lunedì 5 giugno 2006

La cessione delle armi.

E' come se avesse smesso di lottare, come se avesse perso interesse per la vita.


Mia nonna sta sempre peggio.


Non è malata, non ha il cancro, non ha l'alzheimer, ha un problema di gambe e un peace maker nuovo di zecca, che avrebbe dovuto risolvere i suoi probolemi di cuore. E l'ha fatto, a dirla tutta: il suo cuore è come nuovo.


Ma improvvisamente, come chi cede tutto di un colpo, ora non cammina quasi più, parla a stento, necessita di aiuto anche per le più basilari funzioni fisiche. Senza alcun motivo "medico" che possa giustificare un tale tracollo.


Prima ci provava, almeno. Ora, nemmeno più quello.


E' li seduta e attende.


Cosa attenda, è ben evidente a chiunque.


Io non so bene cosa provare.


So che sta morendo, è ovvio, e so che non può mancare molto. E' la mia nonna, mi ha cresicuta 10 ore al giorno in un tempo in cui le mamme lavoravano e gli asili erano sempre pieni. Vorrei ringraziarla per quello che ha fatto per me, ma la verità è che lei non ha mai creduto veramente in me, non mi ha mai considerata (a torto e per sciocchi motivi) una "brava ragazza", mi ha sempre controllata, non mi ha mai dato fiducia. Ha violato ripetutamente la mia privacy;  quando ero più giovane teneva il conto dei miei cicli mestruali per assicurarsi che io non fossi incinta (sbagliando, spesso!), leggeva i miei diari privati. Mi seguiva. Non mi diceva brava per i risultati scolastici, ma mi indicava quelli che erano stati più bravi di me. Non si fidava mai della mia parola. Sei una donna, mi diceva, e le donne sono tutte puttane. Te compresa?, le domandavo. Ne scaturivano furibonde litigate


Sono arrivata a odiarla, davvero, in certi momenti, durante l'adolescenza.


Ma la verità è anche che ha sacrificato metà della sua vita per "tirarmi su", trasferendosi alla mia nascita da un'altra città, rischiando la rottura con suo marito (che non voleva saperne di lasciare Torino), abbandonando la sua vita, i suoi amici di sempre, per venire qui, a dar retta a una cosina di 20 giorni con patelli da cambiare e biberon da riscaldare.


Ha fatto quello che ha potuto, ha applicato le regole che conosceva, quelle che erano state applicate per lei. Come avrebbe potuto fare diversamente? Non mi ha trasmesso sicurezza di me, è stata severa e punitiva, ma mi ha sempre consolato quando piangevo, mi ha disinfettato quando sanguinavo, mi ha curato quando stavo male. Non mi ha mai fatto mancare un abbraccio, mi ha nutrita e coperta, e tenuta al sicuro dentro la sua casa, anche durante la difficile malattia di mio nonno. Non mi ha mai abbandonata.


E ora la vedo così, debole, sfinita, sconfitta, e devo dirle, nonna non mi  importa un fico secco  se mi spiavi gli slip per scoprire tracce di chissà quali nefandezze. Quella che sono oggi, sicura, spavalda a volte, con le mie idee e convinzioni (poche, ma salde), lo devo anche a te, perchè in un modo o nell'altro mi hai plasmata, a modo tuo e come potevi, ma hai tirato fuori il meglio di me (ed anche il peggio a volte, che non sono mai disgiunti).


E se oggi valgo qualcosa, lo devo anche a te.


Sii serena nonna, e non aver paura.


A.


 

10 commenti:

  1. In ognuno di noi vive un pezzetto di coloro che ci hanno preceduto geneticamente. Quando ho perso mio nonno, che adoravo, mi son convinto di questo. Quando ho perso l'altro nonno, che detestavo, ne ho avuto la conferma. In te vive un pezzetto di lei. Coltivalo pensando che sei tu il suo giardino, nel bene e nel male. Ma sappi trovare il giusto distacco per lasciarla andare, serenamente e tranquillamente, ne ha bisogno anche lei.
    Un abbraccio sincero.
    :-*

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  2. In ognuno di noi vive un pezzetto di coloro che ci hanno preceduto geneticamente. Quando ho perso mio nonno, che adoravo, mi son convinto di questo. Quando ho perso l'altro nonno, che detestavo, ne ho avuto la conferma. In te vive un pezzetto di lei. Coltivalo pensando che sei tu il suo giardino, nel bene e nel male. Ma sappi trovare il giusto distacco per lasciarla andare, serenamente e tranquillamente, ne ha bisogno anche lei.
    Un abbraccio sincero.
    :-*

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  3. Cavolaccio, che messaggio.

    Io ho avuto una mamma che mi ha fatto da mamma perche' finiva di lavorare alle 14. Mia nonna ha fatto la nonna, coccolandomi e viziandomi dalle sgridate della mamma. Ma anche lei, la prima volta che sono arrivata con un "Cioe'" in mano anziche' il giornalino della parrocchia, me lo ha tolto di mano e si e' messa a sfogliarlo "per vedere se c'e' pornografia"... Alla fine le raccontavo trionfante tornando da scuola le nostre conferenze sulla sessualita'. :))

    Quello che racconti invece mi ricorda piu' come e' stato il mio ragazzo con sua zia, il rapporto era piu' o meno uguale - con le dovute differenze, ma insomma le "nefandezze" da cercare in un ragazzo, te le puoi immaginare. Lui e' arrivato a gridarle in faccia che se con gli anni per lui sono emersi problemi urologici, era colpa sua, facendola piangere...

    In fondo siamo tutti vittime di educazione cattolica da suore, o presso le suore...

    Una cosa bella che mi viene in mente, invece, e' quando e' morto mio nonno paterno. Io non ero ancora nata, mio papa' era un ragazzino. Poco dopo il lutto, e' andato dal macellaio; il padrone non lo vedeva e si e' messo a parlare con sua moglie di "Giovanni" (mio nonno), "sai e' morto poveretto, te lo ricordi, ci parlava sempre con tanto entusiasmo dei suoi figli". Mio papa' era abituato che mio nonno non esprimesse mai affetto, e ha scoperto così che invece di bene gliene voleva tanto, ma una volta si aveva quasi pudore a farlo.......

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  4. Cavolaccio, che messaggio.

    Io ho avuto una mamma che mi ha fatto da mamma perche' finiva di lavorare alle 14. Mia nonna ha fatto la nonna, coccolandomi e viziandomi dalle sgridate della mamma. Ma anche lei, la prima volta che sono arrivata con un "Cioe'" in mano anziche' il giornalino della parrocchia, me lo ha tolto di mano e si e' messa a sfogliarlo "per vedere se c'e' pornografia"... Alla fine le raccontavo trionfante tornando da scuola le nostre conferenze sulla sessualita'. :))

    Quello che racconti invece mi ricorda piu' come e' stato il mio ragazzo con sua zia, il rapporto era piu' o meno uguale - con le dovute differenze, ma insomma le "nefandezze" da cercare in un ragazzo, te le puoi immaginare. Lui e' arrivato a gridarle in faccia che se con gli anni per lui sono emersi problemi urologici, era colpa sua, facendola piangere...

    In fondo siamo tutti vittime di educazione cattolica da suore, o presso le suore...

    Una cosa bella che mi viene in mente, invece, e' quando e' morto mio nonno paterno. Io non ero ancora nata, mio papa' era un ragazzino. Poco dopo il lutto, e' andato dal macellaio; il padrone non lo vedeva e si e' messo a parlare con sua moglie di "Giovanni" (mio nonno), "sai e' morto poveretto, te lo ricordi, ci parlava sempre con tanto entusiasmo dei suoi figli". Mio papa' era abituato che mio nonno non esprimesse mai affetto, e ha scoperto così che invece di bene gliene voleva tanto, ma una volta si aveva quasi pudore a farlo.......

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  5. Io ho avuto dei nonni meravigliosi... Mia mamma è un pò come descrivi tu tua nonna... E' vero quello che tu dici: ci hanno tirato su facendo quel che era stato loro insegnato di fare. Che ne potevano sapere se era giusto o sbagliato, visto che era l'unico insegnamento che avevano ricevuto? Crescendo si prendono un pò le distanze dagli insegnamenti ricevuti. Noi abbiamo più possibilità di loro di conoscere ed apprendere, abbiamo più responsabilità per ciò che trasmettiamo. Abbiamo la responsabilità di capire. Capire anche loro, Puffola. Per me non è stato facile. Talvolta un pò del passato ritorna a galla ed io sento ancora la rabbia di allora... Poi mi riprendo. Faccio un profondo respiro e mi dico che sono qui ed ora. Il passato è passato.
    Ricordo che un sacerdote, una volta, mi disse: *perdonare, in sostanza, è molto facile. Dimenticare è molto più difficile. Ed il perdono senza la dimenticanza non è un perdono...*
    Un abbraccione...
    :o)

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  6. Io ho avuto dei nonni meravigliosi... Mia mamma è un pò come descrivi tu tua nonna... E' vero quello che tu dici: ci hanno tirato su facendo quel che era stato loro insegnato di fare. Che ne potevano sapere se era giusto o sbagliato, visto che era l'unico insegnamento che avevano ricevuto? Crescendo si prendono un pò le distanze dagli insegnamenti ricevuti. Noi abbiamo più possibilità di loro di conoscere ed apprendere, abbiamo più responsabilità per ciò che trasmettiamo. Abbiamo la responsabilità di capire. Capire anche loro, Puffola. Per me non è stato facile. Talvolta un pò del passato ritorna a galla ed io sento ancora la rabbia di allora... Poi mi riprendo. Faccio un profondo respiro e mi dico che sono qui ed ora. Il passato è passato.
    Ricordo che un sacerdote, una volta, mi disse: *perdonare, in sostanza, è molto facile. Dimenticare è molto più difficile. Ed il perdono senza la dimenticanza non è un perdono...*
    Un abbraccione...
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  7. Grazie davvero per i vostri messaggi
    Si Akhet, è come dici. Bisogna dimenticare... che non significa necessariamente "scordarsi", ma vedere le cose in un'altra ottica. Allora la rabbia e la frustrazione lasciano il posto alla comprensione, o in certi casi alla tenerezza. Il processo l'ho portato a compimento anni fa con mia nonna. Ora sono sulla via di compierlo con mia mamma... le figlie femmine hanno un duro carico a volte sulle spalle :-)
    Grazie ancora
    A.

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  8. Grazie davvero per i vostri messaggi
    Si Akhet, è come dici. Bisogna dimenticare... che non significa necessariamente "scordarsi", ma vedere le cose in un'altra ottica. Allora la rabbia e la frustrazione lasciano il posto alla comprensione, o in certi casi alla tenerezza. Il processo l'ho portato a compimento anni fa con mia nonna. Ora sono sulla via di compierlo con mia mamma... le figlie femmine hanno un duro carico a volte sulle spalle :-)
    Grazie ancora
    A.

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