Alcuni anni fa, un giovane uomo colto di mia conoscenza scrisse alcune interessanti riflessioni sul potere.
La sua idea era che il potere di una persona o di una istituzione si misurasse non tanto su quello che ti obbligava a fare, quanto su quello che ti poteva costringere a non-fare.
Il potere è la negazione, la capacità di non farti fare qualcosa.
Questo “qualcosa” da negare deve essere scelto con grande attenzione.
Deve essere qualcosa di desiderabile, ma non di irrinunciabile, perché impedire a qualcuno di mangiare, ad esempio, o di dormire, non sarebbe possibile e condurrebbe alla rivoluzione. Ma deve essere qualcosa la cui rinuncia provochi disagio e difficoltà, altrimenti non si esprimerebbe alcun potere nel pretnderla.
Quello scritto in particolare era teso a dimostrare che il potere della Chiesa Cattolica si manifestava e si manifesta soprattutto nella negazione del piacere (importante ma non vitale) – a tutti i livelli, ma in particolare quello sessuale.
Tesi che mi sento di condividere oggi come oggi appieno.
E’ pazzesco rendersi conto di quanti e quali sforzi siano stati fatti dai primi vescovi fino ad oggi per entrare nelle camere da letto della gente e regolarne l’uso, la frequenza, la posizione, la motivazione, la peccaminosità e finanche il livello di piacere possibile onde mantenersi sulla retta via.
Usando come base il Salmo 50:7 (nel peccato mi ha concepito mia madre) schiere di vescovi, chierici, teologi, e filosofi (Agostino e Tommaso d’Aquino in testa, passando da Ireneo e Ambrogio da Milano, per citarne solo alcuni) si sono sperticati nel mettere in guardia le loro pecorelle dalle trappole insite nell’orgasmo, la cui ricerca è peccato mortale, mentre soltanto veniale è provarlo senza desiderarlo (come si possa è questione a me non molto chiara, ma transeat).
Finanche il rapporto sessuale all’interno del matrimonio era soggetto a regole schizofreniche e assurde, a cominciare dai motivi per i quali era consentito “cedere” al rapporto coniugale (quello al di fuori del canone matrimoniale nemmeno veniva preso in considerazione…). In particolare il rapporto sessuale all’interno del matrimonio era consentito per: 1. assicurarsi una discendenza; 2. evitare i pericoli dell’incontinenza (leggi fornicazione e adulterio).
Entrambi questi due tipi di incontro non erano liberi da peccato, intendiamoci. Pur sempre almeno uno dei due partecipanti un po’ di piacere lo deve provare per forza, e in funzione di questa inevitabile disgrazia, gli eventuali figli che dovessero nascerne sarebbero marchiati dal peccato originale. Ma diciamo che sono peccati più facilmente scusabili, visto che l’orgasmo è un “male necessario” provocato da un fine alto (i figli o l’evitamento di un peccato maggiore).
Diversa la gravità del peccato a seconda di come il rapporto inizia: se è cercato per se stesso e comincia quando c’è già uno stato di eccitazione raggiunto tramite assunzione di cibi afrodisiaci (!!) o toccamenti vari, seduzioni, tentazioni, è mortale. Se invece il coito viene cercato prima di qualunque tipo di eccitazione allo scopo di procreare, allora resta la venialità dell’orgasmo dal quale ahimè non si può prescindere.
E’ giusto questione di qualche secondo di scarto….
E’ interessante anche notare come il pagamento del debito coniugale al fine di evitare la fornicazione, sia sempre riferito alla moglie che – come una brava infermiera – cura il povero marito in caso di necessità irrinuniabile di quest’ultimo di prodursi in un amplesso (ovvero, diremmo oggi, di svuotarsi….). E’ lui che non deve fornicare ed è lei che (anche a costo della propria vita) deve concedersi per salvarlo. In caso fosse la moglie a desiderare e richiedere il rapporto all’uomo al medesimo fine, più di un illuminato saggio teologo ha postulato che una tal donna debba essere punita e battuta per la propria lascivia.
Perché è dalle donne che procede il peccato, in quando esseri inferiori e legati in qualche modo al demoniaco; nonostante siano esse le più escluse dal piacere (non raccontiamoci cazzate, un sacco di donne non provano alcun orgasmo!), esse sono sempre indicate come le tentatrici per antonomasia, come le puttane che trascinano l’uomo (contro la sua volontà, ovviamente) verso la perdizione con la propria natura lasciva e passionale.
Oltre a questo, naturalmente, tempi e luoghi e posizioni sono stabilite con estrema chiarezza, al di la dei quali non c’è redenzione per il peccato del sesso.
Non si può praticare alcun amplesso nei giorni di festa, nelle vicinanze della domenica, del natale, della pasqua e durante la quaresima e la pentecoste; subito prima e subito dopo la comunione; durante le mestruazioni (attenzione al potere del sangue!) o il puerperio… in sostanza oltre la metà dei giorni dell’anno sono tabù. Non si possono utilizzare posizioni diversa da quella successivamente detta “del missionario” ; unica deroga a questa legge è l’eccessiva grassezza del marito, che può solo in questi casi posizionarsi al di sotto della moglie – ma soltanto dopo che ogni tentativo dietetico abbia fallito l’intento di farlo dimagrire.
Energia ed inchiostro è stato speso per valutare la peccaminosità delle polluzioni notturne, con particolare riferimento ai frati e ai monaci i quali hanno la castità come primo dovere, e per preparare la via dell’inferno a tutti coloro che pratichino rapporti contro natura (non solo omosessuali, ma anche quelli in posizioni non consentite), o disperdano il proprio seme con la pratica del coitus interruptus. Nemmeno parliamo di masturbazione, per l’amor di dio, che a qualcuno potrebbe venire un ictus.
Oggi tali regole sono state mitigate… ma è davvero così?
La castità e la verginità vengono sempre indicate come la via migliore – e spesso l’unica – verso la salvezza, e sono considerate spesso ancora oggi come uno stile di vita intrinsecamente migliore a quello del matrimonio (per non parlare di coloro i quali fornicano senza nemmeno essere sposati). In questo senso, non è la la perpetua verginità di Maria che rende questa via degna e desiderabile, ma il contrario: è talmente importante mantenersi vergini e casti, che la Madonna non può che essere stata vergine. Perennemente vergine. Anche durante e dopo il parto.
Eserciti di uomini celibi e misogini hanno improntato la vita privata di qualche milione di persone da 2000 anni a questa parte.
C’è da domandarsi come il mondo sia tanto popolato.
E anche un’altra cosa io mi domanderei a questo punto. Se, seguendo Agostino, il peccato originale procede dall’orgasmo, i figli nati con la fecondazione assistita – e pertanto non macchiati dal piacere dei propri genitori durante il concepimento – nascono dunque senza peccato originale??