazzino tutto sommato competitivo a cui piace vincere - ha dichiarato candidamente che se è stato bravo, è stato merito dei suoi maestri che gli hanno dato buoni consigli mentre combatteva.


Cosa voglio di più?

4 commenti:

  1. ...si, io lo lascerei pure lì, ma...è la mia vita...più che altro dovrei cercare di svuotarlo...ma ora non mi va =)

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  2. Ola, Puffola... che piacere leggere questo insegnamento di vita, perchè lo sport fatto in questo modo è davvero un insegnamento di vita... Le sconfitte non sono mortificazioni ma occasioni per imparare e trampolini di lancio per riprovarci. Sempre.
    :o)

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  3. Queste sono le vere cose che riempiono il cuore!!!! Il mondo dello sport in generale dovrebbe attingere un po' di più dalla filosofia di chi insegna e pratica le arti marziali.
    Un baciottone mammapuffolafelice ;o))

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  4. Visto l'ultima frase: Un lucano?
    scherzo e ovviamente con battuta scontata.
    Mi piace questo post perchè rivedo la mia vita in famiglia qualche anno fa, M. che fa basket ed E. che fa atletica. Il papi era così orgoglione! I figli 'so piezz'e'core.
    :-D

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