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giovedì 16 giugno 2011

LA COSA PIU' DIFFICILE


La cosa più difficile è smettere di idealizzare le persone
perchè dopo un po' ci si fa l'abitudine
e l'idealizzazione diventa realtà... almeno per noi.

Quando improvvisamente scopri delle macchioline sul mantello del Principe (o sulla veste da ballo di Cenerentola) sembra che il mondo smetta di girare.

Ma non è così.

Il complesso e a volte doloroso processo che ci porta ad accettare che i nostri principi e le nostre principesse siano persone vere (e che quindi possono sbagliare, deluderci, ferirci in modi che non ci saremmo mai sognati nemmeno di immaginare), ha un nome ed uno solo: si chiama VIVERE







Parimenti, accettare che noi stessi non siamo principi e principesse ma persone in carne ed ossa (e che il nostro prossimo se ne accorga, infine)  ha un nome ed uno solo: si chiama CRESCERE.



martedì 14 giugno 2011

UNA PIANTA.


Mia mamma aveva una pianta sul balcone, anni fa.
Era una pianta semigrassa di cui non abbiamo mai accertato la specie, dimenticata li dal precedente proprietario della casa. Era bruttina, bisogna dirlo, e mia mamma l'ha abbandonata a se stessa. La chiamava la pianta "del povero Arturo".
La pianta ha continuato a vivere per decenni, senza una sola goccia d'acqua che non venisse dal cielo.
E in primavera faceva un enorme cappello di fiori minuti e rosa, stupendi, che ricoprivano tutto il vaso fino a terra, a cascata.
Poi un giorno, una primavera, dalla terra invernale non è spuntato niente. E' morta, Improvvisamente, senza un perchè percepibile, senza avvisaglie, niente. Semplicemente, prima c'era dopo non c'era più.
Perchè è questo che fanno le piante. Avvizziscono, se non vengono accudite.
Si può essere fortunati, come mia mamma e la sua pianta, che è sopravvissuta per almeno 15-20 anni da sola.
Si può essere meno fortunati come me, che se solo dimentico di bagnare i miei fiori dopo 3 giorni il mio balcone è una infinita distesa di sterpaglia rinsecchita.
Ma di una cosa si può essere certi: le piante in vaso non sopravvivono da sole.
Magari il nostro balcone è talmente rigoglioso che accudire amorevolmente tutte le piantine che vi crescono è un impegno che occupa diverso tempo. Magari alle volte non ne abbiamo voglia, e speriamo che un temporale notturno faccia il lavoro al nostro posto.
Magari qualche volta funziona
Ma a lungo andare, le foglie diventano gialle, la terra inaridisce. E guardarle senza annaffiarle non le fa rifiorire.

La stessa cosa vale per tutto.
Il corpo, per esempio.
A 20 anni le tette di una donna - anche quelle grosse - stan su da sole.
E perchè non dovrebbero?
Poi il tempo passa e ops.... l'impalcatura inizia a cedere.
Ci guardiamo allo specchio e ce ne accorgiamo... ma questo non basta a invertire la rotta.
Abbiamo visto, ora dobbiamo fare.
E' il caso di mettersi d'impegno coi pettorali, se vogliamo riportarle agli antichi fasti.
E se siamo pigre, ebbene, abbiamo due soluzioni: superare la pigrizia, oppure continuare a guardare e piangere senza far niente, ma anche senza lamentarci.

E, signore e signori, burtto a dirsi, ma questo è ciò che accade anche ai rapporti personali.
Amici, genitori, compagni che siano.
Fare affidamento sul fatto che un amico ci sarà amico per sempre punto-e-basta è totalmente irrealistico.
L'amicizia, l'amore, vanno accuditi, vanno fatti crescere e nutriti, curati.
E questo è un atto volontario, non qualcosa che avviene da se.
E' qualcosa che si FA, non qualcosa che si PENSA.
Come potremo pensare che il nostro amico resti tale se non gli telefoniamo mai per sapere come sta?
O peggio, se gli telefoniamo solo x lamentarci dei nostri propri problemi, e non abbiamo orecchie per i suoi?
Forse oggi siamo stanchi, stremati, abbiamo litigato col capo, col marito e con tutte le nostre amiche, ma trovare un momento per lui anche se andremmo molto più volentieri a rintanarci sotto il piumone NON E' fingere un interesse che in realtà non abbiamo. NON gli stiamo mentendo. Stiamo accudendo il rapporto con lui. Lo stiamo facendo fiorire.

Una amica mi ha detto che la coppia è come una pianta.
Che è una cosa diversa dalle due persone che la compongono  è come una terza entità.
La quale ha bisogno di acqua, sole, nutrimento, concime.
E a volte è vero, fa un freddo cane per uscire sul balcone con l'annaffiatoio, a volte a causa dei 1000 impegni della vita, la povera pianta viene abbandonata a se stessa. Tanto è florida. Tanto è rigogliosa. Resiste. E' SCONTATO che resista, no? Se ha resistito finora.....
E quelle fortunate vivono lo stesso 15-20 anni, altre muoiono in pochi giorni.
Ma la cosa importante è che quando ricominciamo ad accudirla, essa non esplode di fiori e colori in un giorno.
Aspettarselo è irrealistico e rammaricarsene insensato.
Invece di piangere sui mille fiori che non sono ancora rinati, emozionarci per i piccoli boccioli delicati e tenui che appaiono sotto le vecchie foglie - i quali preludono ad una fioritura straordinaria -  è ciò che ci fa star bene.

E non dimenticarsi più di annaffiarla.

Parere personale.






lunedì 6 giugno 2011

IL DECENNIO DELLA VITA.

Mi è saltato in testa un pensiero recentemente.

Io ho 40 anni (quasi).
Il GG pure.
Guardando indietro e avanti, mi è venuto da pensare che probabilmente questo che si apre sarà il decennio migliore della mia vita.

due decenni fa eravamo giovani, con pochi soldi, una posizione ancora da costruire, si lavorava un sacco e si guadagnava poco.

Il decennio scorso ci sono state due gravidanze, i bambini piccoli, la stanchezza, le difficoltà (normali, per carità) di quando si hanno figli per la prima volta, con tutte le malattie, i timori... le notti non propriamente serene, i patelli smerdolati da cambiare.....

Tra dieci anni bè... inizio a pensare che tra 10 anni comincierò - cominceremo - a essere vecchietta... avremo meno energia, forse meno voglia di fare le cose, e non è detto che la salute continui ad assisterci. Non per portare sfiga, ma son cose che succedono.

Ma oggi... oggi abbiamo una certa sicurezza economica, abbiamo una bella casa grande. I figli iniziano ad essere cresciuti e creseranno ancora, saranno più autonomi, meno dipendenti (per non dire che non ruzziamo più in mezzo a mari di cacca...). Abbiamo ancora voglia di divertirci, di uscire, di fare esperienze. Il sesso, bè, chiedete a qualunque donna quarantenne come stanno i suoi ormoni... Siamo sani e vigorosi entrambi, siamo ancora giovani. Ci sentiamo ancora giovani, per lo meno, che è quello che conta.

Questi sono anni da vivere fino in fondo, con accanimento, con desiderio e passione. Non ha senso buttarli via con inutili paranoie, con la tristezza, con la paura. Con il volere a tutti costi qualcosa che non si sa nemmeno bene cosa sia. Con l'essere troppo orgogliosi (o troppo poco), troppo scontrosi, rabbuiati da pensieri strani che magari basterebbe vedessero la luce per dissiparsi come incubi all'alba.

Sono anni da vivere con amore con la A maiuscola, con l'essere l'una per l'altro, con comprensione, dolcezza, amicizia, sincerità, desiderio, divertimento e gioia. Anni per fare tante cose, per vedere posti, ma anche anni per rincantucciarsi al caldo di un abbraccio che si, è sempre quello da 20 anni, ma cazzo, è bello proprio per questo. E' BELLO PROPRO PER QUESTO.

Se tutti riuscissimo a vedere le cose da questo punto di vista.... forse la felicità abiterebbe questo mondo un po' di più.

martedì 31 maggio 2011

DANNI COLLATERALI.

A. è una donna qualunque.
Non nel senso che è una persona da poco, ma è una donna come tante.
Ha una quarantina d'anni, marito, figli, lavoro, casa.
Si barcamena tra tutto come meglio può, come tutte noi, detesta i lavori di casa ma li fa lo stesso, come tutte noi, fa la spesa grossa una volta la settimana come tutte noi e come tutte noi ogni tanto ha il  frigorifero che piange in turco per quanto è vuoto e desolato. Litiga col marito, come tutte noi, sgrida la pargolanza, come tutte noi.  Non volendo far mancare nulla a nessuno, cerca di suddividere il tempo come meglio può, come tutte noi. Si commuove davanti ad un film romantico, come tutte noi, ma non disdegna un divertimento anche più movimentato ed avventuroso. Le piacciono il gelato e le fragole. Ha i suoi pregi come li abbiamo tutti, ha i suoi difetti come li abbiamo tutti. Ha le sue insicurezze e i suoi punti di forza. Come chiunque di noi.

Fin qui, la descrizione potrebbe essere la mia. Pari pari.
Quante di voi vi si rispecchiano?? A parte l'età e i gusti sul cibo, penso che sia la descrizione di tutte le donne che conosco.

Cosa rende differente A.?

Che A. sta soccombendo. Alla routine, alla fatica, alla tristezza.
Non riesce più ad affrontare le cose con serenità, tutto le sembra foriero di gravi conseguenze, piange per ogni cosa. E' sempre in ansia per il suo matrimonio, perchè si è convinta (con qualche ragione, ma non con tutte le ragioni) che suo marito - che io conosco da molti anni -  abbia una storia.

La gelosia la logora. Le sue rotelle viaggiano alla velocità della luce, alla ricerca di indizi o prove che - a mio parere - in realtà non vuole assolutamente avere. Del resto, chi lo vorrebbe?

Per essere onesta, dovrei parlare anche del marito. Non è certo il diavolo, anzi. E' un ragazzo come tanti, anche lui. Buon padre, concentrato sul lavoro, stressato dalla routine, come tutti. Un po' egocentrico come tutti i mariti che conosco. Come tutti gli uomini, volevo dire. Sembra che non sappia che pesci pigliare, con lei. Non la sa aiutare, forse non la sa vedere perchè il sentire di lei è così diverso da quello di lui. Non si rende conto fino in fondo, forse questo è il suo difetto.

Conosco bene la situazione di lei, meno quella di lui perchè - di nuovo, come tanti uomini se non tutti - nonostante l'amicizia non è uno che si apre volentieri. Non lo giudico. Però non lo capisco. A volte basterebbe così poco.

A. è sull'orlo di una crisi di nervi. Non in senso tradizionale, perchè apparentemente lei è quella di sempre, allegra, grintosa, disponibile. Non sclera, non urla, non minaccia. Ma dentro, ha roba che non voglio nemmeno immaginare. Questa ipotetica altra donna è un chiodo fisso che minaccia di far cadere tutte le palline da giocoleria che finora hanno roteato con ritmo forsennato e perfetto sopra la testa di A.

Lei teme che il marito una sera torni a casa e la lasci.
Già conosce anche le precise parole con cui lo farà.

Io, francamente, temo il contrario.
Nonostante l'impegno, l'amore, la convinzione, la devozione e la fedeltà che ci mette, per quanto tempo potrà resistere lei senza gettare la spugna?

La cosa, francamente, mi terrorizza.
Perchè A. è una donna come tante.
Perchè A. è tutte noi.



mercoledì 25 maggio 2011

SITUAZIONE IPOTETICA. TEST SULL'AMICIZIA PER LEVARMI UN DUBBIO.

Mettiamo una situazione ipotetica.
Mettiamo che, che so, la Roccia abbia il sospetto che la Puffola non stia tanto bene.
Mettiamo che la Puffola non dica niente del genere e si comporti in maniera perfettamente normale,  e che quando glielo chiedono dica di stare bene e dunque tutto a posto.

Mettiamo che poi una sera la Puffola decida di uscire per farsi una pizza con la Fra, e la sera dopo vada al cinema con la Jul, per dire.

Ora, la nostra buona Roccia, nel dubbio che questa benedetta Puffola non le racconti proprio tutto tutto tutto, magari si fa venir voglia di fare un colpo di telefono alla Fra e alla Jul per avere notizie fresche.
Perchè la Roccia è fatta così, non vuole impicciarsio, ma aiutare l'amica Puffola a star meglio, se può. Con ogni mezzo.

La Fra le risponde senza mezzi termini che non ha alcuna intenzione di parlare della Puffola.
La Jul tergiversa, le dice che farebbe megliio a parlare direttamente l'interessata, non le dice che sta male ma nemmeno si sbilancia a dirle che sta bene.

Bene. Ecco le domande.

1. La Jul e la Fra, fanno bene a tacere, pur essendo evidentemente a conoscenza di qualcosa? (altrimenti direbbero solo "oh si, l'ho trovata benissimo, sai, stava alla grande!" No?)
2. Se la Jul e la Fra decidessero di confidarsi, sarebbe un tradimento dell'amicizia della Puffola, oppure farebbero alla Puffola il miglior servizio che un'amica possa fare?
3. La Roccia, legata (nella nostra ipotetica situazione) da profondizzzzzzzzima amicizia con la Fra e la Jul da mettiamo 20 anni, avrebbe ragione di prendersela x il silenzio delle amiche - che non le consente di aiutare la Puffola?

Vorrei davvero sapere cosa ne pensate.










lunedì 16 maggio 2011

LACRIME COME ROCCE.

A volte vediamo una persona piangere e le rivolgiamo sguardi compassionevoli.

Ci sentiamo quasi in colpa pur non avendo niente a che fare con le sue lacrime, perchè questa persona sta piangendo, sta soffrendo senza riuscire a nascondere il proprio dolore. Immaginiamo la sua debolezza, in quel momento, e proviamo pena per lei... che non ha più dignità, che "si lascia andare" perchè "non ce la fa più".

Non ci soffermiamo mai a pensare che mostrare i propri sentimenti apertamente
NON è debolezza.

Anzi.

Ci vuole molta forza, molto coraggio e forse anche una certa dose di consapevolezza per lasciarsi vedere fino in fondo, per togliere muri, scudi, protezioni, tutto quello che ci siamo costruiti attorno
PROPRIO AL FINE di non APPARIRE deboli. 

Deboli, o almeno
PIU' deboli,  sono coloro che non riescono non vogliono o non possono  farlo.






lunedì 9 maggio 2011

SEGHE MENTALI. :D

Ieri, non so perchè, mi frullava una domanda in testa.

Posto che non siamo tutti uguali, che nessuna persona è come un'altra, eccetera, è chiaro ed evidente che non esistono nemmeno due sentimenti uguali. Di due fratelli, ce ne sarà sempre uno più comprensivo, che ovviamente è anche quello meno compreso. Di due amici, uno più generoso,  che riceverà dunque meno generosità.

In una coppia, c'è sempre naturalmente chi ama di più e chi ama di meno.
E' normale, no?
Banale.
Ovvio, persino.

La domanda, anzi, le domande sono le seguenti:

1. Quello che ama di più, e che dunque è il meno amato, ne sarà consapevole?
2. E se ne è consapevole, come fa a reggere?













lunedì 21 marzo 2011

ECCO PERCHE' AMO IL GG (...TRA LE ALTRE COSE)


Il mio adorato GG ieri aveva male al pancino.

Niente di nuovo, in effetti... la Puff-famiglia è stata affetta da virus gastroenterici di varia natura e durata almeno 5-6 volte quest'inverno.

Il povero GG ha avuto per tutta la giornata un'aria pesta e depressa. Ha dormicchiato tutto il pomeriggio sul divano e non ha mangiato altro che due tazze di the dalla sottoscritta amorevolmente preparate e due miseri biscottini giusto per non svenire di schianto sul pavimento della sala, che poi i bambini si impressionano.

Nonostante questo, alle 8.30 della sera ha stoicamente tirato fuori l'asse da stiro, ha riempito la vaporella e incurante della devastazione di cui erano preda le sue povere viscere, ha stirato 6 camicie.





 



Non lo ha fatto nudo..... ma non si può avere tutto.



 

lunedì 21 febbraio 2011

QUEST'UOMO MI MANDERA' AI PAZZI :D


People do matter ... I matter
We... we matter
You don't get to toss me aside. I won't let you







martedì 16 novembre 2010

IL MODO DI LAVORARE DI DIO.


Quando qualcuno prega per avere la pazienza, credi che Dio gli dia la pazienza?
O gli da l'occasione di esssere paziente?

Quando qualcuno prega per essere coraggioso, credi che Dio gli dia il coraggio?
O l'occasione per essere coraggioso?

Quando qualcuno prega per avere una famiglia unita, credi che Dio metta sentimenti rassicuranti nel suo cuore?
O gli da l'occasione di dimostrare amore?

martedì 9 novembre 2010

VIVERE

Ogni giorno è un giorno nuovo.

Niente domani: il "domani" è aspettativa, le aspettative distraggono.

Niente ieri, oscuro e misterioso ieri, ti porterai i nostri segreti nella tomba.

Oggi, solo oggi, per vivere.

venerdì 5 novembre 2010

ATTITUDINE


Si bravi.
E' facile sorridere ed essere felici quando tutto attorno a te gira per il verso giusto.



Quando hai un lavoro gratificante, quando sei amato, custodito, valorizzato.. quando hai le sensazioni giuste, quando ti senti importante, forte, sicuro, sereno. Quando ti regalano dodici rose, di cui una finta.



Diverso è se piove, piove, piove sempre... o se ti senti ansioso, preoccupato, impaurito... o se ti guardi attorno e fatichi a riconoscere le persone che vedi.

Tuttavia bisogna sorridere lo stesso.
Sorridere è una scelta, sempre.
Bisogna credere che le nostre azioni, anche le più piccole, possono davvero cambiare le cose. Possono migliorare, o peggiorare, la vita del nostro prossimo. Possono dare ad una giornata nera una sferzata di energia positiva.


Essere felici non è qualcosa che prendiamo dall'esterno.
E' qualcosa che proiettiamo.... e c'è caso che sia contagioso.
Comincia dentro di noi.
Anche quando è difficile.



  

mercoledì 3 novembre 2010

SILLOGISMO


Chi ha paura delle risposte, non farà domande
Chi non farà domande, non saprà.
Chi ha paura delle risposte, non saprà.

La paura frega sempre tutti.



 










La paura è la piccola morte che porta con se l'annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi (Litania BeneGesserit contro la Paura, pronunciata da Paul Atreides)


 

martedì 5 ottobre 2010

SULLA FORZA E SULLA SPONTANEITA'.

Ho sentito tante volte persone in difficoltà pronunciare frasi come "i miei figli sono la mia vera forza" e le ho sempre considerate parole un filo vuote. Voglio dire, naturalmente, tutti amiamo incondizonatamente i nostri bambini, ma mi è sempre riuscito difficile comprendere come urla, capricci, pappe sputazzate, cacche addosso e compiti malfatti potessero essere di aiuto a qualcuno che già di suo stava sperimentando una situazione di stress estremo, o dolore, o tristezza.


Bene, devo ricredermi.


Quando arriva l'ora per me di stare coi miei figli, al pomeriggio, sono già reduce da 6-7 ore di elucubrazioni, scenari devastanti, altalena umorale e possibilmente due o tre lacrimucce. Ma appena arrivo alla Scuola Materna, comincio a ridere e sorridere, a parlare con voce da gnomo e a cantare "il coccodrillo come fa".


Mi sforzo di farlo?


Si, certo. Al principio.


Ma, miracolo dei miracoli, dopo poco lo sforzo svanisce e quello che faccio diventa naturale, spontaneo, bello. Il cervello si calma, il cuore si sgonfia e quel palloncino preme un pochino meno sui miei polmoni. Forse questo vale per tutto. Forse le cose bisogna solo farle, a volte, punto e basta, senza tante seghe mentali sul fatto che vengano o non vengano da sole.


Forse la spontaneità è sopravvalutata.

martedì 28 settembre 2010

FIORE.


 


Certe cose si percepiscono per istinto.


Anche quando l'evidenza sembra indicare il contrario, anche quando tutti ti dicono che le cose stanno diversamente, non c'è storia: certe cose le sai e basta.


A volte non sai cosa fare, a volte non puoi farci niente.


Più spesso semplicemente ci convivi, sperando di resistere, sperando di non fare niente di troppo stupido o di troppo radicale. Sperando di non cedere ad atteggiamenti le cui conseguenze sarebbero troppo devastanti per poterne anche solo accennare.


E' la cosa più difficile, perchè ti cambia, in modi che non avresti mai pensato possibili. Te ne rendi conto quando vedi quel cambiamento insospettabile e pensi che tutto sommato non è così negativo.


Ma per le cose importanti bisogna essere pronti a lottare e disposti a cambiare.


martedì 15 settembre 2009

martedì 10 febbraio 2009

ADDIO, INFINE.

E così, ce l'ha fatta.


Il corpo di Eluana ha finalmente trovato la pace, raggiungendo la sua anima laddove se n'era andata molti anni fa.


Leggevo il bel pezzo di Sofri su Repubblica di oggi (qui), e c'è una frase che mi ha fatto riflettere, su qualcosa che mi frullava già in testa da qualche tempo.


Dice Sofri: "che tocchi a lui di uscire da una rianimazione in una condizione vegetativa irreversibile. Vorrebbe o no poter decidere, finché il senno e la fortuna siano dalla sua, come debba chiudersi la sua esistenza, o preferisce lasciarne il peso ai suoi figli, per giunta votando ad horas l'obbligo a nutrirlo artificialmente senza fine?"


Ecco, la cosa su cui si è molto discusso: come vorremmo uscire di scena, noi, se ci toccasse la sorte di Eluana? Ebbene, dico una cosa che non sarà condivisa da troppe persone: a me non importa.


Non mi importa perchè se fossi stata io al suo posto, non avrebbe fatto alcuna differenza per me. Che mi nutrissero o no, che mi facessero fisioterapia o no, che mi girassero su un fianco o quell'altro o che mi lasciassero marcire nel letto, non avrebbe cambiato nulla. Non è per il malato, che cambia. E' per chi lo ama.


E nemmeno mi interessa, ora che sono viva, sapere quello che accadrà quando sarò morta - perchè in quello stato sei morto - poichè i morti non sentono, non provano, non gioiscono e non soffrono.


E' per questo che dico: che decida chi resta, non chi va. Che facciano quello che li fa soffrire meno, che sia trattenere la persona cara o lasciarla andare. Chi va, ormai, è andato, non c'è più. Ma la sofferenza di chi rimane può essere lenita, forse e in certa misura, dal comportamento che si tiene dopo.


Uno come mio marito, per esempio, starebbe meglio se potesse decidere come il sig. Englaro. Ma una persona come mia suocera no, lei soffrirebbe il doppio. E allora perchè devo decidere io, quando a me, in quella sciagurata situazione, non cambierebbe nulla?


Che facciano quello che li fa soffrire meno.

venerdì 30 gennaio 2009

L'ARTE DELLA GUERRA

In Guerra, il Generale riceve il comando dal Sovrano.


Dopo aver radunato un'armata e concentrato le sue forze, egli deve miscelare e armonizzare i differenti elementi prima di intraprendere le operazioni.


(Sun Tsu, L'arte della Guerra, capitolo VII)



E' possibile che il Sovrano darà il (piccolo) comando al Generale oggi (ma anche no). L'armata sarà composta - se dice bene - da 4 elementi appena, incluso il Generale. Ma avrà un enorme vantaggio.


Sarà una armata di donne, comandata da una donna.


Niente galletti litigiosi, qui. Noi facciamo le cose in un altro modo.


Quanto ad armonizzare e miscelare, il Generale ha qualche idea in mente. Ciò potrebbe coinvolgere un  nemico comune: nulla di meglio per creare uno spirito di gruppo ed un comune sentire.


Colei che avrà l'appoggio della truppa, vincerà.



Purtroppo si staglia un nuovo possibile nemico all'orizzonte. Un nemico pericoloso. Un nemico donna. Un nemico contro il quale l'arte della dissimulaizone farà la differenza.


 

lunedì 26 gennaio 2009

IL TAO DELLA VITTORIA


Colei che sa quando combattere e quando astenersi, vincerà;


Colei che sa quando utilizzare tanti soldati o pochi, vincerà;


Colei che gode del pieno sostegno delle truppe, vincerà;


Colei che è pronta a cogliere le opportunità favorevoli, vincerà;


Colei che riesce a liberarsi delle interferenze dei superiori, vincerà.




Questo è il Tao - la via retta che conduce alla vittoria, indipendentemente dal tipo di battaglia.




Facile, no??



:-/