Quando un cuore novantenne rallenta al punto che sembra quasi smettere di battere, quando il respiro si fa faticoso e il corpo non risponde più alla volontà... perchè la volontà stessa è tutta e solo concentrata nell'atto primordiale di respirare, cosa vedi davanti a te? cosa provi?
La fine del viaggio si avvicina, non occorre una veggente per dirlo. E nemmeno un medico.
Oggi i rimedi sono sofisticati, possiamo dare a questo cuore stanco la chance di continuare a battere ancora per un po'. Ma quanto? Per quanto tempo?
Quanto tempo posso augurare a una donna che ha vissuto tutta una vita e che si sta spegnendo non per malattia, ma per semplice vecchiezza, per il solo logorio dei molti anni?
Quanto tempo posso dare a me stessa per abituarmi all'idea che lei non è eterna, e che ogni viaggio ha la sua fine?
Il viaggio più lungo è ora davanti a lei, e per quanto possiamo ingannare la natura e la morte, prima o poi quel sentiero dovrà essere imboccato. Attende tutti noi.
La filosofia muore sulle labbra e nel cuore davanti a questa evenienza. Non mi importa che sia naturale, non mi importa che abbia vissuto a lungo. Lei è mia, e io ho bisogno di lei qui. Ora. Ancora per molto tempo.
Che egoista. Penso solo a me stessa.
Resisti, resisti. Il tempo che io possa dirti quanto ti voglio bene e quanto hai contato e conti per me. Il tempo che tu possa capire che sono tua figlia più che tua nipote, e che i tuoi insegnamenti (burberi, alle volte) sono tutti dentro di me. Il tempo che io possa accompagnarti, come tu hai accompagnato me per tanti anni e tante strade.
Il viaggio è lungo, c'è ancora tempo.
Non iniziarlo subito.
Non subito.
E' tenero ed accorato questo richiamo... Non ci si abitua mai all'idea del passaggio, all'idea del viaggio, metafore di quella che Francesco d'Assisi chiamò *Nostra Sorella Morte Corporale dalla quale nullo homo vivente può scampare*. Non ci si rassegna. Perchè dentro di noi crediamo di essere nati per vivere eternamente. E forse è così, ma non nel senso comune che gli diamo noi...
RispondiEliminaQuanto tempo, chiedi a te stessa? Il tempo di dirle tutto quello che hai da dirle. Anche quello che, forse, già sa ma che serve a te dire...
Un abbraccio...
E' tenero ed accorato questo richiamo... Non ci si abitua mai all'idea del passaggio, all'idea del viaggio, metafore di quella che Francesco d'Assisi chiamò *Nostra Sorella Morte Corporale dalla quale nullo homo vivente può scampare*. Non ci si rassegna. Perchè dentro di noi crediamo di essere nati per vivere eternamente. E forse è così, ma non nel senso comune che gli diamo noi...
RispondiEliminaQuanto tempo, chiedi a te stessa? Il tempo di dirle tutto quello che hai da dirle. Anche quello che, forse, già sa ma che serve a te dire...
Un abbraccio...
Avesse anche 150 anni sarebbe lo stesso. Quando ero ragazzina pensavo che sarebbe stato meglio morire prima dei miei genitori per non dover annegare nel distacco.
RispondiEliminaAdesso che sono madre, penso che mai e poi mai vorrei sopravvivere a mia figlia.
Vivi ogni attimo più intensamente possibile con lei.
Ti abbraccio
Sibilla
Avesse anche 150 anni sarebbe lo stesso. Quando ero ragazzina pensavo che sarebbe stato meglio morire prima dei miei genitori per non dover annegare nel distacco.
RispondiEliminaAdesso che sono madre, penso che mai e poi mai vorrei sopravvivere a mia figlia.
Vivi ogni attimo più intensamente possibile con lei.
Ti abbraccio
Sibilla
sempre io, K.
RispondiEliminauna delle ossessioni dell'uomo... La morte. In fondo, anche la cosa più terribile, sembra meno paurosa se possiamo conoscerla, analizzarla, studiarla e classificarla con certezza... ma quando non è possibile, l'ignoto diventa terrore.
RispondiEliminaBuongiorno Clair e grazie per la tua visita. Sei la benenuta.
RispondiEliminaA.
Buongiorno Clair e grazie per la tua visita. Sei la benenuta.
RispondiEliminaA.