Certe cose uno vorrebbe non ricordarsele mai.
Dopo un anno e mezzo di pausa, stamattina alle 8.00 ho ripreso la mia brava metropolitana per andare al lavoro.
In agosto sono andata in ufficio in macchina, senza traffico e con l'aria condizionata arrivavo puntuale e fresca. Ma oggi è settembre.
Il carro bestiame passa alle 8:15 circa. Arrivo in banchina e per raggiungere la carrozza di testa devo farmi largo tra un migliaio di persone stipate e strizzate che leggono romanzi da 4 soldi o free press. Giungo alla postazione e attendo il treno. Quando si aprono le porte, la fiumana da dietro spinge e preme, e per miracolo afferro un sostegno e facendo una piroetta che sarebbe graziosa se fossi sul palco della Scala, guadagno una posizione più o meno stabile, e apro il mio libro.
Il mio viaggio è lunghetto, circa 20 minuti, passando per una delle stazioni più affollate della città, quindi mi dospongo a respingere gli attacchi. Leggo, ma ogni tanto una manata, una gomitata, una pedata mi colpiscono e io rischio di ficcare l'angolo della copertina rigida del romanzo nell'occhio destro della signora seduta davanti a me. Lei è seduta, fortunella, io continuo a traballare come affetta da ballo di san vito per un paio di fermate, poi la folla si fa insostenibile e non c'è più nemmeno spazio per ciondolare.
Il caldo è insopportabile... si gronda e alle 8:20 c'è già chi sa di ascelle non lavate da decenni. Qualcuno ha la bella pensata di aprire un finestrino ed ecco che il caldo continua a pervadermi instancabile, tranne per quella folata di aria gelida (stamani a Milano c'era il temporale) che, a seconda di come mi giro, può farmmi venire un bell'attacco di cervicale o un mal di gola da guinnes. Scelgo il mal di gola e proseguo nella lettura del libro, cercando di estraniarmi il più possibile.
Arrivati a Loreto, che NON è la mia fermata, una specie di muro umano mi sospinge giù dalla carrozza ssenza possibilità di resistenza. Scendo, e cerco di guadagnare una posizione vicina alle porte per risalire e proseguire il viaggio. Nel farlo, pesto i piedi a una signora, che si inkazza e bofonchia. Nel frattempo, qualche passeggero tenta la salita prima che tutti siano scesi, il che provoca un alterco a base di "oh prima si fa scendere e poi si sale" e di "si ma se non ti muovi, io non sto qui ad aspettare te" e altri simili fraseggi.
Intanto, il capostazione fa annunci all'altoparlante, cominciando con un gentile "si prega di non insistere nella salita, un altro treno è in attesa di entrare in stazione" per finire poco dopo con "ho detto di allontanarsi dalla riga gialla e di far chiudere le porte!!!""
Scendo due minuti dopo alla mia fermata con la sensazione, per il semplice fatto di respirare ancora normalmente, di essere una miracolata. E penso che questa sarà la situazione tutte le mattine della mia vita lavorativa.... e ho un improvviso desiderio di palme, chiosco di noci di cocco e gonnellino di paglia.
ohhhhhhhhhh come ti capisco!
RispondiEliminaa me ieri con la pioggia,il cielo grigio (ma siamo solo a settembreeeee!) e la coda in tangenziale (prima ci mettevo un quarto d'ora da casa a ufficio) è venuta la depressione incipiente!
ohmmammamiapoverina
RispondiEliminaallora io che passo mezz'ora in macchina sono una miracolata!
mano male che andretta c'e'
RispondiEliminaBrava Snana
RispondiEliminala prossima lezione, ti insegno a firmare il post..........
tvb
A.