Chissà perchè stamattina mi è venuta in mente una vecchia lezone di italiano di quinta superiore.
Una cosa che suona come "la differenza tra eroe classico ed eroe romantico", ma che in realtà è un meraviglioso escursus sul mondo maschile.. e sul perchè sono sempre i dannati che ci fanno girare la testa...
La prima e fondamentale differenza tra i due tipi di maschio in realtà è quella che si scopre per ultima: l'eroe classico è un eroe che vince, l'eroe romantico è inesorabilmente un perdente. E' travolto dagli eventi piuttosto che dominarli, è succube, piccolo e disorientato, ed alla fine ne viene devastato. L'eroe classico invece si erge, statuario e sicuro, granitico, forte e potente, e sbaraglia tutto e tutti. Voglio dire, avete presente Ulisse? Ecco.
L'altra differenza attiene invece al viaggio piuttosto he alla meta. L'eroe classico è un antipatico saputello saccente con tutte le risposte in tasca. Non pondera, non pensa, non pianifica. Lui semplicemente, SA, tout court. E' stato disgnato in quel modo. Vi immaginereste Ulisse indeciso? Mai! Dategli un mostro, e lui saprà cosa farne! Un rapido sguardo al panorama, ed ecco che la soluzone di tutti i problemi gli sale alle labbra ed al cuore con una facilità ed una spontaneità disarmanti... ed essendo provvisto egli di tutti gli attributi adatti alla bisogna (muscoli e coraggio in primis), ecco che senza indugio, l'eroe classico... ce la fa. Ne esce. Qualunque sia la situazione in cui si è cacciato - o meglio, in cui è stato cacciato dai capricci della sorte o degli Dei - lui risolve.
Mentre l'eroe romantico, ah.... l'eroe romantico.....
L'eroe romantico si macera. Si distrugge. L'eroe romantico si trova catapultato in situazioni che cambiano completamente il suo modo di concepire la vita, in mondi che gli sono - psicologicamente se non fisicamente - completamente estranei. E' perso, disarmato, sconcertato, possibimente pure cagionevole. Non ha, come invece il suo collega classico, la "consolazione" di sapere di essere nelle mani degli Dei... che per quanto capricciosi, costituiscono - siamo onesti - un bel punto di riferimento. No, lui non ha riferimento alcuno, il cielo di carta si squarcia sopra la sua testa e dietro non c'è nulla. E' solo, in mezzo ad un mondo che non comprende. Si guarda attorno senza capire fin in fondo quello che succede, e non trova, mai, una soluzione positiva. Soffre, soffre disperatamente, nella sua assordante solitudine, normalmente per amore (di una donna, o della patria, o di quel che volete voi... purchè faccia male), ha tutte le soluzioni in mente ma nessuna nelle mani. E' debole, diremmo oggi, nel senso che non prende "il toro per le corna" ma si immobilizza, si cristallizza nel suo immutato e - ovviamente - impossibile sentimento senza agire. E viene inesorabilmente, disperatamente travolto, senza possibiità di appello, senza redenzione, senza mercede. E difatti, di solito, muore. Non sempre, ma spesso, e possibilmente di sua propria mano. E' nobile, di una nobiltà inutile e un po' autoreferenziale... si sacrifica. Si immola. Ulisse non si immola x niente e per nessuno. Non davanti agli Dei, non davanti agli uomini. Lui FA quello che è stato creato per fare. Trionfa.
Ora.
Per quale misteriosa ragione le ragazze siano sempre attratte dal secondo e mai dal primo... io non lo riesco proprio a concepire (o forse si, e faccio solo finta). Perchè Ulisse è buonobellobravo... e va bene, ma diciamocelo, persino troppo... algido, statuario...così intelligente, così dannatamente perfetto!! Una serata, forse due... giusto per dire che siamo uscite con lo strafigo.. ma a conti fatti, a che gli serviamo, noi, a uno così??
Mentre il Giovane Werther... così depresso, così solo, cosììììì sensibile! Così bravo - inconsapevolmente, magari - a insinuarsi nelle pieghe del nostro istinto di protezione... della nostra propensione ad accudire... ci stordisce, ci inebria della sua infelicità, ci gratifica con il suo incessante bisogno.
Ci ama, vivaddio, disperatamente, lacerantmente, mortiferamente... non come Ulisse, il macho, che basta a se stesso e che ama con distacco, con logica. Werther non ama con la mente, ma con il cuore... di più: con la sua anima. E la sua anima è pronta a sacrificare in nome di questo amore.
"Se solo gli uomini sapessero, cosa si può ottenere, in cambio di una lacrima..." (Lella Costa)
La mia generazione, cresciuta a colpi di Malombra, di Jacopo Ortis e dei loro disperati consimili, è già perduta per sempre. Anche quelle precedenti sono cresciute con quelle letture, ma le nostre mamme non erano persone da avere tanti grilli per la testa. Noi invece ci abbiamo ricamato, ci abbiamo pianto e ci abbiamo sognato sopra. Ora che anche le ragazzine hanno il loro moderno eroe bello, dannato e tormentato........ non se ne salverà nemmeno una.
Fortuna che ho due maschi.
Il PG è rientrato alla base ieri,
e si prospetta ora una settimana di goliardia con il fratellino e il babbo (mammina lavora... grunt).
Mi aspettano forse 6 giorni di pizza e rutto libero??
Ho come la sensazione che la risposta sia si
:D
Già detesto dover sostituire un collega che ha fatto la "furbata" per andare in ferie prima di ferragosto, quando ci sono regole precise da noi che questo non è consentito...
Già è un lavoro di merda, che non sopporto e che mi annoia a morte..
Già devo lasciare il MIO di lavoro, per fare il suo, mentre qualcun altro sostituisce me (il che è una bella minkiata, diciamocelo) che faccio il lavoro altrui... mentre "altrui" dovrebbe essere qui...
Ma se poi scopro che il collega in questione non ha avuto nemmeno la cortesia di portarsi in pari e mi ha lasciato dell'arretrato... eh, no, eh???? divento una iena!