venerdì 20 ottobre 2006

GUARIGIONE

"Le prime volte è successo senza che neanche me ne rendessi conto. Uno sguardo, una parola, possono curare, lo sanno tutti, non sono certo il primo guaritore che opera in terra di Palestina (...) E' necessario prendere tempo, concentrare le proprie energie e dedicarsi completamente a colui che soffre. A volte bisogna persino essere capaci di assorbire la sua sofferenza. Chiunque può farlo e anche io mi sono messo d'impegno. Si, ho toccato le piaghe, ho sostenuto sguardi di sofferenza e ho anche fatto nottate al capezzale degli ammalati. Mi sedevo accanto agli infermi, a diretto contatto con loro, e cercavo di trasfondere un po' di quella forza che sentivo circolare dentro di me; parlavo con loro, cercavo di trovare una via d'uscita alla loro sofferenza e li impegnavo a pregare, a scoprire un pezzo d'amore dentro loro stessi. Chi ci riusciva stava meglio. Gli altri, no. (...) Io non ho alcun potere, salvo quello di aiutare ad aprire la porta che, in fondo ad ognuno di noi, conduce a Dio."

Da "Il vangelo secondo Pilato" di Eric-Emmanuel Schmitt

Questo breve passo mi ha commosso.
Seduto accanto ai malati, trasfondendo coraggio e guarigione con la forza delle parole e del tocco....

Non è questo che noi, tutte noi madri del mondo, facciamo fin dall'inizio dei tempi?

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