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venerdì 4 marzo 2011

IL PARADISO DEI GATTI.


Link era con noi da 14 anni.
Lo dico perchè lo scorso post parlava solo di me, non di lui.
Quando il GG ed io siamo andati a vivere insieme io ho cominciato a insistere che volevo un cucciolo. Lui non ne voleva sapere. Ma le donne, si sa, son pazienti. Quando, al termine di una lunga campagna di persuasione, ha finalmente accettato, l'ho trascinato immediatamente nel primo negozio di animali che ho trovato per strada, onde non dargli tempo di cambiare idea.
Link era li, dentro uno scatolone di cartone, ultimo di una cucciolata ancora in attesa di trovare una famiglia.
Era... bè era VERAMENTE BRUTTO!
Povero, aveva certe orecchie enormi... adatte al gatto di 5 kg che poi è diventato. Solo che allora stavano attaccate ad un corpo che pesava forse mezzo chilo. Sembrava un gremlin!
Faceva pena, piccino, tutto solo dentro quella scatola.
Il GG l'ha amato al primo sguardo.
Anche io, ovviamente, ma bisogna ammettere che Link era molto più il suo gatto di quanto non fosse il mio.
Bisogna anche ammettere che aveva il suo bel caratterino.
Era un gatto molto intelligente, direi insolitamente intelligente.
Da cucciolino, mi ricordo, era piuttosto imbranato. Crescendo invece era diventato un perfetto equilibrista, tanto che se ne andava a zonzo sulla ringhiera del ns balcone al quinto piano.. facendomi morire di infarto le prime volte.... ma senza mai un minimo cedimento o insicurezza.
Però non è mai stato troppo socevole. Non era certo un tenero batuffolino di pelo coccoloso e tenerone.
Stava piuttosto sulle sue, difficilmente faceva le fusa. Non che fosse aggressivo o altro. Solo, ecco.. diciamo che diversamente da suo fratello, manteneva una certa dignità felina, un fare sussiegoso che ben si adatta ad un parente delle maestosi tigri asiatiche. Solo ultimamente, diciamo con l'avanzare dell'età, il suo carattere si era addolcito e allora veniva spesso a dormire sulle nostre gambe stese sul divano, o a rannicchiarsi vicino a uno dei bambini addormentati.
Era anche un po' dispettosello, bisonga essere onesti....  quando voleva qualcosa - e di solito erano i croccantini - ti tormentava fino allo sfinimento, facendo cadere oggetti, strappando fogli di carta... ti sfidava. Vediamo chi si stufa prima. Alla fine ci stufavamo sempre prima noi, e lui prendeva i suoi croccantini benedetti. Soddisfatto e sornione.

Non riesco a credere che non ci sia più.
Ha avuto una vita lunga ed agiata, un fratello peloso che lo amava e due fratellini senza peli che gli volevano altrettanto bene. Non ha mai dormito al freddo e all'acqua, non ha mai sofferto la fame.
E' stato un gatto fortunato?
Chi lo sa.
Magari a chiederlo a loro preferirebbero vivere la metà del tempo, ma liberi e selvatici...
Non lo sapremo mai.

Se c'è una lezione da imparare da questa sciagurata faccenda, è che ogni nostra azione, ogni nostra parola ha delle conseguenze. A volte facciamo (o diciamo) qualcosa con leggerezza senza considerare che le ripercussioni potrebbero essere gravi. Irreversibili, a volte. E che quando ce ne rendiamo conto, non possiamo più rimediare.

E poi, naturalmente, l'accettazione.














mercoledì 1 dicembre 2010

BUDAPEST BUDAPEEEEST


Il week end a Budapest è stato bellissimo.



La città è veramente bella, peccato il tempo un po' grigio che avrà un po' rovinato le fotografie.....



 


Abbiamo scarpinato come pazzi domenica e lunedì, mentre sabato siamo stati un po' più schisci, vista la levataccia (alle 4.30)...

L'albergo (qui sotto, la hall. Quando l'ho vista ho cappottato!) era fantastico. Penso il più bell'albergo in cui io sia mai stata... e in cui probabilmente starò mai. Camera essenziale e di stile, SPA incorporata, colazione che si sarebbe meglio definita "pranzo di natale"... massaggio rilassante domenica mattina..... sauna, bagno turco... angolino relax con delle poltroncine illegalmente comode e tisana...... .nooo ragazzi, il meglio del meglio.

Cena gourmet in hotel sabato sera, piatti veramente originali e  buonissimissimi  (tipo zuppa di cipolle con GELATO di rucola), serviti da uno stuolo di camerieri in livrea che a momenti manco ti lasciavano pulir la bocca da solo... chicchissimo!

Clima piuttosto freddo, ma non freddissimo come era stato preventivato. La città è molto... Asburgica.... molto imperiale. Architettura molto ricca, ridondante, persino eccessiva nel lusso e negli ori e stucchi... però affascinante e di effetto.

E poi ovviamente il Bel Danubio Blu.......... che di blu non ha proprio un fico secco ma facciamo finta di non esserci accorti...

Ora stiamo pensando al prossimo week end.... magari verso giugno... Stoccolma? Istambul? Ai posteri l'ardua sentenza.



mercoledì 17 novembre 2010

FUNERAL PARTY.


Voglio ricordare Savina con un sorriso.
Non voglio parlare di tristezza, incensi e cerimonie.
Non voglio lacrime... perchè lei era una che credeva sincerametne in Dio e nel suo regno, del quale spero oggi lei stia godendo la piena luce. E per le persone così, la morte è solo il passaggio verso una vita di gioia, e va vissuta come una festa, senza paura. 

In chiesa, ho portato anche il Ninnolo, non volendo costringere mia mamma (che la conosceva da 20 anni) a non partecipare alla funzione. Ero un po' perplessa, non aveva dormito e poi ovviamente non è minimamente abituato a tali situazione, non essendo noi assolutamente religiosi.

Invece è stato buono tutto il tempo, interessatissimo a quel che succedeva, che era completamente nuovo per lui, agli strani abiti dei sacerdoti, a tutte quelle persone riunite, ai fiori, alle candele, ai canti.

Il parroco inizia parlando dell'angelo della morte che è sceso a prendere Savina.
Lui si gira di scatto, mi guarda interrogativo e mi fa. "Morte? Chi è morto mamma??"

Durante l'omelia poi, ricorrevano frasi su Gesù e su Dio ovviamente, e lui, sempre interessatissimo
"chi è Gesù, mamma?"  "chi è Dio mamma?"

Se non fosse stata una ricorrenza tanto triste, mi sarei messa a ridere. Era davvero comico, con questa sua vocina sottile sottile e questo sguardo curioso.

Talmente ha partecipato con interesse che un'altra parente del GG ad un certo punto ridendo ci ha detto.... "Guardate come è attento. Per me va prete..."

Si, zia, magari si... quando smette di bestemmiare......


lunedì 18 ottobre 2010

E' ANCORA UGUALE.

Ho riletto questo post.


E' passato un anno e mezzo.. ma vale come se l'avessi scritto oggi.


Vale ancora così.

martedì 16 giugno 2009

lunedì 1 giugno 2009

BUON VIAGGIO, PROF.


1989. Cambio tra la quarta e la quinta ora. Classe IV C.


Sharon e Giada mi si avvicinano con fare cospiratorio


- Andre, martedì c'è il compito di inglese...


- Si lo  so - (che palle, ancora con 'sta storia, penso io.)


- Dovresti vedere se riesci a farlo spostare....


- No, dai, tutte le volte....


- Si, dai, provaci, se ci vai tu ti dice di si... - le due mi fanno gli occhietti supplicanti


- Ma ora arriva la prof di mate... - tento, senza alcuna speranza


- No, ma glie lo diciamo noi che sei dalla Franza


Vabbè, vado. L'orario in corridoio mi dice che la prof in questione è in seconda. Busso, e apro la porta quel tanto che basta per infilarci dentro la testa.


- Ah ehm, salve prof! - esordisco con tono squillante.


Lei non alza nemmeno gli occhi dal registro. Dal silenzio attonito della classe indovino che sta scorrendo i nomi dell'elenco per sentire qualcuno. Faceva sempre così. Entrava in classe e iniziava a dire "sentiamo" ancora prima di sedersi alla cattedra e togliersi il cappotto. Il risultato erano una ventina di amebe mezzo sciolte sotto il banco, tutte intente ad allacciarsi le scarpe o a sgranare improbabili rosari.


- Non se ne parla nemmeno. - mi dice seria seria.


Ridacchio. - OK prof, ci ho provato...


- Grazie, Andretta  è un piacere lavorare con te.


Richiudo la porta e torno in classe, ancora sghignazzando tra me e me.


UN MESE DOPO


Sharon e Giada mi si avvicinano con fare cospiratorio


- Andre, martedì c'è il compito di inglese...


- Si lo  so


- Dovresti vedere se riesci a farlo spostare....


- No, dai, tutte le volte....


- Si, dai, provaci, se ci vai tu ti dice di si...


- Cosa ve lo fa pensare? E poi ora arriva la prof di mate...


- No, ma glie lo diciamo noi che sei dalla Franza


Mpf. Che palle, 'sta pantomima ogni volta che c'è il compito in classe di inglese. Vabbè, riproviamoci. Torno nella stessa seconda. Ribusso, riapro, riinfilo la testa


- Prof, buongiorno! - sempre voce squillante, grande sorriso.


- Oh, Andretta, ti stavo aspettando....


- Ehm, si, immagino... dunque?


- La risposta è la stessa dell'ultima volta...


Ma svatolta non posso tornare in classe con un niente di fatto. Apro del tutto la porta ed entro. I pivelli di seconda mi guardano perplessi. Come oso?


- No prof per piacere. Non mi dica ancora di no...


- Senti, non è che tutte le volte potete chiedermi di rinviare il compito, insomma, devo valutarvi.. poi arriva la fine dell'anno e non ho abbastanza voti sul registro...


- Prof la prego. Le compagne stavolta mi si mangiano viva. Un giorno, dai, che le costa?


I pivelli sgranano gli occhi. Chi è questa temeraria che si permette di parlare a QUESTA prof severa ed anziana in quel modo, con quella confidenza????


Lei sbuffa, ma si vede che è divertita. Apre il registro di quarta. Sorrido, la battaglia è vicina ad essere vinta. Faccio un paio di passi verso la cattedra e mi porto alle spalle della prof. Allungo un ditino, come casualmente, per indicarle il giorno....


- Va bene, allora mercoledì. Ma, Andretta... - mi guarda severa, ma io lo so che fa solo finta - ...proprio perchè sei tu!!!


Sorrido. - Lo so, prof. E' per questo che spediscono sempre me... Grazie, eh?? Grazie mille, sul serio, mi ha salvato la vita!!


Lei sorride a sua volta e mi fa l'occhiolino. Con la coda dell'occhio vedo due o tre pivelli che, schiuma alla bocca, cascano per terra in preda alle convulsioni.  Questa prof che distribuisce 4 come patatine fritte, nella cui classe non vola mai una mosca, e se per caso ci fosse una mosca vera volerebbe in silenzio.... fare l'occhiolino ad uno studente??? In fondo li capisco, poveri pivelli.  Anche io ho avuto una reazione simile una volta, in prima, quando una ex allieva è venuta a trovarla e - sotto 22 paia d'occhi costernati - le due si sono prese sottobraccio e si sono esibite in una perfetta imitazione di Stallio ed Ollio. Allora non capivo, ma ora si.


Esco dalla classe col mio trofeo, un inutilissimo giorno di proroga x il compito in classe, e mi domando come io abbia mai potuto avere timore o soggezione di questa donna gentile.


*************


Oggi saluto la professoressa Corinna Franzini, che prematuramente ed improvvisamente, sabato pomeriggio ci ha lasciati per proseguire il suo viaggio senza l'inutile fardello del corpo col quale mi ha insegnato l' inglese per 5 anni. Se la mia anima impaziente non deve attendere mesi e mesi che i suoi libri preferiti vengano tradotti, è tutto indubbiamente merito del suo lavoro.


Prof, faccia buon viaggio.



 

mercoledì 29 aprile 2009

QUEL CHE VIENE, SCRIVO. NON SO ANCORA.


Io non sono una donna paziente.


Prutroppo non rientra tra le mie scarse virtù.


Diciamo piuttosto che sono come i giapponesi... mi da fastidio persino attendere che il pesce cuocia... (citazione cinematografica tutt'altro che "colta"!!)


Tuttavia devo esercitare questa difficile arte, e devo esercitarla bene.


Ho già ammesso, con chi di dovere, di essere stata egocentrica, e la mia mancanza di pazienza - chiamiamola pure insofferenza nei casi più eclatanti - si riconnette a questo aspetto poco simpatico del mio carattere. Ci sto lavorando. Sul serio.


A volte cammino come sulla lama di un rasoio. Vedo atteggiamenti, valuto situazioni... mi dico - Attenta! Non ricaderci! - ed il più delle volte riesco ad abbozzare. Penso a quel che c'è in gioco, e considero che ne valga davvero la pena.


Un altro problema è che ad un certo punto lungo il cammino ho cominciato a diventare pudica coi miei sentimenti. Questo credo abbia a che fare con un po' di insicurezza residua che vuoi per un motivo o per l'altro ancora mi porto dietro. Se vogliamo essere sinceri brutalmente, magari è anche qualcosa di più di "un po'". E così, abbozzando, non riesco a spiegare se non a me stessa e a queste pagine (e peraltro in modo criptico, mi rendo conto), perchè a volte mi faccia soffrire.


C'è da dire che qualche volta mi piacerebbe anche essere rassicurata, anche sulle cose banali, magari con qualcosa di diverso da un motto ironico.


Ci sono giorni in cui mi dico che certe cose non andrebbero spiegate, andrebbero capite senza bisogno di parlare. A pelle. Sovente mi fa arrabbiare che questo non avvenga, perchè penso che le cose dovrebbero veramente andare in questo modo, tra persone che si amano.  La mia sedicenne interiore che si nutre di romanticherie è molto daccordo con questo punto. La trentasettenne esterna invece mi ripete che sono troppo egocentrica. Che stronza!


Mi dico che a volte ci sono cose più importanti di "me stessa" da considerare. Che ci sono difficoltà che vanno affrontate con maturità, evitando di appesantirle ancora di più con problemi inesistenti o aspettative che si realizzano solo nei libri del romanticismo tedesco.


E abbozzo. Lo faccio col cuore, davvero, con convinzione. Ma mi spaventa. Mi spaventa perchè ho paura che prima o poi abbozzare per "un bene superiore" non mi basterà più. E che quando questo avverrà, forse sarò arrabbiata per averlo fatto. E che la mia rabbia possa trascinarmi con se dentro un vortice di recriminazioni dal quale è difficile uscire intatti.


Certi momenti devo mordermi la lingua... perchè il mio istinto, la mia natura polemica, mi porta a non accettare di tacere e lasciar perdere. Sono cresciuta con persone che cercavano (senza successo) di insegnarmi l'umiltà. Ma io non sono umile. Non mi sento umile, non mi piace lasciar correre. Però contemporaneamente sono insicura su certi aspetti, il che fa a cazzotti con la mancanza di umiltà. E finisco per sembrare una vittima. Altra cosa che non sono.


Odio mostrarmi debole. Però mi rendo conto che in certe circostanze lo sono, e che non sempre è giusto spronare alla carica le persone nei momenti di difficoltà. A volte bisognerebbe semplicemente sedersi accanto a loro e dire "ok, tranquilla, sono qui". Mi piacerebbe una volta essere capita,capita davvero, invece che essere sempre quella che capisce (o che ci prova, davvero con tutta se stessa).


Certo, sono madre, fa parte del pacchetto.


Ma non sono solo madre. sono anche una donna, una moglie, una persona che prescinde dai suoi ruoli e che ha un nucleo, un essenza, un'anima, chiamiamola in qualunque modo, che va protetta, nutrita.


Dicevamo una volta con una amica, che crescere significa diventare madri di noi stesse. Quindi dovrei essere in grado di proteggermi e nutrirmi da sola, senza ammorbare il mio prossimo coi miei bisogni, specie se ci sono anche altri bisogni, non miei, da considerare e tenere presente.


Bene, allora singifica che il mio cammino non è ancora giunto ad un punto di svolta. Perchè sono debole, a volte, e ho bisogno di essere rassicurata.



 

mercoledì 15 aprile 2009

L'AMORE CONTA.


Quando ero piccola - o giovane - consideravo la vita della gente normale come la peggior maledizione che potesse capitare. Non capivo come si potesse passare la vita in giorni tutti uguali - casa, lavoro, figli, marito - senza aspirare a qualcosa di più. Non capivo come si potesse passare la domenica pomeriggio sdraiati sul divano a guardare la tv, o i sabati mattina al supermercato come scialbe servette.


Sognavo per me un destino grande, di diventare famosa, una persona che tutti avrebbero riconosciuto camminando per strada. Curiosamente non mi immaginavo grande attrice o ballerina, ma piuttosto scrittrice, qualcosa del genere. Non sapevo bene come avrei fatto, ma ero certa che non ero destinata ad una vita mediocre.


Poi sono cresciuta, ho fatto le mie scelte. Mi sono fidanzata prestissimo e sposata presto (per i canoni odierni) e ho fatto un paio di pargoli, giusto per coronare la normalità. Lavoro d'ufficio, sabati al supermercato e domeniche casalinghe, tutto come da copione. Aspirapolvere in una mano e ipod nell'altra (ipod ultimamente... prima, wolkman...), ho ripercorso esattamente quelle orme che avevo giurato di non seguire, ho fatto tutto ciò che credevo avrei odiato. Ogni tanto ripensavo ai miei antichi sogni, e facevo spallucce.


L'illuminazione è arrivata qualche giorno fa. In due parti.


Parte prima, un normale dopo-cena della Puff famiglia. il GG stava riordinando la cucina, il PG guardava Striscia e io correvo appresso al Ninnolino in preda ad una overdose di zuccheri. Di tanto in tanto, il GG mollava il suo momento-massaia per fiondarsi in sala fingendo di far spaventare il Ninnolino che si buttava per terra, o verso di me, o verso di lui, ridendo estasiato. Il PG guardava esasperato (ma si capiva che era divertito), il GG rideva, il Ninnolo come dicevo, era semplicemente in estasi. Io ammiravo la scena appoggiata al tavolo della sala, in piedi, braccia conserte.


Parte seconda, la mattina dopo. Il Ninnolo si sveglia presto, rompe le  balle, dopo vari tentativi (e qualche madonna, diciamolo) riesco a farlo riappisolare nel lettone. Il GG dorme. Il PG si sveglia causa fratello frignante e si trascina nel lettone col suo DS. Io, ormai sveglia, mi alzo, sistemo un bucato, passo un po' di aspirapolvere (che quando è fatto, è fatto), riordino i vestiti dei bambini. Poi, torno a letto con un buon libro, sdraiata dalla parte del marito che nel frattempo si era proteso verso il mezzo per cingere - seppur dormendo - il Ninnolo, onde evitare rovinose cadute. Ormai in dormiveglia, il GG si accorge del mio arrivo, e usa l'altro braccio per abbracciarmi. Il PG ripone il suo gioco elettronico e si incunea tra noi, ridendo per le smorfie del Ninnolo e collezionando abbracci e pizzicotti da suo fratello in parti uguali. Io sono li, sdraiata inebetita nel mio letto, ad ammirare la mia famiglia riunita che si risveglia, tra un bacio e una pernacchietta, tra una lotta dei piedi e un po' di solletico.


E penso: quanto ero stupida!



 

mercoledì 4 marzo 2009

19 ANNI.

Ho 19 anni.
Sono innamorata.

Beh, a 19 anni è normale, direte voi.

E invece a me non sembra affatto normale.

Si, si, va bene. Sghignazzate pure, tanto lo so che sghignazzate.

Ma io l’ho saputo da subito che era lui.

La mia amica ridacchia e mi chiede se “me lo voglio fare”...

Ma io so bene che non è questione di una notte e via.

E’ “lui”.

Mai avuto un dubbio in proposito.



E mai ne avrò in futuro. 


 

Tra 19 anni avrò il doppio degli anni che ho ora.

Sarò più saggia? Ne dubito fortemente.

Una sera, una notte, forse tutto questo verrà messo in discussione.

5 parole che mi coglieranno di sorpresa fino alle lacrime.

L'amore non si discute. Ne allora, ne oggi.


 

Ma ora ho 19 anni

Non so niente di tutto questo.




giovedì 8 gennaio 2009

venerdì 31 ottobre 2008

E' TORNATA LA S.

Quando aveva 12 anni, la Puffola conobbe una ragazzina come lei, in vacanza. Si chiamava S.


La Puffola e S. avevano diverse cose in comune. Erano romantiche e sognatrici. Erano alla ricerca di un senso all'adolescenza che incalzava. Erano alla ricerca di un fidanzato che le amasse per quanto erano belle dentro. Erano anche alla ricerca del loro primo reggiseno, ma questa è un'altra storia.


La Puffola aveva una cotta mostruosa per il fratello della S. Il giovane incauto aveva a dire il vero dimostrato un qualche interesssamento per lei nella loro prima estate di amicizia, ma questo interesse si era smontato presto, come accade alle cotte da tredicenni. L'amicizia tra la Puffola e S. però non ne aveva risentito, e anzi, aveva proseguito su binari sempre più vertiginosi.


Le due erano legate ed accomunate da un singolare fattore fisico. Erano piccole. Con piedini minuscoli, numero 35 (taglia che oggi come oggi a 7 anni un bambino ha già superato). Questo era stato interpretato naturalmente come un segno del cielo, come una affinità elettiva innegabile, dandoil via a periodi di vita semi-simbiotica durante i quali, a vederle da lontano, non si riusciva a distunguere l'una dall'altra perchè spesso si scambiavano abiti e scarpe.


I pomeriggi estivi delle due giovinotte erano piuttosto singolari. A volte rubavano la bicicletta di qualche amico (del fratello di S., diciamolo, ormai sono passati anni, che potrebbe farci?) e andavano su e giù per il paesello scorrazzando come matte in due su un unico sellino, rischiando le ossa oltre che una bella strigliata. Una volta la piccola e magra S. - istigata, naturalmente - si è introdotta nel garage chiuso della famiglia di una amica per prendere in prestito il motorino di quest'ultima e farci un giro, configurando con cotanto comportamento il reato di furto con scasso. Uno dei pomeriggi più pazzeschi dell'estate!


Gli altri pomeriggi, beh.... quando non sgranocchiavano patatine stravaccate su una seggiola di bar con la "compagnia del tennis" capitava che passassero ore sdraiate sul parquet della camera di S. a sospirare languidamente sulle fotografie di Pierre Cosso... o, un paio di anni più tardi, su quelle di Simon le Bon e John Taylor... facevano lunghe dissertazioni filosofiche per chiarire se fosse meglio essere "fighe" come certune loro amiche o "bruttine" come vedevano se stesse... perchè è ben chiaro che una ragazza troppo bella non saprà mai se il suo ragazzo la vuole per il suo corpo o per la sua anima.... e loro preferivano decisamente essere volute per l'anima. Il fatto che le "belle" avessero molto più successo coi ragazzi di quanto non ne avessero loro era naturalmente imputato all'immaturità maschile più che alla loro stessa timida insicurezza...


A volte sollazzavano i loro curiosi (e morbosi....) cervellini con letture che avrebbero fatto morire d'infarto la nonna della Puffola se solo l'avesse sospettato.... i racconti erotici di Moravia sono solo un esempio... ma soprattutto un  libro soprannominato improponibilmente "il mago di oz", di cui non dirò altro perchè è un segreto gelosamente custodito da oltre 20 anni.


Una volta la Puffola e S si innamorarono dello stesso ragazzo (S, se ci sei, l'ho rivisto di recente, è ancora uguale!). Beh, ad onor del vero, S era innamorata, la Puffola un po' meno... però amava seguire la sua amica ovunque. Accadde che, diversamente da quanto si verifica di solito, questo comune innamoramento non scalfì minimamente quella simbiotica amicizia, ma al contrario la rafforzò grazie ad abbondanti innaffiature di lacrime ora dell'una ora dell'altra. (Le due soffrono da allora di reumatismi alla spalla, a furia di consolarsi reciprocamente).


E poi naturalmente c'erano le fughe sul prato dietro casa di S per la fumata pomeridiana! Sprovvedute all'inizio, avevano rischiato di farsi beccare in flagrante (veramente, la Puffola è stata beccata eccome!), ma dopo qualche uscita si erano impratichite. Partivano con le sigarette in tasca e con un sacchetto contenente un mangiacassette e un centinaio di nastri, deodorante (era rosa... debby? sinphonny? qualcosa di simile), caramelle alla menta e cioccolatini, e rossetto per farsi beccare con la bocca in ordine nel caso avessero incontrato qualcuno. Avevano il loro posto segreto e ci stavano benissimo, sdraiate a fumare guardando il cielo, come le donne di mondo che immaginavano di essere.


La Puffola e S, dopo molto tempo, si sono parlate ieri sera al telefono. S ha tre figli, lavora con il marito nella sua farmacia, va ancora in vacanza nello stesso posto e nella stessa casa, dove anche altre amiche ed amici di un tempo tornano a volte con i loro figli. La Puffola muore di invidia, ma le ritrovate amiche si sono promesse di vedersi, a Milano o in villeggiatura, a qualunque costo e in qualsiasi circostanza.


Così succederà che si incontreranno e sarà come se il tempo non fosse passato tra loro. Probabilmente mollerano i pargoli, 5 fanciulli in tutto, ai rispettivi papà, si abbracceranno e andranno a fare un giro a piedi, camminando a ritmo e sincronizzando il "movimento chiappoidale". Come un tempo.


 

lunedì 20 ottobre 2008

SONG OF EXILE - per me è bellissima!


  



 

Land of bear and Land of eagle

Land that gave us birth and blessing

Land that pulled us ever homewards

We will go home across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, singing our song

Hear our singing, Hear our longing

We will go home across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, across the mountains

We will go home, we will go home

We will go home, we will go... home.



venerdì 19 settembre 2008

DI NUOVO.


Ahi ahi


sento le avvisaglie.


Oh, a essere onesta ormai siamo oltre le avvisaglie.


Un bel po' oltre.


L'ultima volta, ho combinato un casino.


Questa volta, cosa succederà?


mercoledì 17 settembre 2008

CUORE VS INTELLETTO

Anni fa, diversi anni fa, con una amica discutevamo di cosa significasse "essere cresciuti" ed in particolare di quando, a che punto della vita e quali erano gli indicatori che senza ombra di dubbio dimostravano che lo eri. Avevamo l'età, all'epoca, per farci queste domande.


Lei sosteneva la tesi che uno può dirsi cresciuto quando comincia a comprendere le posizioni della propria madre. Tesi interessante ma incompleta, uno può non essere mai daccordo coi proprii genitori per inclinazioni o carattere ed essere ugualmente una persona matura, dicevo io. Discutevamo discutevamo ma non ne arrivavamo a capo.


Così, mi riservai la risposta fino al momento in cui essa mi sarebbe saltata in braccio facendomi cucu con la propria ovvietà. E quel momento è giunto.


E' stato in ufficio. Un collega, giovane capace e irruento, discuteva di "pratica commerciale" con ... beh, diciamo semplicemetne con un altro collega. Il giovane sosteneva le sue tesi con passione, parlando di ciò che "è giusto e non è giusto" da un punto di vista squisitamente etico. L'altro, (mio coetaneo peraltro) ribatteva pacatamente ragionando su ciò che è più "commercialmente sensato".


Cuore contro cervello, passione contro convenienza. Giustizia contro economia.


E io, con infinito e genuino stupore, mi sono trovata a guardare con occhi ammirati il mio giovane collega e a pensare "sembro io, 10 ann fa".


Perchè condividevo pienamente le sue tesi, le sposavo in toto, erano le mie tesi, le mie idee, il mio concetto di giusto o sbagliato... ma comprendevo anche il punto di vista meno genuino ma più "economically correct" di quell'altro.


Beh, mi sarei messa a piangere.


Devo dunque rassegnarmi alla mia età anagrafica? Devo rassegnarmi ad entrare nei negozi e a sentirmi chiamare "signora" senza girarmi a cercare mia madre? Devo rassegnarmi definitivamente al fatto che essere "maturi" significhi anche essere meno veri, meno giusti, meno corretti, in nome della convenienza, o del compromesso??


Mai! Mi sentite? MAI!


Rivendico il mio diritto alla passione e all'irruenza nonostante le 36 primavere abbondanti. Rivendico il diritto di non dare per scontato che "la via di mezzo è sempre la migliore". Rivendico la mia ragazzina interiore.


E così, con una operazione squisitamente adulta, sono addivenuta ad un compromesso. O per meglio dire, ad un accordo con me stessa. Concederò al mio intelletto di dimostrare tutti i suoi anni, sarò ragionevole e pacata, autorevole e calma, saggia e matura.


Ma il mio cuore, la mia anima e la mia pancia avranno sempre 20 anni.


E urleranno, urleranno e urleranno ogni volta che ce ne sarà bisogno.


A.

mercoledì 3 settembre 2008

giovedì 28 agosto 2008

RITORNO ALLE ORIGINI

Sarà l'avvicinarsi dell'equinozio, sarà la fine dell'estate (che poi è più o meno la stessa cosa), in questi giorni le energie che mi circondano sono in subbuglio. O così le percepisco io.


Mamma, va bene, spiritosa, va bene, buona collega, fedele compagna, tutto quel che volete. Ma oggi mi va di essere (anche) altro. Ogni tanto, lo sapete, mi prende.


Vado per internet girellando e leggo questa frase: "Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, (le vergini nere, ndr)  provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica."  Ora, accade che questo "si dice" sia successo alla sottoscritta, che ama ricordarlo in determinati periodi dell'anno... o della vita.


Avvenne che molto, molto tempo fa in un paese lontano lontano, alcuni missionari cristiani trovarono degli insediamenti Celtici nei quali era diffuso il culto di quella che verrà poi definita la "Virgo Paritura" (che era nera), la vergine partoriente (sebbene sulla traduzione in vergine ci sarebbe da discutere). Essi ne furono talmente stupiti (e preoccupati) che coniarono ad hoc il termine di prefigurazione della vergine e dissero a degli stralunati oriundi che in effetti loro stavano già adorando la madonna e che quindi erano cristiani senza saperlo, tout court.


Però, ingegnosi, questi babbani (Arthur Weasley nella metro, ndr)


Su quel luogo venne edifitata una spettacolosa cattedrale, la dea partoriente venne trasferita dentro le mura evvualà, una madonna nera pronta all'uso. Sto parlando della Cattedrale di Chartres. Le "madonne" nere sono, a dire il vero, estremamente diffuse. Ce ne sono una ventina in Italia, oltre 90 in Francia ed esse sono collocate in quei luoghi dove, all'affermarsi della religione cristiana, più era diffuso il culto della Dea. Per questo sono nere: il colore dell'incarnato è quello della Grande Madre Iside, il cui culto (magari anche con altri nomi o forme leggermente diverse da quelle egiziane) è stato diffusissimo per tutto il neolitico ed anche dopo.


E la dove il culto della Dea è radicato, la dove sorgono cattedrali come quelle di Chartres, li le linee di forza ed energia della Terra cui sono legate sono più potenti, più evidenti.


Entrate a Chartres dal portone principale e guardatel'altare. Non scorgerete il crocifisso, che è minuscolo, ma vedrete subito una grande, imponente scultura rappresentante una divinità femminile (non mi va di chiamarla madonna, non a Chartres). Muovete pochi passi e sentirete formicolare i piedi prima, poi tutte le gambe, poi su su fin nel cuore della colonna che vi sembrerà diventata di burro. Percepirete la forza provenire da sotto e da tutt'intorno. Avvicinatevi all'altare da destra, e li, sarete esattamente sopra la cripta che ospita la più antica delle due madonne nere colà custodite, Notre Dame de Sous Terre (foto). Fate attenzione se praticate la meditazione abitualmente: li, la trance è un attimo. Sul lato destro invece troverete la piccola cappella laterale dedicata a Notre Dame du Pilier che - permettetemi - è ignobilmente vestita di abiti bianchi sbrilluccicanti, e che è oggetto di una devozione popolare senza eguali.


Fermatevi li e guardatela, ma non usate la vista. Pregatela, salutatela, ringraziatela, chiedete ciò che vi preme secondo la vostra sensibilità, ma non usate la voce: se siete fortunati, se siete degni, Ella vi parlerà.


Non lo dimenticherete più.




martedì 19 agosto 2008

FILOSOFIA MODERNA

Il testo di questo rap è stato scritto dalla giornalista Mary Schmich del Chicago Tribune ed il disco è eseguito dal rapper Lee Perry. Rap finale nel film The Big Kahuna (il film preferito del Genio Grande)


 



"Everyone is Free (to Wear Sunscreen)"
-1999-


Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù
lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.


Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta
quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose
che non t'erano mai passate per la mente.
Di quelle che ti pigliano di sorpresa
alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.


Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato.
Canta.
Non esser crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l'invidia.
A volte sei in testa.
A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.


Ricorda i complimenti che ricevi,
scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente dimmi come si fa.
Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti conto.


Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai
cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco,
a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco
ancora non lo sanno.


Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.


Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche.
Le tue scelte sono scommesse.
Come quelle di chiunque altro.


Goditi il tuo corpo.
Usalo in tutti i modi che puoi.
Senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
È il più grande strumento che potrai mai avere.


Balla.
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni,
anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza.
Ti faranno solo sentire orrendo.


Cerca di conoscere i tuoi genitori.
Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli.
Sono il migliore legame con il passato
e quelli che più probabilmente
avranno cura di te in futuro.


Renditi conto che gli amici vanno e vengono.
Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche
e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno
delle persone che conoscevi da giovane.


Vivi a New York per un po',
ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po',
ma lasciala prima che i rammollisca.


Non fare pasticci coi capelli,
se no quando avrai quarant'anni
sembreranno di un ottantacinquenne.


Sii cauto nell'accertare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.



Ma accetta il consiglio... per questa volta.

venerdì 27 giugno 2008

SCORPIONI



Ieri sera hanno rifatrto in tv l'ormai vecchio ma bellissimo film di M. Night Shyamalan "Il Sesto Senso" con un giovanissimo e bravissimo Haley Joel Osment (a 11 anni, per questo film ha avuto una nomination all'Oscar, giusto per dovere di cronaca).


Com'è come non è, la mente gioca strani scherzi e con un collegamento diretto quanto la pista di Indianapolis questo mi ha condotto a pensare a una fiaba, una antica fiaba di Esopo, che parla di una rana e di uno scorpione.


Un giorno, dovendo attraversare un fiume e non sapendo nuotare, uno scorpione si trovava sull'argine senza sapere cosa fare. Passò di lì una rana, e lo scorpione le chiese di caricarselo sulla schiena e di portarlo dall'altra parte. La rana, ovviamente, era assai più che perplessa, e gli diceva "eccerto, come no, appena io ti carico sulla schiena tu mi pungi e tanti saluti alla rana, vero? inventane un'altra!" Ma lo scorpione continuava a chiedere e a supplicare, giurando e spergiurando che no, certo che non l'avrebbe mai punta, promesso, croce sul cuore, mai al mondo, ma figurati, non potrei mai ripagare la tua gentilezza con una simile cattiveria eccetera eccetera eccetera. Gli scorpioni, si sa, sono dei gran bravi oratori e dai e dai in capo a una mezz'ora la rana si era convinta della sua buona fede. Così lo scorpione saltò in groppa alla rana e l'improbabile coppia iniziò la traversata. Giunti nel centro del fiume, dove la corrente era più forte e l'acqua più alta, lo scorpione fatalmente punse la rana. Essa si girò e sapendo che stava per morire gli chiese "ma perchè l'hai fatto? così ci hai condannati entrambi" Lo scorpione guardò la rana agonizzante ed agonizzante egli stesso, con uno sguardo che sembrava indifferente ma che poteva anche essere di immensa tristezza rispose "Mi dispiace, ma non ho potuto farne a meno. E' la mia natura"


Non possiamo mai andare contro la natura delle cose, ne tantomeno contro quella delle persone. Ci illudiamo a volte di poter essere in grado di curare, guarire, vincere, stravolgere, imbrigliare, vincolare, sottoporre la natura ai nostri desideri o scopi, ma essa prende sempre il sopravvento, e immancabilmente ci ricorda quanto piccoli siamo davanti a lei, che tutto domina e tutto riveste. E' ingenuità quando non arroganza da parte nostra anche solo pensare di provarci.


Se la sfidiamo, essa ci batte sempre, e ci lascia a terra pesti e sanguinanti, a raccogliere i cocci della nostra superbia e della nostra stoltezza. E a domandarci per la milionesima volta perchè cazzo non abbiamo dato retta al nostro primo istinto e non ce la siamo data a gambe.