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giovedì 27 gennaio 2011

MERAVIGLIOSI 40

Compilce una battuta del GG ieri sera, mi sono trovata a riflettere su un certo aspetto della mia attuale vita.

Parlavamo di regali di compleanno, e il GG si è praticamente stravaccato sul tavolo ancora mezzo apparecchiato con fare teatrale, e ha detto qualcosa come "non ci posso credere che sto per compiere 40 anni"......

E allora io mi sono detta.... ma è proprio così brutto avere 40 anni (a me mancano ancora una decina di mesi agli "anta")??

E la risposta è "no".
Di più. la risposta è "cazzo, no!"

Oggi come oggi, a 30 anni - che siamo tutte già donne da un bel po'... -  ci siamo laureate da poco, abbiamo appena iniziato a lavorare e con ogni probabilità abbiamo figli piccoli. C'è caso che la donna che siamo dentro di noi sia un filino.. sommersa dalle altre cose. Le fasi della vita si sono molto allungate. Ognuna di noi si sente "ragazza" molto più a lungo di quanto abbiano fatto le nostre madri. Ma ad un certo punto, diventare donne bisogna. Sentirsi donne. Che non vuol dire "vecchie" o "invecchiate". Vuol dire Donne.

Donne con un consapevolezza diversa.
Donne con la D maiuscola.

E io penso che questo sia il dono dei 40 anni.

La consapevolezza di se stesse come non era mai arrivata prima.
Sentirsi bene nella nostra pelle, sapere che abbiamo fatto tanto e che tanto ci attende ancora da fare, ma che siamo noi, Donne, femmine vorrei quasi dire,  e non solo mamme e mogli come siamo state volenti o nolenti nel decennio precedente (che lo sappiamo tutte... facciamo tutte del nostro meglio, ma i pannolini vanno cambiati, la cena preparata, ed il lavoro, beh... col mutuo da pagare tocca fermarsi in ufficio fino a tardi senza storie, che non si sa mai...)

Signore, amiche mie quarantenni... godiamoceli, questi 40 anni. Godiamoceli fino in fondo, non facciamoci spaventare! Vestiamoci come più ci piace, esprimiamo la nostra energia, il nostro potenziale in ogni ambito in ogni situazione, ogni giorno. Facciamo cose pazze e non lasciamo che nessuno ci dica che non abbiamo più l'età!

Siamo belle, signore mie, siamo belle di una bellezza che va anche al di la del mero aspetto fisico (che conta, naturalmente... ma non è più tutto). Siamo belle anche se la taglia non è più la 42 e il seno non sta più dritto e solido come prima dell'allattamento. E tali dobbiamo sentirci. Siamo belle perchè la bellezza, questa bellezza, la nostra bellezza (lezione che dovremmo imparare tutte, io per prima) ci viene anche da dentro, dalla luce della consapevolezza, dalla radiosità della vita che ci appartiene e che possiamo spargere per il mondo. Dal nostro sorriso complice o spensierato. Dai nostri sguardi seduttivi, o sfacciati, o penetranti. Dalle nostre mani che possono essere giunte come in preghiera, chiuse come in un pugno, o languide come in una carezza. Dal modo di portare un vestito, di truccare gli occhi, di camminare sui tacchi. Tutto questo esprime quello che siamo, quello che abbiamo visto, quello che abbiamo fatto e conosciuto. La nostra esperienza. La nostra essenza.

E dall'amore che ci permea e ci pervade.

Perchè l'età anagrafica è una cosa, ma come siamo noi dentro, come siamo davvero... c'è caso che sia tutto un altro discorso!












mercoledì 19 gennaio 2011

LA LINEA SOTTILE


Vi ricordate Eclipse?
Ad un certo punto Bella è con Jacob e sta correndo in casa dove c'è Alice. E lui le dice "stai oltrepassando un confine". Lei gli risponde "e tu non tracciarlo".

In questi giorni mi sono trovata a riflettere che ci sono dei confini, delle linee che non vanno oltrepassate. E che il modo migliore per non oltrepassarle è appunto quello di non tracciarle. Per non sbagliare. Perchè da certe cose spesso non si torna indietro, o lo si fa solo a caro, carissimo prezzo. Allora tutto sommato è meglio fare un passo indietro e non mettersi nella situazione.

Alcuni la chiamano codardia.
Chissenefrega.

 




la linea sottile fra il tuo bene e il tuo male
la linea sottile fra dormire e sognare
c’è una linea sottile fra tacere e subire
cosa pensi di fare?
Da che parte vuoi stare?

 




 



lunedì 17 gennaio 2011

ACCETTA IL BUONO...

...perchè tanto il cattivo te lo fanno accettare per forza.

Penso che siamo la generazione delle seghe mentali.
Ci avete fatto caso?
Su ogni cosa ci elucubriamo settimane mesi ed anni, analizziamo, smontiamo, guardiamo da tutti i punti di vista, sezioniamo accadimenti e sentimenti come se fossero cavie da laboratorio a perdere.

Ci perdiamo, ci  beiamo in questi ragionamenti circolari, che si mordono la coda e tornano sempre su se stessi, lasciandoci sempre più stanchi, sempre più perplessi ed a volte infelici.

Accetta il buono.

Stiamo a valutare se i nostri figli vanno abbastanza bene a scuola o se sono abbastanza educati, e se prendono un 5 ne facciamo una tragedia e ci roviniamo la giornata. Pazienza i ripetuti 9 della scorsa settimana. Stiamo a controllare ogni parola dei nostri amici per vedere se ci tengono a noi quanto noi a loro, e se capita un momento di stanchezza, l'amicizia viene smontata, analizzata, recriminata e messa in dubbio. E anni di devozione buttati al vento.

Accetta il buono.

Stiamo ad analizzare lo sguardo del nostro compagno o compagna per scorgerci la scintilla della menzogna, l'indizio del tradimento (quando non guardiamo direttamente il suo cellulare....) o al contrario la conferma della sincerità, e non troviamo mai quello che cerchiamo. Ci chiediamo il motivo di tutto... perchè fa questo, perchè non fa quello. Cosa si nasconde dietro ogni gesto. Quale misterioso motivo muoverà le sue azioni.

Accetta il buono.

Non siamo più capaci di rilassarci. Le rotelle continuano a girare, il cervello a correre a 1000 giri al secondo, non ci lascia tregua ne requie, non ci lascia riposo.

Pensiamo oggi per controllare il domani. Ci illudiamo di tenere sotto vetro il futuro.

E poi?
Poi magari domani andiamo sotto a un TIR... o ci viene diagnosticata una malattia grave. O il nostro compagno resta senza lavoro, o nostro figlio sparisce come spariscono in tanti.

E allora? A cosa sono serviti tutti i nostri ragionamenti? Cosa ci hanno portato di buono?
Niente, ecco la verità. Un bel niente.

Abbiamo tutto. Abbiamo famiglia, figli, mariti o mogli che amiamo, abbiamo un lavoro e degli amici. La notte stiamo al sicuro e alla luce, l'inverno stiamo al caldo e all'asciutto. Il cibo non manca mai sulle nostre tavole, il necessario, il superfluo e il francamente inutile, e nemmeno l'acqua. Ci riscaldiamo con vestiti adatti quando nevica e ci concediamo bagni di mare per rinfrescarci quando fa caldo.
Non ci manca niente.  E così, non avendo più l'assillo della sopravvivenza... il nostro cervello si trova altri modi per tenersi impegnato. Peccato che fa danni.

Non sappiamo più accettare il buono. Dobbiamo andarci a cercare il cattivo per forza. E se non c'è, ce lo costruiamo ad hoc, per non sbagliare.

E se domani andremo davvero sotto un TIR - chi può dirlo -  avremo rovinato con le nostre mani gli ultimi attimi della nostra vita. O di quella altrui.

Congratulazioni.





giovedì 1 ottobre 2009

AUTUNNO DI CAMBIAMENTI.

Ma io sono davvero cambiata!


Me ne rendo conto ogni giorno,anche solo parlando con le colleghe. C'e n'è una in particolare cui voglio molto bene ma che sta sempre a lamentarsi della scortesia o delle battutacce o della cattiveria di certe risposte che riceve da altre colleghe (alcune delle quali, bisogna dire, sono stronze la parte loro).


Io mi trovo a risponderle frasi sagge e filosofiche come "ma dai che ti importa, lascia perdere, quella che vive peggio è lei, non badarci, non te la prendere" e tutta questa serie di luoghi comuni che, di fatto, direi comunque... ma 'stavolta mi rendo conto che ci credo davvero.


Non mi arrabbio, non mi inalbero, non mi innervosisco. Una risposta mal data, una cattiveria gratuita, non hanno peso nella mia vita, non la cambiano di una virgola, per cui.. panta rei. Relaziono alla perfezione con queste colleghe stronze, butto là una battutina ogni tanto, e stronco le loro con l'ironia.. ma senza peso, senza incazzarmi come avrei fatto una volta. Una specie di "non ti curar di lor, ma guarda e passa". E se mi parlano alle spalle, amen. Vivo uguale.


Sto in questa specie di nirvana emotivo, e ci sto da dio. Stesso discorso per il lavoro. Ho chiesto il part time (si, l'ho chiesto, e sono cautamente ottimista...), e so che questo significa togliere alla mia vita professionale il peso che ha avuto finora... ma chissà com'è mi sento libera e leggera come una goccia d'acqua.


E così mi è venuto in mente il maestro Sun. O meglio, una sua moderna discepola, Chin-Ning Chu che ha scritto un libro intitolato "L'arte della guerra per donne" la cui lettura consiglio caldamente a tutte e che tratta di come applicare i principi del Maestro Sun nell'ambito lavorativo, per ottenere i riconoscimenti, le promozioni e più in generale quanto una donna sente di meritare ma che per varie ragioni non riesce ad avere dal punto di vista professionale. Ho applicato quei principi e mi hanno dato buoni frutti.


Ma Ching-Ning Chu ad un certo punto dice che avere successo non significa necessariamente diventare General Manager di qualcosa. Che ad un certo punto si può anche rendersi conto di NON volere seguire quella strada, di preferire perseguire altri obiettivi. Una donna di successo dunque non è quella che comanda, ma quella che segue il suo proprio tao, ossia la sua "retta via", ovunque porti.


Io dico: no, grazie. Preferisco dedicarmi ad altro. Preferisco vivere la mia vita diversamente. Preferisco alimentare un lupo e non l'altro. HO DECISO di smettere di vivere sempre in guerra con qualcuno o contro qualcosa, in ogni ambito. Ho smesso di sentire il bisogno di dimostrare di essere all'altezza. Il potere di smettere è mio, oggi. Lo dico, e  finalmente lo credo anche.


Dunque, sono vincente.

martedì 15 settembre 2009

... E RIECCOLA QUI.

Beh, che dire,


non c'è niente di meglio che un po' di pioggia e freddo per non rimpiangere le ferie....


Benritrovati a tutti cari amici di splinder, rieccomi a spaccarvi variamente i maroni et similaria con i miei inutili quanto risibili post :D


Le tre settimane di ferie sono trascorse in un lampo. Vero è che siamo tornati dalle vacanze pidocchiosi ed abbiamo dunque avuto qualche momento di gloria, vero è pure che il numero di lividi sulla fronte e sulle gambe del Ninnolino (fa un bel 89 cm x 13.5 kg, ndr) ormai non si contano più e vero è pure che la prima parola al suono della sveglia del Ric ieri è stata "maledettascuolamaledetta" tutto attaccato, però un lato positivo c'è. Se è vero che il sonno porta consiglio (e vi giuro che ho dormito ALLA GRANDE in queste ferie), a me ha portato la decisione definitiva per il part time.


Lo so, argomento trito e ritrito, ma devo veramente registrare un giro di boa. Mai, e dico MAI in tutta la mia vita mi era capitato di essere così completamente definitivametne disperatamente disinteressata al mio lavoro. Ci rifletto, e le verità sono essenzialmente due.


1. In questa società, non farò mai "carriera". E' organizzata per girare attorno (e anche un po' sopra e sotto) al mio adorato capo, e il punto è che abbiamo idee e punti di vista troppo diversi, siamo proprio due pianeti completamente opposti. Non c'è speranza, niente, non potremo mai vederla allo stesso modo. Stando così le cose, dubito che mi proporrà una promozione o un aumento di stipendio....


2. Che sia giusto o meno, non ho più voglia di gavetta. Ne ho fatta un sacco, ho quasi 38 anni e l'idea di ricominciare tutto daccapo in un'altra azienda (fermo restando che non è proprio un periodo d'oro per le assunzioni...)  non mi sorride proprio. Qui, almeno, conosco le dinamiche. E le dinamiche, si sa, se le conosci le eviti...


Ne deriva il famoso adagio "ma allora che ti sbatti a fare".


Sono giunta all'intimo convincimento che questa azienda è il posto ideale dove arrivare-fare-andare, punto e stop. Se per sbaglio te la prendi un po' a cuore, è un disastro. L'ho fatto per anni ed anni, ma ora ho intenzione di dedicare le mie energie ad altro.


Dunque al momento mi barcameno tra idilliache visioni di me stessa che preparo torte al cioccolato in una cucina linda, alle cinque del pomeriggio, mentre uno dei figli fa i compiti con impegno e l'altro beve un succo davanti ai cartoni animati. Paradisiache immagini di letti fatti e cene pronte si parano davanti ai miei occhi increduli, straordinari quadri di giocattoli in ordine ed armadi chiusi, di piante annaffiate con continuità e superfici spolverate  popolano il mio sonno e la mia veglia.


Per non parlare delle serate fuori col marito (che quando i nonni saranno liberi da obblighi, qualche sera me li terranno pure, no, sti pargoli!)


Che, voglio dire, eccezion fatta per l'impegno nei compiti (!!), non è che poi siano 'sti risultati irraggiungibili.


Si tratta di qualità della vita. Incrociando tutto l'incrociabile, sono a mezza via, se mi dice bene. Mi sembra ora di dare importanza alle cose che contano e sfrondare i rami secchi.


Dopotutto, è autunno.


Questo dunque, il piano: vado dal capo, gli dico che voglio le 6 ore, lo ascolto educatamente, lo ringrazio, ed esco dal suo ufficio trionfatrice. Quando questa cosa debba avvenire non è ancora perfettamente chiaro, ma di sicuro non posso aspettare troppo.


Mi marcisce il fegato.


Ogni dito incrociato è il benvenuto.

mercoledì 22 aprile 2009

ANCORA SENZA PAROLE.




La follia va diffusa


Il più possibile.


Per difendersene.


Per piacere leggete  QUI QUI  e lasciate un commento.


Grazie.




 

mercoledì 3 dicembre 2008

E CI RISIAMO!


L'hanno fatto di nuovo! incredibile, due volte in due giorni, probabilmente stanno cercando di battere un qualche tipo di record.


A cosa mi riferisco? Al fatto che non contenti di proteggere gli ammazzagay (pardon, i guardiani della continuazione della razza umana), i preti cattolici prendono posizioni quantomeno "ambigue" nei confronti dei disabili.


Che? Di nuovo non ci potete credere? Manco io, ma  devo arrendermi all'evidenza


A parte le considerazioni sul merito, che sono sempre quelle e mi sono anche un po' stufata di ripetermi, la vera domanda che mi sgorga spontanea da cuore è la seguente:


Visto che a quanto mi risulta, lo Stato del Vaticano NON fa parte dell' ONU, ma mandarli un po' tutti quanti a fare in culo, farebbe tanto brutto?


Non so, ditemi voi.




 

martedì 2 dicembre 2008

MA E' VERO? NON CI CREDO!


Io non volevo crederci, quando ho appreso la notizia.


Il vaticano, nella persona del suo rappresentante all'ONU, Mons. MIgliore, ha espresso parere contrario ad una risoluzione che portasse alla depenalizzazione del reato di omosessualità. Reato per il quale ancora in molti paesi del mondo, vige la pena di morte (in Iran li appendono per il collo, giusto per intenderci)


E perchè il mons. suddetto avrebbe preso questa posizione? Per fede? per coerenza con il catechismo? perchè odia i gay? No, niente di tutto ciò. La motivazione è che una tale presa di posizione dell'onu nei confronti degli stati che considerano l'omosessualità un reato porterebbe a "nuove forme di discriminazione" nei confronti di questi stati. (non ci credete nemmeno voi? guardate qui )


Dio ci guardi dal discriminare quelli che ammazzano i gay. Del resto, mica è colpa degli stati integralisti, son quelli la che son finocchi! Vorremo mica tollerarli come natura li ha fatti, per caso!!!?!?


Veramente, ho sentito cotale nefandezza in macchina e poco ci mancava che andassi a sbattere.


Afferma mons. Migliore: si chiede agli Stati ...  di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che .... creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come "matrimonio" verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni


Messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni. Ma naturale! Possiamo noi, in tutta coscienza, mettere alla gogna governi che, poverini, mirando solo e soltanto alla conservazione della specie umana, con animo limpido e perfetta logica coerenza lapidano, fucilano, impiccano persone a causa dei loro orientamenti sessuali? Non sia mai, poveri piccoli paesi discriminati. Piccini, loro, che fan tanta tenerezza.


Dio, se ci sei, batti un colpo. Possibilmente sulla testa di cazzo di quel monsignore e di tutti quelli come lui.


Ora lascio il campo a chi le parole le usava meglio di me.






Vieni, renderò il continente indissolubile,
creerò la razza più splendida su cui il sole abbia mai brillato,
creerò terre divine e seducenti,
con l'amore dei compagni,
con l'amore dei compagni che dura tutta la vita.


Pianterò amicizie folte come gli alberi lungo i fiumi d'America,
e lungo le rive dei grandi laghi, e per tutte le praterie,
costruirò città inseparabili, con le braccia l'una al collo dell'altra,
con l'amore dei compagni,
con il vigoroso amore dei compagni.


Tutto questo io ti dono, o Democrazia, per servirti, ma femme!
Per te, solo per te io recito commosso questi canti.


Walt Whitman



 

martedì 18 novembre 2008

MA SARA' COSI' SCONTATO?

Quanto ti fa incazzare quando realizzi cose che hai sempre avuto sotto gli occhi e a cui non avevi mai fatto caso!


Ieri sera in auto ho avuto una epifania. Capirai.


Uno le proprie insicurezze le ha laddove si sente carente.


Maddai, sul serio? Ma non mi dire, non ci sarei mai arrivato. Oh Puff-da Vinci, se non ci fossi tu con la tua illuminata intelligenza dove saremmo tutti quanti a quest'ora??


E invece non è così scontato.


Poniamo che una si senta inadeguata, che so, come moglie. Questa persona avrà sensazioni molto negative "in generale" sul suo essere moglie e si sentirà insoddisfatta o insicura, o immotivatamente gelosa, ma normalmente non saprà bene a cosa imputare queste sensazioni... fino a che non si metterà a spaccare il capello in quattro, cosa che di solito nessuno ha mai voglia di fare. Mettiamo che per educazione, questa sfortunata donna sia stata cresciuta nella convinzione che il compito di una donna sia quello di "aver cura" della famiglia, dal cibo, ai vestiti, al bucato, al fare la torta, ecc.... Poniamo anche che però debba lavorare a tempo pieno altrimenti non ci paga il mutuo. E poniamo anche che, visto che si tratta di donna dei nostri giorni, insomma questa visione di se stessa come Biancaneve canticchiante non le stia proprio bene. RAZIONALMENTE. Torna a casa alle sette e mezza di sera, ha alcune bocche spalancate da sfamare, e per far prima, due sere su tre mette in tavola prosciutto e formaggio, che almeno ci spicciamo in fretta e dopo ci rilassiamo due minuti sul divano.  La famiglia certo non muore di fame.


Però lei potrebbe sentire che questo non è sufficiente. Potrebbe considerarlo adeguato da un punto di vista intellettuale e razionale, ma potrebbe sentire tutt'altro. La scarsità di tempo per cucinare potrebbe essere il tallone di achille di questa donna. Per esempio.


Poi magari il fatto di essere cresciuta in un ambiente giudicante che costringe sempre le persone a "dimostrare" qualcosa a qualcuno può aver messo le basi per una futura insicurezza, sempre tutta tesa, questa poveraccia, a soddisfare le aspettative, o meglio a preoccuparsi di quel che gli altri pensano di lei.


Quindi, una cosa banale come il non aver tempo di cucinare può trasformarsi in un vero e proprio assillo che mina le fondamenta di questa donna (oddio di nuovo pastasciutta in bianco, chissà cosa penserà mio marito-mia mamma-la mia amica di me, sono disorganizzata ed incapace, sono una cattiva moglie, ecco sicuramente mio marito si troverà una più brava, e poi la mia famiglia cosa penserà se vengo mollata.... ecc.... ecc... ecc....), la quale alternativamente avrà voglia di piangere tutte le sue lacrime raggomitolata in posizione fetale, o di ammazzare qualcuno, possibilmente in modo doloroso e sanguinolento.


Questo discorso, ipotetico, vale per tutti gli ambiti. Una potrebbe sentirsi poco apprezzata in ufficio, e imputare la colpa a se stessa per insicurezza invece di andarne a ricercare le vere cause, oppure potrebbe sentirsi poco adatta a far la mamma e pensare che tutti siano migliori di lei, disperandosi invece di cercare di valutarsi con un minimo di serenità.


Se si vuole uscirne non si ha altro da fare che attivarsi per conoscere meglio possibile se stesse, e poi lavorarci sopra allo sfinimento. E ancora, e ancora e ancora fino a che le cose non girano per il verso giusto. A volte lo faranno, altre meno. Ma non è una scusa per non provarci.


Le morali di questa bella sviolinata sono due:


1. la vita è veramente troppo breve per perdersi dei pezzi nella disperazione, o nel rancore, o nelle "seghe mentali"


2. se sei insicura per qualcosa, tutto puoi fare meno che essere pigra

lunedì 20 ottobre 2008

SONG OF EXILE - per me è bellissima!


  



 

Land of bear and Land of eagle

Land that gave us birth and blessing

Land that pulled us ever homewards

We will go home across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, singing our song

Hear our singing, Hear our longing

We will go home across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, we will go... home.



venerdì 19 settembre 2008

DI NUOVO.


Ahi ahi


sento le avvisaglie.


Oh, a essere onesta ormai siamo oltre le avvisaglie.


Un bel po' oltre.


L'ultima volta, ho combinato un casino.


Questa volta, cosa succederà?


mercoledì 17 settembre 2008

CUORE VS INTELLETTO

Anni fa, diversi anni fa, con una amica discutevamo di cosa significasse "essere cresciuti" ed in particolare di quando, a che punto della vita e quali erano gli indicatori che senza ombra di dubbio dimostravano che lo eri. Avevamo l'età, all'epoca, per farci queste domande.


Lei sosteneva la tesi che uno può dirsi cresciuto quando comincia a comprendere le posizioni della propria madre. Tesi interessante ma incompleta, uno può non essere mai daccordo coi proprii genitori per inclinazioni o carattere ed essere ugualmente una persona matura, dicevo io. Discutevamo discutevamo ma non ne arrivavamo a capo.


Così, mi riservai la risposta fino al momento in cui essa mi sarebbe saltata in braccio facendomi cucu con la propria ovvietà. E quel momento è giunto.


E' stato in ufficio. Un collega, giovane capace e irruento, discuteva di "pratica commerciale" con ... beh, diciamo semplicemetne con un altro collega. Il giovane sosteneva le sue tesi con passione, parlando di ciò che "è giusto e non è giusto" da un punto di vista squisitamente etico. L'altro, (mio coetaneo peraltro) ribatteva pacatamente ragionando su ciò che è più "commercialmente sensato".


Cuore contro cervello, passione contro convenienza. Giustizia contro economia.


E io, con infinito e genuino stupore, mi sono trovata a guardare con occhi ammirati il mio giovane collega e a pensare "sembro io, 10 ann fa".


Perchè condividevo pienamente le sue tesi, le sposavo in toto, erano le mie tesi, le mie idee, il mio concetto di giusto o sbagliato... ma comprendevo anche il punto di vista meno genuino ma più "economically correct" di quell'altro.


Beh, mi sarei messa a piangere.


Devo dunque rassegnarmi alla mia età anagrafica? Devo rassegnarmi ad entrare nei negozi e a sentirmi chiamare "signora" senza girarmi a cercare mia madre? Devo rassegnarmi definitivamente al fatto che essere "maturi" significhi anche essere meno veri, meno giusti, meno corretti, in nome della convenienza, o del compromesso??


Mai! Mi sentite? MAI!


Rivendico il mio diritto alla passione e all'irruenza nonostante le 36 primavere abbondanti. Rivendico il diritto di non dare per scontato che "la via di mezzo è sempre la migliore". Rivendico la mia ragazzina interiore.


E così, con una operazione squisitamente adulta, sono addivenuta ad un compromesso. O per meglio dire, ad un accordo con me stessa. Concederò al mio intelletto di dimostrare tutti i suoi anni, sarò ragionevole e pacata, autorevole e calma, saggia e matura.


Ma il mio cuore, la mia anima e la mia pancia avranno sempre 20 anni.


E urleranno, urleranno e urleranno ogni volta che ce ne sarà bisogno.


A.

venerdì 12 settembre 2008

giovedì 28 agosto 2008

RITORNO ALLE ORIGINI

Sarà l'avvicinarsi dell'equinozio, sarà la fine dell'estate (che poi è più o meno la stessa cosa), in questi giorni le energie che mi circondano sono in subbuglio. O così le percepisco io.


Mamma, va bene, spiritosa, va bene, buona collega, fedele compagna, tutto quel che volete. Ma oggi mi va di essere (anche) altro. Ogni tanto, lo sapete, mi prende.


Vado per internet girellando e leggo questa frase: "Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, (le vergini nere, ndr)  provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica."  Ora, accade che questo "si dice" sia successo alla sottoscritta, che ama ricordarlo in determinati periodi dell'anno... o della vita.


Avvenne che molto, molto tempo fa in un paese lontano lontano, alcuni missionari cristiani trovarono degli insediamenti Celtici nei quali era diffuso il culto di quella che verrà poi definita la "Virgo Paritura" (che era nera), la vergine partoriente (sebbene sulla traduzione in vergine ci sarebbe da discutere). Essi ne furono talmente stupiti (e preoccupati) che coniarono ad hoc il termine di prefigurazione della vergine e dissero a degli stralunati oriundi che in effetti loro stavano già adorando la madonna e che quindi erano cristiani senza saperlo, tout court.


Però, ingegnosi, questi babbani (Arthur Weasley nella metro, ndr)


Su quel luogo venne edifitata una spettacolosa cattedrale, la dea partoriente venne trasferita dentro le mura evvualà, una madonna nera pronta all'uso. Sto parlando della Cattedrale di Chartres. Le "madonne" nere sono, a dire il vero, estremamente diffuse. Ce ne sono una ventina in Italia, oltre 90 in Francia ed esse sono collocate in quei luoghi dove, all'affermarsi della religione cristiana, più era diffuso il culto della Dea. Per questo sono nere: il colore dell'incarnato è quello della Grande Madre Iside, il cui culto (magari anche con altri nomi o forme leggermente diverse da quelle egiziane) è stato diffusissimo per tutto il neolitico ed anche dopo.


E la dove il culto della Dea è radicato, la dove sorgono cattedrali come quelle di Chartres, li le linee di forza ed energia della Terra cui sono legate sono più potenti, più evidenti.


Entrate a Chartres dal portone principale e guardatel'altare. Non scorgerete il crocifisso, che è minuscolo, ma vedrete subito una grande, imponente scultura rappresentante una divinità femminile (non mi va di chiamarla madonna, non a Chartres). Muovete pochi passi e sentirete formicolare i piedi prima, poi tutte le gambe, poi su su fin nel cuore della colonna che vi sembrerà diventata di burro. Percepirete la forza provenire da sotto e da tutt'intorno. Avvicinatevi all'altare da destra, e li, sarete esattamente sopra la cripta che ospita la più antica delle due madonne nere colà custodite, Notre Dame de Sous Terre (foto). Fate attenzione se praticate la meditazione abitualmente: li, la trance è un attimo. Sul lato destro invece troverete la piccola cappella laterale dedicata a Notre Dame du Pilier che - permettetemi - è ignobilmente vestita di abiti bianchi sbrilluccicanti, e che è oggetto di una devozione popolare senza eguali.


Fermatevi li e guardatela, ma non usate la vista. Pregatela, salutatela, ringraziatela, chiedete ciò che vi preme secondo la vostra sensibilità, ma non usate la voce: se siete fortunati, se siete degni, Ella vi parlerà.


Non lo dimenticherete più.




domenica 29 giugno 2008

ANTICA SAGGEZZA


Chi sacrifica la libertà


per la sicurezza


non merita


ne' la libertà, ne' la sicurezza



(B. Franklin)

venerdì 2 marzo 2007

IL MIO PRIMO VIDEO....

 Ho trovato ieri questo video per puro caso e mi è sembrato talmente bello....


Ringrazio il mio caro amico Eagle per l'aiuto....... :-**




martedì 19 settembre 2006

SULLA LIBERTA'

O meglio, sul mio concetto di libertà, poichè non desidero essere arrogante o presuntuosa nel ritenere che tutti abbiano la mia medesima opinione.

La libertà è il bene maggiormente agognato da tutti, è forse l'unica cosa che sia veramente universale, che sia auspicabile per ogni persona di ogni nazionalità, sesso, religione, professione o cultura.
Vogliamo tutti sentirci liberi e lo facciamo "liberandoci" appunto di ogni ostacolo sulla via verso la perfezione: un marito geloso, un capo intransigente, un'amicizia ingombrante, una madre onnipresente.

Molte donne sopportano questo tipo di persone, e per sfuggirvi attuano strategie che di fatto le rinchiudono in una prigione, e neppure se ne rendono conto, e la chiamano libertà. Perchè riescono apparentemente a fare quel che vogliono, ma a quale prezzo?

Abbiamo voglia di un pomeriggio di tranquillità. Andiamo dal nostro capo e gli inventiamo una dolorosa seduta dal dentista (susu, non fate quella faccia, l'abbiamo usata tutti questa scusa ;-) otteniamo la nostra desiderata mezza giornata di permesso e la usiamo per andare a far shopping. Siamo libere? Non direi.

Abbiamo un ex fidanzato che non si rassegna, cambiamo il numero di cellulare per farlo smettere di chiamare alle 3 del mattino. Raggiungiamo lo scopo, ma siamo libere? Non direi.

Viviamo ancora con dei genitori magari un po' vecchio stampo che amano sapere tutto della nostra vita, quante volte ci sentiamo consigliare o utilizziamo l'adolescenziale principio "di loro quello che vogliono sentire e poi fai quel che ti pare"?? E' libertà questa?

E che dire di un marito eccessivamente geloso? Abbiamo voglia di un aperitivo con le amiche, ma non possiamo dirglielo perchè si arrabbierebbe... allora inventiamo una riunione improvvisa per farlo star tranquillo. Con le amiche usciamo, si, ma lo facciamo da donne libere?

La libertà sta dentro noi stesse.
Se siamo costrette a nasconderci per ottenere o fare quel che desideriamo non saremo mai libere.
Costruiamo attorno a noi una prigione, poco a poco, mattone per mattone, che ci tiene dentro, belle chiuse nel nostro nido di segretezza, con sulla testa la spada di damocle dell'incrinarsi della nostra torre, che metterebbe in crisi tutta la nostra vita.

Libertà è non nascondersi. Libertà è dire al capo che quello che facciamo con le nostre ore di permesso sono affari nostri, libertà è dire a nostro marito che un aperitivo con le amiche non mette in crisi un matrimonio e a nostra madre che la nostra vita è nostra e ne facciamo quel che crediamo. Libertà è anche il coraggio - e la responsabilità - delle nostre opinioni, da difendere e da sostenere anche quando sono scomode, davanti a chiunque, con calma ma con fermezza. Perchè le nostre opinioni sono lo specchio di quello che siamo, e abbiamo il diritto ed il dovere di essere accettate per tali.

Libertà è aver costruito nel tempo rapporti di fiducia e non di dipendenza con le persone che vivono vicino a noi, che non vengano compromessi dallo spazio che desideriamo prenderci per noi stesse, o da una menzogna raccontata malignamente (o peggio, da una menzogna "a fin di bene")

La libertà sta dentro noi stesse, è il nocciolo - o meglio la ricerca del nocciolo - del nostro io più intimo

Ed è anche una delle cose più difficili da conquistare in assoluto, la libertà quella vera.